Dal 10 aprile al 31 maggio gli uffici milanesi della società di advisory Clearwater International (Via Agnello, 8) ospitano la mostra “Se tutto bruciasse” di Alessandro Calabrese (Trento, 1983), a mia cura e in collaborazione con la galleria d’arte contemporanea Viasaterna. L’evento, che debutta in occasione dell’edizione 2024 della Milano Art Week, nasce su impulso della branch italiana del gruppo con l’intento di generare un sodalizio virtuoso e continuativo tra arte e impresa.
Fedele alla sua ricerca, Calabrese indaga anche in questa occasione il modo di produzione delle immagini e la loro proliferazione bulimica, esplorando l’inconscio tecnologico e il ruolo del caso all’interno del processo di esecuzione. In mostra una selezione di 12 opere fotografiche, quasi tutte di recente realizzazione, riconducibili alla serie «Hierarchy of Genres» (2021 – ongoing) in cui l’artista propone una rivisitazione in chiave contemporanea della Pittura di genere, muovendo dalle sei categorie che compongono i Generi Pittorici, e concentrandosi sulla Pittura di Genere (o scene della vita quotidiana) e sulla Natura Morta.
Quale il futuro dell’immagine nella società dell’immagine? Quale il suo rapporto con l’economia umana e, in particolare, con le nostre abitudini di consumo? Oggi che siamo così bombardati da una tale quantità di informazioni visuali da non saper più distinguere l’esperienza diretta da ciò che ci è passato davanti agli occhi per pochi secondi?
Senza essere minimamente didattico, Calabrese ci mette in contatto con un nuovo paesaggio mentale costruito a partire da un archivio di immagini da lui stesso realizzate e stampate in formato A4, su carta fotografica lucida, dal lato sbagliato. Questo fa si che l’inchiostro non penetri nella fibra della carta, costringendo la rappresentazione in un limbo latente, temporaneo ed instabile. L’unico modo per dare permanenza e fissare la composizione è di fotografarla nuovamente, riprodurla meccanicamente. L’esito processuale restituisce opere dal forte accento pittorico e dal peculiare cromatismo, ottenute partendo da fotogrammi di film in cui le persone si abbracciano e da fotografie con composizioni floreali.
Orientato a indagare l’articolato sistema delle relazioni umane, e con esse il concetto di empatia, l’artista ha inoltre progettato un’installazione neon site-specific che reca la scritta «FARE LE COSE PER BENE È L’ULTIMA LINEA DI RESISTENZA». Posizionato in ingresso, il lavoro introduce un dialogo di mutua reciprocità con le altre opere esposte e con lo spazio inedito che le accoglie, aprendosi alla polisemia della sua stessa interpretazione.
Il titolo della mostra sottende una riflessione che non è solo di ordine estetico ma anche, e soprattutto, di carattere etico perché ricolloca le nostre azioni all’interno di un ecosistema che implica nuovi parametri, rivelando la necessità di rinegoziare i termini della nostra presenza nel mondo. Se tutto bruciasse allora, quale tra i molteplici scatti di cui siamo quotidianamente autori vorremmo salvare? Quale vorremmo conservare a testimonianza della nostra identità? La questione, posta a tutto il team di lavoro della società, si tradurrà in un’azione performativa (e come tale partecipativa) durante la vernice, che restituirà sotto forma di rielaborazione oggettuale il punto di partenza di queste riflessioni teoriche.
Parlando il linguaggio della contaminazione, ibridando luoghi, quelli professionali con quelli artistici, e mescolando visioni, Clearwater International propone il primo di una serie di appuntamenti con la creatività. A riprova che, anche fuori dai contesti tradizionalmente deputati alla sua esposizione, l’opera può diventare una forma di comunicazione sociale, che interviene nella messa in comune di modelli di pensiero e stati emozionali.
Cover story: Alessandro Calabrese, Genre Painting #08, 2024, stampa lambda su carta lucida, cm 50×70 © Alessandro Calabrese, courtesy Viasaterna
Alessandro Calabrese (Trento, 1983), laureato in architettura, vive e lavora a Milano, dove insegna presso la NABA – Nuova Accademia di Belle Arti. Nel 2015 il magazine e museo olandese FOAM lo seleziona fra i talenti emergenti internazionali per il suo A Failed Entertainment, con il quale inoltre espone al MACRO di Roma. Nel 2017 presenta la prima personale Impassepresso la galleria Viasaterna, in cui viene esposto il corpo di lavoro The Long Thing, e a cui seguono, tra le altre, le mostre a Palazzo Reale Milano per il Premio Cairo nel 2018 e la collettiva After Monet al Mart di Rovereto nel 2020. Dopo la mostra Are People Flowers? presso Viasaterna e la partecipazione alla collettiva Milano Piano Zero alla Triennale Milano nel 2021, nel 2023 torna a esporre a Palazzo Reale nell’ambito della collettiva 13 fotografi per 13 musei.