Raffaella Cortese inaugura il 19 settembre, nella sede di Albisola, il nuovo progetto espositivo di Alejandro Cesarco (Montevideo, Uruguay, 1975) dal titolo Three Books on Memory. L’artista uruguaiano continua la sua ricerca sul tema della memoria, intesa come oggetto e al tempo stesso strumento dei nostri desideri, mettendo in relazione diverse metodologie di documentazione, descrizione e misurazione del passaggio del tempo e le forme utilizzate per rievocarlo.
Le strategie formali di Cesarco – l’isolamento di una nota a piè pagina dal suo contesto, la compilazione di indici per un libro non ancora scritto, o la realizzazione di video la cui struttura narrativa è basata sulla segretezza – sono spesso segnate da un registro emotivo, in cui gli aspetti affettivi colludono con il linguaggio per produrre una serie di meta-narrazioni, che dialogano con la storia dell’Arte Concettuale. Oltre alla sua pratica in studio, l’artista ha curato diverse mostre ed è direttore di Art Resources Transfer (A.R.T.), un’organizzazione senza scopo di lucro che pubblica libri di artisti e distribuisce libri d’arte gratuiti a scuole pubbliche, biblioteche e carceri.
Nello spazio ligure, che Cortese definisce: “Una stanza, una stanza che ha a che fare con l’arte e con la mia semplice biografia”, Cesarco propone un progetto site-specific di tre opere appartenenti alla serie Footnotes, portata avanti dall’artista dal 2006: tre note a piè di pagina provenienti da diversi libri immaginari che trattano questioni di memoria. L’autore trasforma così le pareti della galleria in una grande pagina di un libro, giocando sul paradosso di una nota a piè di pagina che dovrebbe chiarire un testo che non è mai stato scritto.
Se è vero che la memoria è la capacità di raccontare una storia, qual è allora il ruolo della finzione in questi tentativi di ricordare e di riscrivere? I ricordi sono qualcosa che possediamo o qualcosa che abbiamo perso? “Penso di lavorare su un numero di temi, se così possiamo definirli, piuttosto ristretto – spiega Cesarco. Forse sono più che altro una serie di domande che cerco di formulare meglio nel tempo e che hanno a che fare con le idee di identità, narratività, archiviazione, indicizzazione, costruzione e conservazione della memoria. Le esploro attraverso il mio lavoro, con una varietà di media, metodi di ricerca e strategie espressive”.
La mostra, visibile presso Aedicula sino alla fine dell’anno, è anche l’occasione per approcciare l’arte in modo diverso, godendone in un luogo intimo e lontano dal frastuono mondano, che un affaccia su un piccolo vicolo dove la gente passeggia, indisturbata senz’auto.
Cover story: In conversazione con Alejandro Cesarco, Galleria Raffaella Cortese, Ph. Elisabetta Brian