ARCHIlista, THE WEARABLE ARCHITECTURE

Un approccio analitico che dà vita a forme geometriche. E un senso del comfort come elemento fondante del processo di costruzione dell’abito. Sono architetture appese ai corpi, frutto di un percorso di attenta analisi, di verifica e di riduzione che ha come obiettivo gli elementi di base.

“E’ sempre stato un lavorare per sottrazione il mio, partendo dall’architettura, anche quella museale e da lì a togliere, togliere sempre, fino al momento in cui non c’era più spazio e c’era solo il corpo. Quindi ho immaginato una architettura da indossare, capace di dialogare con la moda e di fare tesoro delle sue suggestioni, perché la moda mi consente di esteriorizzare in maniera immediata le forme architettoniche che immagino.”

Francesco Antici, in arte ARCHIlista, si forma dapprima all’Istituto d’Arte dove approfondisce le tecniche dell’ebanisteria e della falegnameria, impara la costruzione dei mobili e disegna incastri di porte forte di una grande abilità manuale e di una innata attrazione per le cose plasmabili. Poi, a Roma, si iscrive alla Facoltà di Architettura mosso dall’interesse per l’estetica retrostante le cose oltre che la loro funzionalità.

“Lo stimolo creativo nasce sempre per me dal pattern materico, mentre disegno, mentre provo a catturare la trama di un edificio o una pavimentazione. Poi il tratto, che voglio sempre sia distintivo, che permetta di differenziarmi, che non evochi cose già fatte o viste. Lavoro nella moda con lo stesso metodo appreso in architettura: realizzo fisicamente il concept, quasi fosse realizzare un edificio, perché ho bisogno di un rapporto proprio visivo e tattile con le mie creazioni. Costruisco quindi il capo civetta, che è quello che guida tutta la collezione, e da quello sviluppo poi tutto il resto.”

La proiezione su tessuto delle sue linee architettoniche è stata presentata per la prima volta alla scorsa edizione di Moda Uomo – Pitti Immagine riscuotendo grande interesse e curiosità. Un cappotto, interpretato con magnifica naturalezza da Raimondo Rossi, fatto di una struttura di pannelli di tela molto rigida sulla quale era assemblato e cucito il cachemire. Una lavorazione da haute couture che ha richiesto grande abilità manuale e altrettanto grande audacia nell’uso della tecnica. Eppure il lavoro di ARCHIlista, anche nella sperimentazione dei tessuti e delle linee, non trascura mai qualità e portabilità, fedele a un desiderio di eleganza e tradizione sartoriale.

Vorrei fare dei cappotti genderless, in una perfetta fusione di maschile e femminile.

“Il cappotto presentato al Pitti nasceva del concept della collezione donna ma utilizzava materiali e tecniche della sartoria maschile. E aspiro a che i materiali non siano più stagionali perché non ha più molto senso secondo me ragionare per stagioni. Bisognerebbe lavorare per strati, per layers, giocando con sovrapposizioni e scomposizioni.”

ARCHIlista ambisce a essere una vera e propria corrente artistica che fa dell’architettura un tramite per conseguire una estetica che sappia spaziare dall’abito al complemento di arredo fino all’accessorio, trasformabili e adattabili per usi e ri-usi differenti. Uno stile di vita si potrebbe dire, che si alimenta anche delle immagini, come quelle che scorrono nel progetto del Magazine e sono lettura della realtà. In questo grande contenitore di significanti anche il progetto in fieri di una collezione di gioielli: una linea di anelli e ciondoli ispirati alle linee e al tratto iconografico di Francesco Antici.

La nuova collezione? E’ work in progress, proprio per l’esigenza di costruire le cose in tempi diversi da quelli dettati dall’industria della moda. Sto creando abiti portabili durante tutto il periodo dell’anno, lavorando in maniera approfondita sul concetto di annualità. Perché sono convinto che il sistema moda giri oggi così velocemente da uccidere la creatività, come se non ci fosse più tempo per metabolizzare le idee!”

Io penso invece a una collezione che abbracci tutti i 12 mesi, che lavorando per sovrapposizioni di tessuti superi il vincolo estate-inverno, che muovendo dall’esperienza dell’architettura trovi nel tratto il suo elemento distintivo. Il mio.

Desidero ringraziare per la cortese intervista Francesco Antici fondatore di ARCHIlista .

Photo credits ARCHIlista

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