Da che ne ho memoria l’abito da sposa ha sempre segnato nel mio immaginario il confine tra reale e surreale. Dove per surreale intendo quel vestire forzato, bellicosamente devoto a canoni e stereotipi di cui è affollata più la tradizione che il vivere contemporaneo.
Invece qui, dentro il movimento della seta, nello scivolamento del tessuto che copriva e scopriva, la testa avvolta nelle forme scultoree dei copricapi, i piedi scalzi a rivelare la nudità con cui immagino ci si debba dare all’altro, ho sognato di far danzare una sposa che somigliava più a un angelo della realtà. Senza ali vere né aureola, perché veniva dai mari lontani, dai flutti e dai venti. Spogliato della retorica che imprigiona le cose della morale e della fede.
Una figura intravista o una apparizione? Surreale o reale? Solo diceva: lasciate, lasciate che io sia una cosa di nessuno…
Abiti, Atelier Selene Giorgi
Foto, Nils Rossi
Assistente alla fotografia, Chiara Merli
Location, Spazio Eventi – Reloaded Creative Space