Elementi che ripetono il tipo strutturale del modulo e forme che si completano le une con le altre. Linee semplici nel complesso, che intenzionalmente deviano dalle proporzioni scultoree e rifuggono l’ambizione artistica, ma che si distinguono per una precisa e sempre coerente scelta di gusto e di stile.
“Un guardaroba modulare, mi piace definirlo così. Per una donna attiva, che vive, si muove, lavora e perciò ha bisogno di comfort. Una donna dotata di carattere a cui piace indossare abiti che comunichino la sua personalità senza necessariamente urlarla. Perché è stato sempre un po’ questo il concetto di base: non gridare per forza quello che si indossa.”
Vestiti combinabili tra loro che si svelano in sovrapposizioni e rivisitazioni – estremamente interessante la versione più elegante e chic della comune tuta ginnica – e pezzi che composti o scomposti restituiscono un’immagine forte del brand. In aggiunta un’accuratissima scelta di tessuti, da sempre elemento distintivo del marchio: lana pregiata, cachemire, denim ecosostenibile e la flanella, una vera sorpresa per l’utilizzo estroso che la designer Giulia Soldà riesce a farne.
Dopo l’esperienza della Cina dove agli esordi, ancora studente, ha presentato il suo progetto –“mi ricordo che è stato massacrante perché con la mia valigia piena di vestiti sono andata dall’altra parte del mondo a confrontarmi con un pubblico così diverso e con il quale era estremamente difficile comunicare” – Giulia ha appena fatto rientro da un viaggio in Canada dove si è diretta per presentare Maatroom alla Vancouver Fashion Week. Un evento promosso dalla Camera di Commercio durante il quale sono stati organizzati una serie di incontri b2b con i buyers utili a tastare il polso del mercato oltre Oceano. A testimonianza della volontà di ponderare con la stessa attenzione sia gli aspetti creativi che quelli relativi allo sviluppo imprenditoriale.
“Ho imparato in questo percorso, che è giunto alla quinta collezione, a vestire fisicità diverse e donne di età diverse. Questo mi interessa molto, questa versatilità del vestire che è arrivata in maniera inconsapevole, non ragionata intendo, perché non pensavo a questo aspetto mentre disegnavo. Una flessibilità sostenuta dall’uso del colore che va ad affiancare la mia precisa scelta cromatica, quella del bianco e del nero, che mi rappresenta certo e che non mancherà mai. Ma mentre prima ero molto rigida nei confronti di questo aspetto ora ho trovato dei colori che io definisco “Maatroom” – il verde polveroso della prima collezione o l’azzurro o ancora il cammello di questa stagione – che non sono colori vivi, ma desaturati, né pieni né sgargianti. Ovviamente riuscendo a inserire più toni in collezione sono riuscita a soddisfare più personalità e questa per me è una crescita.”
Ancora una volta una collezione ricca di stimoli interessanti in cui maschile e femminile, austero e docile, rigido e fluido approdano a un esito felice, una silhouette lontana da cliché e rumore, riflesso autentico della personalità di chi la crea.
“L’aspetto che trovo molto bello di Giulia e che vedo raramente altrove” conclude Stefano Cordola, responsabile della comunicazione del brand, “è che convivono in lei due aspetti: il suo essere stylist e il suo essere designer. Queste due caratteristiche insieme le trovo estremamente potenti perché oltre al lavoro di ricerca, di progettazione e di immagine c’è nella mente della stessa persona la capacità di mescolare tutto e inventare storie nuove. Che penso sia la cosa più bella della moda unitamente alla qualità che trasforma gli abiti in luoghi pieni di ricordi e ne fa dei veri e propri compagni di viaggio.”
MAATROOM COLLEZIONE 5 – website – Facebook – Instagram
Collana & Anelli D-ECOnstruction Lab
Orecchini Aumorfia
Foto Alberto Nidola