Rivendicare il diritto all’unicità e sentire naturale il desiderio di manifestare le proprie peculiari differenze. Rispettare l’ambiente e contribuire a rendere il mondo un posto migliore. Del resto, nella fretta di automatizzare tutto, la vita al pari delle persone, si è perso il valore del fare, fare le cose con le mani, la sapienza degli artigiani sostituiti anche loro dalle macchine. La lentezza come divorata dalla velocità, l’identità inghiottita dalla standardizzazione.
Come immaginare un futuro produttivo che si basi sugli ideali del valore umano e di un giusto profitto, un profitto che non sia esasperato e dannoso? E come immaginarlo il futuro nel campo della moda?
Muove da questi interrogativi The IOU Project e dalla convinzione del suo fondatore e direttore creativo Kavita Parmar che sia necessario preservare l’amore per l’attività manuale affrontando la sfida di realizzare una linea di abbigliamento totalmente sostenibile. Una nuova dirompente storia di moda che affonda le proprie radici nella lontana India lì dove sono 20 milioni le famiglie di tessitori che vivono grazie a questa attività producendo circa 50 milioni di metri di tessuto al giorno con cotone coltivato localmente e tinto con tecniche naturali.
Quella che Kavita ha ingaggiato è una vera e propria battaglia contro l’inquinamento delle produzioni industriali, una battaglia che combatte con le armi della autenticità, della trasparenza, dell’unicità e della responsabilità e che restituisce al consumatore consapevole un prodotto con una sua storia: importante, tracciabile, una ricchezza culturale indelebile.
L’utilizzo a proprio vantaggio della tecnologia e del potere dei social media le ha permesso con un clic di creare una vera e propria comunità e dare il via a un ciclo produttivo che da Madras, in India, si è esteso fino in Europa. Qui artigiani italiani, spagnoli, portoghesi e romeni lavorano i tessuti e realizzano pezzi unici acquistabili direttamente on line da tutto il mondo. Ogni capo è corredato inoltre di un codice QR che riporta la storia del prodotto, con tanto di video e foto degli artigiani che lo hanno realizzato ai quali è possibile aggiungere la propria immagine per condividerla nel sito e essere compartecipi di un racconto che si scrive tutti insieme.
Un guardaroba costruito intorno a tutti gli elementi classici del vestire: le camicie, le giacche, gli abiti, i pantaloni con l’aggiunta, per la nuova collezione FW/17 presentata a Firenze in occasione dell’ultima edizione di Pitti Uomo, di nuovi tessuti rigorosamente conformi alla filosofia del brand come il denim giapponese, il cachemire del Nepal, l’Harris Tweed della Scozia.
Questo nuovo mondo pieno di correnti insidiose premierà chi avrà il coraggio di vivere la propria individualità e di seguire la propria strada, sebbene conduca lontano dalla visione conformistica, e forse rassicurante, delle cose. Se è vero che il gregge rimane ancora il luogo più frequentato è altrettanto vero che il suo destino è quello di un luogo sempre meno scontato dentro il quale stare. E questa donna e questo progetto ne sono una testimonianza evidente.
Desidero ringraziare Kavita Parmar fondatore di The IOU Project – sito web – Facebook – Instagram
Foto di Barbara Pigazzi