ANDRIJANA POPOVIC, KUBO

Raccontare l’intelligenza della moda, della moda consapevole, appassionata e attenta, della moda fatta con amore. Quella moda che non è soltanto rivestimento del corpo ma è forma di vita, come scriveva il filosofo e sociologo tedesco Georg Simmel, che è segno e simbolo della propria identità e riflessione sulla bellezza che si esprime attraverso il linguaggio dei sentimenti, linguaggio visibile al cuore.

Nasce da queste premesse teoretiche Kubo lo spazio multidisciplinare voluto e concepito da Andrijana Popovic che ha aperto i battenti lo scorso 9 marzo a Bari, sulle sponde del Mare Adriatico. Un luogo deputato a raccontare storie di arte, moda e psicologia, ma anche orientato alla consulenza e alla formazione nell’ambito delle arti visive attraverso workshop, incontri e iniziative culturali grazie a una sinergia di figure e competenze diverse quali Amalia di Lanno, Communication Manager, Giulio Spagone, Visual Art Light Painter e Aleksandar Dobrohotov, UX Designer & Web Consultant.

Dal canto suo Andrijana Popovic, psicologa e studiosa della moda, approda a questa esperienza dopo essere stata direttore della casa di produzione “Canale Moda” di Milano, talent hunter per la fiera Who’s Next di Parigi e consulente di immagine del marchio Pirovano in Via Montenapoleone a Milano.

Nel 2016 ha ideato Fashion Intelligence, libro sostenuto dalla Fondazione Gian Franco Ferrè che raccoglie i contributi di una serie di autrici, ricercatrici e studiose dedite all’analisi del fenomeno moda come realtà in fieri, come attitudine progettuale che riguarda il nostro essere nel mondo e non semplicemente forma di imitazione sterile perché a-critica.

Cosa significa abitare l’abito? Dove collocare il corpo vestito nella dialettica essere/apparire? E come identificare i nostri bisogni con ciò che siamo e non con ciò che vogliamo rappresentare? Un invito alla consapevolezza, una presa di coscienza, una esperienza fisica e tangibile lungo un percorso che si snoda tra le stanze di questo Kubo.

Comunicazione visiva ed empatia estetica elementi fondanti di un approccio che viene riassunto nell’incisivo Touch Your Vision. Una nuova concezione del vestire che partendo dagli abiti iconici di Elle Venturini esorta a cambiare prospettiva, a riconoscere il soggettivo dentro di noi e l’oggettivo intorno a noi. Strutture solide e scultoree che mostrano la loro natura dinamica e svelano il movimento come condizione immanente alla materia. La loro poesia a-temporale, il loro porsi al di fuori e oltre un contesto predeterminato dalle regole del marketing, ci insegna che la velocità frenetica alla quale viaggia la moda oggi non è necessariamente una virtù. Tutt’altro! La sottomissione ai suoi ritmi, l’essere attratti dentro un vortice che cambia continuamente direzione, fatto di simboli vuoti interpretati da soggetti inconsapevoli, oscura la nostra personale libertà di scelta mettendo definitivamente a tacere il dialogo con noi stessi. Il dialogo identitario.

“Il cambiare nella Moda è capacità di mantenere la propria personalità, ma al tempo stesso nel seguire i suoi cicli ripetitivi bisogna evitare di diventare innaturali, sterili e insensibili. Ciò che è personale è più naturale di mille novità nella Moda” (Fashion Intelligence, Andrijana Popovic: La Moda come inizio della fine e fine dell’inizio)

Il cambiamento invece, colto nella sua accezione semantica più costruttiva e positiva, ci guida verso l’esperienza della metamorfosi intesa come arte della trasformazione, come capacità di conferire nuove funzioni d’uso agli oggetti rendendoli adatti a diverse esigenze e propositi. Memories from the Future il titolo del lavoro presentato da Mira Rankovic: gioielli che virano da una dimensione oggettuale a una dimensione di astrazione minimalista il cui esito si esprime in forme inattese, geometrie seriali, progressivi passaggi dalle due alle tre dimensioni e dalle forme aperte alle forme chiuse.

A corollario l’opera video dell’artista Enrico Fico, File Not Found, 2017 curata da Tiziana Tommei: poesia visiva su immagine in movimento che invita a una riflessione sui valori umani, l’interiorità e i sentimenti nel tempo presente della anaffettività dilagante.

Inizia da qui, da Kubo, un viaggio tra le emozioni perché la moda parla, in prima istanza, la lingua del cuore. E inizia da qui una riflessione profonda sulla bellezza, la bellezza che deriva dall’individualità e dalla libertà. Perché solo quando si è liberi dai pregiudizi e dai pensieri che annebbiano lo sguardo si è capaci di sviluppare la consapevolezza della propria estetica personale.

KUBO, Bari Via Marconi 4A – web site  – Facebook – Instagram 

Ringrazio per i contributi fotografici: Giulio SpagoneValeria Ferrari e Laura Scaringi

 

 

 

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