La moda è circolare – ci insegna Maria Luisa Frisa nel suo “Le forme della moda” – perché ha un rapporto simultaneo con il futuro e con il passato. E questa attenzione a due diverse dimensioni temporali costringe la moda a quell’eterno ritorno che ripropone ciclicamente quelle che all’apparenza appaiono come ripetizioni delle stesse forme, e che sono invece ogni volta differenti, deformate dalle attitudini di quel gusto che le ha riportate in superficie. Una dialettica affascinante futuro/passato che non fa altro che mettere in evidenza la straordinaria vitalità dei meccanismi della moda.
In questo senso il lavoro di Angelo, fondatore del celeberrimo Angelo Vintage Palace, diventato oramai una vera e propria istituzione, ha ancora più rilevanza e valore: perché è anche il luogo dove approfondire e riconoscere i nessi di tutte quelle trasformazioni che stagione dopo stagione solcano le passerelle della moda.
Uno spazio di 1000 mq, dedicato all’abbigliamento vintage donna, uomo, denim e militare e un’archivio di circa 150.000 pezzi, esclusivamente riservato a creativi della moda e designer, che comprende abiti d’epoca, una piccola selezione di abbigliamento vittoriano, capi museali, abiti risalenti ai primi del Novecento, una sezione di intimo, abiti da sera anni Trenta e Quaranta, finanche autentiche rarità come il Levi’s più grande del mondo o oggetti come le bottigliette per i medicinali utilizzate durante la Prima Guerra mondiale.
Visionario e sognatore, Angelo inizia la sua parabola creativa e imprenditoriale 41 anni fa, nel 1978, quando ancora il termine vintage era un’assoluta novità perché in Italia non si ipotizzava un riutilizzo dei capi che erano appartenuti magari a qualche famigliare di generazioni passate con finalità estetiche o di moda. Appena diciottenne inizia a dare consigli, dalle frequenze di una radio indipendente locale, su come abbinare gli abiti dei genitori con quelli in voga al momento – la camicia del papà con i jeans del ragazzino tanto per dirne una – fino alla decisione di cominciare a vendere in un piccolo garage alla periferia di Lugo di Ravenna camice hawaiane e camicie degli anni Quaranta. Il riscontro è così inatteso e rapido che a partire dagli anni Novanta Angelo si trasferisce nella nuova e più ampia sede, il Vintage Palace appunto, diventato con il tempo una vera e propria mecca di ricerca e di stile.
Una realtà che ha saputo assecondare le esigenze dei tempi e di un mercato dinamico e mutevole com’è anche quello del vintage. L’avvento delle grandi catene low cost, il fenomeno del fast fashion, la pratica della vendita on line e il diffondersi di fiere dedicate ha chiaramente imposto di ripensare ciclicamente i parametri intorno ai quali era stata costruita l’azienda. Un cambiamento continuo che non può esimersi da continue riletture del fenomeno moda anche in funzione del contesto socio-economico nel quel si innestano le dinamiche del vestire. Oggi stesso stiamo vivendo una fase di cambiamento importante che orienta l’interesse verso un investimento di lungo periodo: il capo vintage diventa un oggetto da indossare con costanza, ripetutamente e nel tempo, quasi imperituro verrebbe da dire.
Quella di Angelo è un’autentica wunderkammer che all’interesse per il ‘meraviglioso’ unisce il bisogno di conoscenza sistematica. A partire dall’abbigliamento donna dove il capospalla firmato si mischia a quello etnico, alle borse, ai cappelli, ai costumi o ai bijoux che sono entrati di prepotenza nel mondo vintage. Per poi continuare con lo street style, l’abbigliamento militare, il denim in cui spicca il jeans cimosa, irregolare e imperfetto perché realizzato con i piccoli telai in voga fino agli inizi degli anni Sessanta, prima dell’avvento del prêt-à-porter. Per concludere infine con quella sorta di “modateca” che è l’archivio dove per esempio si possono vedere certe camisole realizzate con antiche tecniche per cui il tessuto piegato a fisarmonica e imbastito in certi punti con il filo veniva poi inamidato con albume e zucchero, o toccare con mano certi abiti meravigliosi di Mariano Fortuny che con la sua tecnica dell’increspatura brevettata si è fatto inventore di nuove forme e drappeggi.
Capace di tenere insieme le cose più diverse – stili, colori, trame, tessuti, narrazioni, sapori, epoche – Angelo Vintage Palace ci dà la dimensione di cosa sia quel fenomeno articolato e complesso che identifichiamo con la parola moda. E ci fa capire che è proprio nel suo continuo guardare indietro e intorno e avanti, nel suo continuo vagabondare, che la moda si alimenta. Alimentando così la dimensione del sogno.
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