«Poeta del nostro mondo che cambia», lo ha definito Martin Scorsese. «Pittore dello schermo», ha detto di lui Wim Wenders. Uno dei maestri del cinema che, secondo Akira Kurosawa, è «sceso più in profondità nell’indagine dei sentimenti». A Michelangelo Antonioni (Ferrara, 1912 – Roma, 2007), la città di Ferrara dedica un nuovissimo museo, che celebra l’originalità e l’attualità dell’opera di questo grande regista.
Lo Spazio Antonioni, che si sviluppa su due piani dell’ex Padiglione d’Arte Contemporanea di Palazzo Massari completamente ridisegnati dallo studio internazionale Alvisi Kirimoto, raccoglie una selezione dello straordinario fondo di oggetti e documenti che il cineasta stesso e sua moglie hanno affidato al Comune di Ferrara. Costituito da oltre 47.000 pezzi, l’Archivio Antonioni è stato oggetto di un ambizioso progetto di valorizzazione realizzato grazie alla Regione Emilia-Romagna ed è una testimonianza unica dell’orizzonte estetico ed intellettuale del regista, che permette di addentrarsi nel suo cinema e, più in generale, in tutta la sua attività, anche quella critica, letteraria e artistica: film, manifesti, sceneggiature, fotografie, disegni e dipinti di Antonioni, i suoi libri e i suoi dischi, i premi e l’epistolario intrattenuto con i maggiori protagonisti della vita culturale del secolo scorso (da Roland Barthes a Umberto Eco, da Federico Fellini ad Andrej Tarkovskij). Questo prezioso patrimonio è arricchito dalla visione delle sequenze dei film del regista e dal confronto con opere visive che le hanno ispirate, a partire dal lavoro di maestri italiani come Giorgio Morandi, Filippo de Pisis o Alberto Burri.
l percorso museale ripercorre cronologicamente le stagioni del cinema di Antonioni lungo tutto il secondo Novecento: dagli esordi nell’ambito del neorealismo al superamento di questa stagione con i film di cui è protagonista Lucia Bosè, fino alla «trilogia della modernità» legata a Monica Vitti (L’avventura, L’eclisse, La notte), quindi l’avvento del colore ne Il deserto rosso, e poi «la conquista del West» con le pellicole angloamericane testimoni dell’esplosione della cultura pop e hippy – Blow Up e Zabriskie Point –, e l’evasione africana in Professione: reporter, per concludere con «il ritorno in Italia» e le opere che recuperano il legame con le radici. Un capitolo a parte è riservato alla produzione pittorica del regista e agli spettacolari paesaggi onirici delle Montagne incantate. Infine, un ampio spazio polivalente è dedicato a rassegne, incontri, esposizioni dossier nello spirito del dialogo tra le arti.
Il progetto, a cura di Dominique Païni, già direttore della Cinémathèque Française, è stato sviluppato, su input di Vittorio Sgarbi e in sinergia con la moglie Enrica Fico Antonioni, dal Servizio Musei d’Arte del Comune di Ferrara e dalla Fondazione Ferrara Arte. Si avvale inoltre dell’autorevole sostegno di comitato d’onore a cui hanno aderito Gian Luca Farinelli, Thierry Frémaux, Wim Wenders, Alfonso Cuarón, Jonas Carpignano, Walter Salles, Irène Jacob, Sophie Marceau, Giorgio Tinazzi, oltre a Enrica Fico, Dominique Païni e Vittorio Sgarbi. Ferrara si arricchisce così di uno spazio museale con una spiccata vocazione internazionale, capace di rinnovarsi continuamente, per condividere l’eredità culturale del maestro Antonioni.
Cover story: Michelangelo Antonioni sul set di Blow Up, Courtesy Ferrara, Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea, Archivio Michelangelo Antonioni
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Spazio Antonioni | Corso Porta Mare 5 – 44121 Ferrara
Aperto dal martedì alla domenica 10.00-13.00 / 15.00-18.30
Prenotazioni: https://prenotazionemusei.comune.fe.it