E così sono passati 3 anni. Così a scrivere. A cercare, a conoscere, ad andare in profondità rispetto al tanto che incontravo, che vedevo con gli occhi, che sentivo con il cuore, che indagavo con la mente. Un percorso faticoso, fatto più di salite che di discese, eppure sotto la superficie semplice e immediata delle cose ho scoperto mondi meravigliosi. Persone soprattutto, con i loro sogni, la loro creatività straordinaria, la loro determinazione e tenacia, il loro desiderio di far sentire una voce alla quale io, nella maggior parte dei casi, mi sono limitata a dare forma scritta. Sebbene detesti la pratica di guardarmi indietro, consapevole che tutto ciò che mi rimane e che posso in qualche modo determinare è niente altro che il mio futuro, a voler fare un bilancio direi che se qualche risultato ho conseguito è stato per merito della mia sovrumana resilienza e della mancanza di mezzi economici con i quali ho iniziato questo progetto. La prima mi ha fatto produrre 332 scritti, qualcuno più riuscito qualcuno meno certo, ma credo nel complesso tutti di qualità decente. L’altra mi ha imposto sforzi, sacrifici, impegno e approfondimento che in condizioni più agevoli avrei fatto l’errore di risparmiarmi. Errore si, sarebbe stato un errore. Appena sotto e appena oltre le apparenze comuni e dominanti ho cercato un varco, una tregua, ho ripassato in fretta la mia vita. E ora mi sembra un aquilone che non ha più bisogno né di filo né di vento.
Foto, Asahi Davis
Mua, Gaetano Blasa
Abito, Issey Miyake Pleats Please
Pantaloni, Comme des Garcons
Asahi Davis, 33 anni, è un fotografo ritrattista di origini siciliane che vive nella provincia di Milano. Il suo pseudonimo deriva dall’unione di due nomi: “Asahi” la sua prima fotocamera analogica e “Davis” da Miles Davis, personaggio del jazz che lo ha sempre affascinato. Inizia a fotografare per puro divertimento, sperimentando con il digitale, poi 6 anni fa, grazie al collega, amico e maestro Francesco Profera inizia ad esplorare il mondo dell’analogico e della camera oscura scoprendo così che la fotografia non termina immediatamente dopo lo scatto. E’ dedito soprattutto alla ritrattistica in medio formato, una fotografia lenta e riflessiva che costringe ad utilizzare con parsimonia ogni singolo fotogramma. Predilige soprattutto pellicole bianco e nero, di varie caratteristiche e sensibilità, in base al soggetto ritratto e alle condizioni di luce che si presentano. La cosa che lo affascina di più è tutto il processo successivo allo scatto ovvero lo sviluppo e la stampa in camera oscura e quell’attesa che per molti può essere addirittura una tortura per lui diventa quasi una forma di piacere. Ama ritrarre sia soggetti femminili che maschili purché dotati di una certa forza espressiva e non di una bellezza fine a sé stessa.