RIBOT presenta fino al 31 gennaio “Thresh and Hold”, seconda personale in galleria di Olivia Bax (Singapore, 1988, vive e lavora a Londra). Il progetto espositivo mette insieme una selezione di sculture recenti che danno conto della ricerca dell’artista, sempre tesa a superare un confine, separare sezioni e poi unirle, tenere insieme vari elementi. Una poetica che gioca con i contrasti e oppone forme concave e convesse, la solidità e la morbidezza, la linea retta e la linea curva.
Il titolo scelto per la nuova mostra milanese fa riferimento a una poesia di Dee Morris dal titolo “Gertrude Stein sets a table” (Gertrude Stein apparecchia una tavola). Il testo racconta e descrive una serie di gesti come l’apparecchiare, l’accomodarsi e il cibarsi, divenendo spunto narrativo e ossatura concettuale per il progetto espositivo. “A thresh and a hold” è l’espressione che Morris utilizza per descrivere l’azione e l’interazione tra movimenti e oggetti, un’espressione difficile da tradurre letteralmente che rimanda a forze contrastanti, ma ugualmente funzionali alla dinamica della situazione. Una “spinta” che divide e una “presa” che trattiene si potrebbero definire, termini che uniti nella parola “threshold” vogliono invece significare “soglia”.
La tavola, richiamata nella poesia e intesa da Bax come microcosmo quotidiano o interfaccia della realtà, si “oggettualizza” nelle opere esposte diventando elemento formale e compositivo centrale. Ogni scultura è infatti posta in relazione a un tavolo che non ha la sola funzione di sorreggere, piuttosto diventa parte integrante della composizione, soglia per consentire l’interazione e il passaggio. In mostra alcuni lavori sono generati da elementi provenienti da opere precedenti irrisolte, scomposte e ricomposte prima di essere ricoperte da cartapesta colorata plasmata manualmente. L’artista è attratta dagli oggetti dell’ambiente che la circonda, per questo realizza armature e strutture che rimandano a finestre, tasche, ringhiere e grate. Sono tutte creazioni articolate e complesse che incorporano anche elementi del quotidiano, componenti che affascinano la scultrice per le loro qualità simboliche: recipienti, colini, imbuti, strumenti, ganci e maniglie. Le opere divengono quindi ibridi di oggetti realizzati e collezionati; la loro anima metallica è al contempo nascosta e rivelata così come la loro forma espressiva e plastica.
Per l’occasione, Bax ha inoltre realizzato una serie di sculture a parete tutte differenti intitolate “Guston’s View”. Uno special project appositamente concepito che rende omaggio a Philip Guston (1913-1980) e alla comune fascinazione per il topos della finestra, soglia fisica e metaforica tra due realtà.
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Cover story: Olivia Bax, Gripsack, 2024, steel, chicken wire, epoxy clay, plaster, paper, PVA, household paint, cm 57x95x50, © Olivia Bax, Courtesy of the artist and Ribot, Photo: Tim Bowditch