“L’esperienza più diretta che la maggior parte di noi ha della mancanza di centralità del capitalismo è l’incontro con il call center. Come consumatore nel tardo capitalismo, esisti sempre in due realtà distinte: quella in cui il servizio ti viene fornito senza intoppi, e quell’altra, il folle labirinto kafkiano dei call center. Un mondo senza memoria, dove causa ed effetto si collegano insieme in modi misteriosi e insondabili.” (Capitalist Realism – Mark Fisher)
E’ probabile che, al primo risveglio dalla consuetudine e dall’assuefazione, una telefonata poetica ci metta in difficoltà. La poesia ha perso i suoi lettori, è vero, ma essa continua ad esistere tenacemente e chiede di essere letta, magari nella sua semplicità e immediatezza, nella ricchezza di voci e soluzioni che la permeano. Accettando il gioco, se di gioco si tratta, si accetta un’operazione innovativa in cui si mescolano le opzioni metriche e strofiche.
The call center è l’esperimento di poesia ideato da Francesca Fini, artista che lavora con il cinema sperimentale, l’animazione digitale, l’installazione e la performance art (ora impegnata nella mostra virtuale mynameisfrancesca.com), e il cui percorso si è sempre intrecciato con la poesia, in collaborazione con Davide Cortese, poeta eoliano che ha già al suo attivo una serie di sillogi e che nel 2015 è stato insignito in Campidoglio del Premio Internazionale “Don Luigi Di Liegro” per la Poesia.
<<Quando Francesca mi ha parlato della sua idea di un call center poetico e mi ha proposto di leggere i miei versi a degli sconosciuti pescati a caso da un elenco telefonico ho accettato senza alcuna esitazione. Questa singolare performance mi è apparsa subito come una sfida da accettare senza indugiare. Fin da piccolo mi è sempre piaciuto raccontarmi, all’inizio attraverso brevi storie, in seguito grazie ai versi, alle poesie dentro le quali sono confluiti il grande tema della natura (che, provenendo io dall’isola di Lipari, è stato quello privilegiato, soprattutto agli esordi) e la sua simbologia, che mi ha permesso di riflettere sulla condizione umana. La mia è una poesia intimista che indaga l’interiorità e si interroga sul senso della vita.>> Davide Cortese
L’esperienza alienante dei call center, dove Cortese ha lavorato per un certo periodo di tempo, si trasforma in un’azione surreale che inverte completamente il senso e lo scopo delle telefonate commerciali, instaurando con lo sconosciuto dall’altra parte del telefono una nuova relazione scevra da fini utilitaristici.
Il primo assaggio nel novembre del 2017 nello studio d’arte di Fini in diretta streaming su Performance Art Tv – la “social tv” italiana dedicata allo streaming live di opere d’arte performative – insieme con l’artista Paola Mineo – e due anni dopo, nel novembre del 2019, al Macro Asilo di Roma dove l’azione performativa si dipanava tra la molteplicità delle risposte (chi infastidito, chi sorpreso, chi arrabbiato) come tra l’intreccio dei fili del gomitolo rosso che, simbolicamente, giaceva a terra.
<<Dopo tutte le telefonate fatte durante le ore delle due performance e gli svariati esiti delle stesse, mi sono convinto che la poesia può ritagliarsi uno spazio prezioso di attenzione perfino nelle situazioni più improbabili e tra le persone meno inclini all’ascolto. Anche se del tutto inattesa, la poesia può far arrestare il passo, manifestandosi con tutto il suo carico di stupore, di bellezza e di misterioso senso.>> Davide Cortese
Francesca Fini – web site – Facebook – Vimeo – Instagram
Davide Cortese – Facebook
Foto di Giorgio Sacher