Questo capo è stato realizzato artigianalmente per essere un oggetto di design e non è riconducibile ad una moda di un determinato anno, ma ad un progetto in evoluzione. Per questo la Collezione di installazioni prêt-à-porter Elle Vetturini è perpetua. I capi sono numerati e l’acquisto può essere motivato dal solo desiderio di possedere un’opera o, indossandola, di farne parte.
Qualcosa di perpetuo, nel labirinto ordito dal sistema della moda. Sotto la vana superficie delle cose la materia è il tempo, l’incessante tempo. Tutti gli istanti e ogni istante. Una donna di spalle dispone i vestiti sulle grucce che attendono, e sente il tessuto, la pelle, la tela, il piacere che dà istituire un ordine etico, non solo estetico, all’abitudine creativa.
“Ho fatto parte di una famiglia prevalentemente al femminile nella quale le donne erano imprenditrici, personaggi carismatici, persino molto pratiche e laboriose ma nello stesso tempo anche molto attente al dettaglio. La passione per la moda nasce da fanciulla quando, ancora piccola, frequentavo le sartorie, micro salotti arredati con specchi e divani floreali, una delizia. E mi ricordo i grandi libri di tessuti di tutti i colori, con tutte le nuance possibili e immaginabili. Fantasie di bambina che poi con il passare del tempo sono diventate una vera e propria passione.”
Elle Venturini, di professione architetto, trasla la propensione per il design, per l’arte tutta direi, in abiti di straordinaria bellezza che non sono necessariamente il prodotto di vendita della stagione in corso. Sono, semplicemente e profondamente, Elle Venturini. Elementi progettati nel corso degli anni che mantengono inalterati i valori fondanti sui quali poggiano pur mutando tessuto, colore, discorso materico. I suoi capi non invecchiano mai perché sono creazioni uniche di una designer capace di evolversi senza doversi prostrare alla contingenza dell’effimero momentaneo. In occasione dell’edizione appena conclusa della Milano Fashion Week ha presentato, presso lo spazio Entrata Libera, la sua prima collezione organizzata in maniera sistematica e pronta per essere commercializzata.
“Questo non imporrà una calendarizzazione della mia attività creativa che vada di pari passo con i ritmi della moda. Io non voglio fare impresa, trovo anzi anacronistico fare impresa. Dovesse accadere che qualcuno si innamori del mio lavoro e mi proponga una collaborazione io sono pronta e ben disposta a valutare la cosa. Ma il resto, per me, non ha senso.”
Un modo diverso di guardare alla moda, alla donna, all’idea di essere ben vestiti. Lontano dagli stereotipi che ruotano intorno all’abusato concetto di sensualità, i metraggi di tessuto e il nero, misterioso, elegante, distante per certi versi, ridisegnano nuovi canoni di femminilità. Il processo creativo infine, costruito intorno al fluire deciso di linee, fa mostra solo dell’essenza di un corpo che da chiuso diventa diffuso.
“Non esiste il bozzetto, io lavoro sul manichino, lavoro con la metodologia della progettazione architettonica. Ho un foglio di carta, su quel foglio creo degli origami, una composizione architettonica rigorosamente razionale, e da lì sviluppo poi una tridimensionalità compenetrata di solidi.”
Solidi che sembrano vibrare in un gioco illusionistico e una scultura che tramite il rito artigianale si ri-appropria della figura umana. I volumi e il dualismo cromatico, l’alternanza di bianco e di nero, sembrano imprimere forma unitaria alle parti. Ciò che è sparso e disseminato, inaridito e spento, viene finalmente unito.
“In questi ultimi 20 anni mi sono dedicata totalmente alle mie creazioni con il desiderio di vedere dove sarei riuscita ad arrivare, sperimentando con il tessuto e con la pelle soprattutto, che io adoro. Sono letteralmente sommersa da una collezione di abiti miei personali, storici eppure ancora piuttosto attuali, perché voglio che il primo capo sia sempre mio, convinta che si debba parlare con i fatti, non con i disegnetti né tanto meno con le chiacchiere. Uno deve far vedere quello che è in grado di fare.”
E’ chiaramente una donna di certa cultura e sensibilità quella che può apprezzare le creazioni di Elle Venturini. Sicura di sé stessa, senza timori o vergogne, consapevole che indossando abiti di questo genere non passerà inosservata ma nemmeno sarà tacciata di esibizionismo sterile. Qualcosa che sta al di sopra dell’ego e delle sue pretese. Creazioni che subiscono il fascino delle opere meravigliose di Roberto Cappucci e che accorciano di molto le distanze rispetto a quella sua maestria e quelle sue costruzioni sartoriali. Creazioni che da oggi, grazie alla collaborazione con un laboratorio piccolo ma ben strutturato, potranno essere riprodotte.
“Io che sono una collezionista ritengo sia più gratificante avere nell’armadio, anche solo per guardarlo, un pezzo magari di Comme des Garçons che a me dà una emozione unica, piuttosto che possedere una bella macchina o un altro oggetto di lusso. Perché se mi chiedi cos’è la moda, senza tanto girarci intorno, io ti rispondo che la moda è emozione.”
E’ l’emozione, un sentimento poetico, a ristabilire un ordine interpretativo in questi lavori e creare intorno a loro una atmosfera di irreale sospensione e di silenzio. La moda è il linguaggio stesso che parla. E io sento che non c’è null’altro da dire.
Desidero ringraziare per la cortese intervista Lucia Venturini – www.elleventurini.it – www.luciaventurini.it – facebook– instagram.
Le foto sono di Silvia Morin
Il mio make up è stato realizzato da Gaetano Blasa