In occasione della Milano Art Week 2025, la Fondazione Henraux, in collaborazione con GAM – Galleria d’Arte Moderna, ha inaugurato “The Four Faces of A Man“, mostra dell’artista canadese ed egiziana di origine armena Anna Boghiguian (1946, Il Cairo).
Visibile sino al 1 giugno, il progetto espositivo, a cura di Edoardo Bonaspetti, sviluppa nelle sale del museo un dialogo di mutua reciprocità tra le opere della collezione permanente e le produzioni recenti dell’artista, tra cui una serie di sculture inedite in marmo, materiale con cui l’autrice si è confrontata per la prima volta dopo il conferimento del premio Henraux Sculpture Commission a miart 2024.
“Boghiguian è un’artista perennemente in movimento – racconta Bonaspetti. La sua è una ricerca espressiva trasversale che si avvale di diversi media: il disegno, la pittura, la scrittura, l’installazione, che danno conto di una straordinaria energia creativa. Pur non essendosi mai misurata con un materiale come il marmo, ha dato prova di grande abilità, sia per la qualità che per l’intensità delle sculture prodotte”.
Interessata a indagare la storia, la politica, le dinamiche sociali, ma anche la condizione umana e le sue intrinseche contraddizioni, la sua fragilità e l’ineludibile processo metamorfico a cui è sottoposta, l’artista realizza quattro sculture in marmo, quattro possibili volti di un uomo, variazioni di altrettante teste in argilla che a loro volta riprendono alcune opere precedenti raffiguranti persone in cammino, in corsa e una sfinge. Al bello inteso come unità, armonia e delimitazione, incarnato dai capolavori del XVIII e del XIX secolo presenti alla GAM di alcuni dei maggiori protagonisti della storia dell’arte milanese e italiana, fa da contrappunto l’irrequietezza del lavoro di Boghiguian, una certa indeterminatezza della forma che è espressione della concezione di vita dell’artista: un viaggio senza sosta, fatto di continui cambiamenti e ostacoli, che torna anche nelle tre sculture in bronzo, specie di creature mitologiche che accolgono il visitatore all’ingresso della mostra.

“La statuaria neoclassica, con i suoi principi di perfezione e le sue forme idealizzate, è profondamente diversa dal lavoro di Boghiguian in cui la variazione e la sperimentazione rappresentano un’idea dell’esistenza instabile e in continua metamorfosi. La bellezza non è isolata ma è parte di un percorso, di una catena di significati nel tempo e nello spazio. La stessa idea di natura e di bellezza non è purificata dai ogni suo difetto come accade nel Neoclassicismo, le opere dell’artista rivelano imperfezioni, cambiamenti e rielaborazioni, e spesso incorporano anche i segni della dita che hanno plasmato la materia – continua il curatore. Molteplici sono i livelli di lettura e il mio interesse era presentare ricerche estetiche e di pensiero differenti in questo spazio attraversato dalla storia e con una sua forte connotazione identitaria. Quando con Gianfranco Maraniello (direttore del Polo Museale Moderno e Contemporaneo di Milano ndr) abbiamo discusso di questo progetto espositivo, la nostra volontà era di creare un dialogo con le collezioni permanenti dei musei e delle istituzioni civiche per generare uno scambio reciproco di visioni e influenze”.
Se è vero, come sostiene Rosalind Krauss, che la scultura moderna è un medium peculiarmente posto al punto di congiunzione tra immobilità e movimento, tra tempo bloccato e tempo che scorre, è altrettanto vero che proprio da questa tensione, esplicita nel lavoro di Boghiguian, deriva il suo formidabile potere espressivo e la sua capacità di connettere, nella dimensione circolare dello spazio espositivo, sintassi, epoche, culture e luoghi lontani tra loro.
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Cover story: Anna Boghiguian, “The Four Faces of A Man”, GAM – Galleria d’Arte Moderna, Milano, 2025. Courtesy l’artista, Fondazione Henraux e GAM – Galleria d’Arte Moderna. Foto Nicola Gnesi