Il mio Altrove è sempre stato qui. In un ipotetico punto di mezzo, sospeso e mobile, tra Cielo e Terra. E io per collegarli non ho fatto altro che prendere a prestito dalla geometria una linea. E’ con quella che ho unito il Cielo alla Terra. L’invisibile al manifesto. Il silenzio alla parola. E alla linea ho dato forma compiuta, è diventata materia, è diventata scrittura. Essa appartiene al mio linguaggio e dentro essa si nascondono diverse proprietà che sono umane. Perché la linea sa custodire anche l’umano, anche il corpo che agendo sull’abito lo trasforma, rendendo le costruzioni imprevedibili e vitali. Nuovi volumi, nuove forme, nuovi tempi. Increspature, dinamismo, astrazione, asimmetria. Disordine e ordine. Paradosso e metodo. Un processo creativo che unisce elementi esistenti secondo connessioni nuove. Nasce così la linea fluida di Altrove, quella LIJN — ISSUE 1# OUVERTURE formata dalle successive posizioni di un punto in movimento. E si muove veloce verso il mio ipotetico punto di mezzo, sospeso e mobile, tra Cielo e Terra. Il posto che sempre, finito di scrivere, torno ad abitare.
Foto, Elisabetta Brian
Abiti, Altrove
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