Grappoli di fiori scendono dal soffitto. Ceramiche smaltate sono appese alle pareti. Un bidone in plastica per pittura, con il coperchio in lamiera e circondato da cavi elettrici, sta appoggiato a terra in un angolo dello spazio espositivo. Straniante, eppure intriso di un certo accento lirico il lavoro di Luca Staccioli (Imperia, 1988) che è presente, sino al 13 giugno, con la sua seconda personale presso ArtNoble Gallery. Falling Flowers è frutto del carattere multidisciplinare della ricerca dell’artista (la cui pratica spazia tra scultura, video, collage, fotografia, suono, ricamo e disegno) che per questa occasione dà vita a “un ecosistema artificiale in funzione”, come lo definisce Rossella Farinotti nel testo critico che accompagna la mostra.
Interessante la traduzione in chiave artistica dei frammenti del quotidiano, che l’autore fa con il proposito di indagare criticamente la relazione tra umano e non umano, tra naturale e artificiale, tra soggettività ed efficenza economica. Temi ricorrenti in un momento storico in cui risulta urgente costruire una narrazione unificante, capace di immaginare l’essere umano non più al centro dell’universo, ma parte integrante di una rete complessa di relazioni. L’alternativa all’Antropocene, che Donna Haraway identifica nel Simbiocene, Staccioli pare percorrerla a suon di continui sabotaggi del reale e in special modo delle sue declinazioni consumistiche. Non è un caso che molte delle opere esposte portino proprio il titolo di “Sabotage of a working day”. Ecco allora che immagini commerciali, oggetti funzionali dell’abitare, elementi del lavorare, quasi collassano su sé stessi disfacendosi. L’obiettivo? Assumere forme nuove, con riferimenti organici. Ri-fiorire e ri-prodursi, alla stregua dei meccanismi di produzione industriale. Accogliendo e facendo propria la dinamica dell’errore, le cose perdono la loro funzionalità e si trasformano in altro. Un alter che proprio nella processualità del suo divenire trova la più coerente ragion d’essere.

“Staccioli istituisce un dialogo molto intimo con ogni opera – racconta Maud Greppi, che dirige la galleria insieme al fondatore Matthew Noble. Mentre il precedente progetto aveva un carattere quasi naïf, era un tornare, anche della materia, a uno stadio primordiale, qui invece l’artista entra in una fase molto più raccolta, silenziosa e meditativa. Un lavoro estremamente profondo e tagliente come una lama, che si rivela nel gioco-forza ossimorico di dolce e grezzo, di accogliente e ruvido e che personalmente trovo molto bello”.
A partire dal grande glicine sui toni del lilla che accoglie il visitatore all’ingresso della galleria, realizzato con materiali di recupero tra i più disparati (anche rotoli di carta igienica), sino all’opera video che dà il titolo alla mostra, dove immagini di memorie personali e collettive si stratificano a velocità incontrollata per poi implodere in una pioggia di fiori, la mostra ridisegna un mondo nuovo, speranzoso e sentimentale insieme. Un esercizio di utopia, che diventa anche una postura del pensiero, un invito ad opporsi alla deriva distopica del nostro presente.

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Cover story: ArtNoble Gallery, Falling Flowers, Luca Staccioli solo exhibition with a text by Rossella Farinotti, Installation view, courtesy ArtNoble Gallery, ph credit Michela Pedranti