Organza di seta e lunghezze asimmetriche. Tessuti leggeri e intrecci sul corpo. Tagli sartoriali e linee diagonali. Assemblaggi, affinità, incontri che non si sottraggono all’abbraccio seduttivo del vestire. A una dimensione emozionale che è frutto di un processo creativo non ordinario il cui esito non rimane mai confinato nello spazio dell’ideale, del concettuale, dello sperimentalismo.
Parla un linguaggio della moda concreto e preciso Alberto Affinito con il suo brand art 259 design pur sapendolo declinare in molteplici varianti: razionale e pragmatico eppure leggero e sinuoso, genderless quando la forma disperde ogni suo valore fisso e si traduce nella fluidità dei volumi, femminile quando quella stessa forma si lascia attraversare da curve armoniose.
“Un progetto che nasce nel 2011, un po’ per caso insieme a un amico. Ho terminato gli studi allo IED di Roma, fatto uno stage presso l’azienda La Perla di Bologna, trascorso qualche mese a Londra e poi una volta tornato nella mia città, Potenza, ho deciso di fondare il mio brand. Un’idea che avevo in mente da sempre quella di seguire il mio percorso piuttosto che lavorare per qualcun altro. Ho iniziato con un prodotto completamente diverso che poi con il tempo si è trasformato moltissimo. All’inizio erano t-shirt stampate e unisex pensate per un target di clientela giovane. Poi, dopo un paio di stagioni, sono passato alle felpe, ho eliminato le stampe e ho continuato questo lavoro di pulizia formale ed evoluzione stilistica fino ad arrivare a quello che faccio oggi. Qualcosa di completamente diverso perché nel tempo sono cambiato io, è cambiato il mio gusto, e dopo la prima partecipazione a Pitti Uomo, quando siamo stati notati dai primi buyers, sono ovviamente cambiate anche le prospettive dell’azienda.”
Un approccio sartoriale unito alla cura maniacale per il dettaglio, lavorazioni tutte made in Italy e un amore irrinunciabile per i tessuti. Una sensazione profondissima al tatto che restituisce grazia a questo vestire, ne alleggerisce ogni rigidità e bilancia l’affezione per la monocromia, l’utilizzo del nero insistente.
“Il tessuto è fondamentale per me al punto che davvero me ne innamoro e da quello parto per realizzare la collezione, con un procedimento che probabilmente non è del tutto corretto. Ma è il tessuto che mi chiama prima ancora di ogni altra cosa.”
C’è in parte l’influenza dell’avanguardia nord europea, specie nella sua determinazione alla non omologazione, e in parte il desiderio di rigore stilistico tipico della scuola giapponese che si manifesta in un rifiuto sostanziale del colore. Insieme al nero solo i neutri che non interferiscono: bianco, panna, corda. Oltre al blu, qualche altra minima variazione cromatica in accordo di stagione in stagione, ma non si tratta mai di scelte radicali.
“La mia è una fase creativa che definirei di pancia, spontanea, che non lascia troppo spazio alla riflessione e che si nutre degli stimoli esterni: quello che vedo in giro, per strada, ma anche l’arte, soprattutto quella contemporanea, che per me è importantissima. Mentre agli inizi disegnavo molto, ora ho capito che le cose più belle mi vengono d’istinto, lavorando a manichino, senza un modus operandi definito a priori. Ecco perché le mie collezioni sono piuttosto diverse l’una dall’altra, perché pur essendo segnate dalla stessa mano seguono ritmi diversi, l’inclinazione del momento.”
E’ cosa rara riuscire ad unire ragione e sentimento, anche nel vestire. Provare un’emozione dentro un abito e abitarlo con naturalezza mentre tra le pieghe del tessuto, con quella stessa poetica naturalezza, si nasconde una grammatica complessa fatta di processi razionali, cultura, intelligenza e gusto.
“Progetti per il futuro? Proseguire nell’immaginare questa donna, sofisticata e colta, che ama vestire sé stessa senza essere schiava di tendenze o loghi. E insieme ritornare un po’ alle origini con una linea nuova che si chiamerà 259, prevista per la prossima stagione SS/19, e che verrà presentata a breve. Un prodotto dal sapore streetwear, senza distinzioni uomo/donna, più versatile e fruibile. Infine vorrei far crescere questo show room in cui da poco mi sono trasferito, qui a Milano in Via Morimondo 5, incentivando e aumentando le collaborazioni che già sono all’attivo con altri brand.”
Desidero ringraziare per la cortese intervista Alberto Affinito, fondatore di art 259 design – Instagram
Show room Milano, Via Morimondo 5 – sales@art259design.com
Io indosso abiti art 259 design e orecchini Aumorfia
Foto di Elisabetta Brian