BOLOGNA CELEBRA L’ARTE DI ALFREDO PIRRI

Sullo sfondo, solo un lieve rumore di passi. Potrebbe iniziare così, andando a ritroso nella mia memoria, il racconto della mostra di Alfredo Pirri (Cosenza, 1957) presentata a Bologna negli spazi cinquecenteschi di Palazzo Boncompagni, antica dimora di Papa Gregorio XIII. I Passi sono quelli della celebre installazione dell’artista, realizzata già in diverse occasioni e in modo sempre differente in relazione alle specificità del luogo che la ospita, che trasforma la grande Sala delle Udienze Papali ribaltando sul pavimento di specchi frantumati le grottesche e i dipinti del soffitto. Mirabile esempio di come l’arte contemporanea possa rivivificare ambienti storici restituendoli a nuova vita, creando un’esperienza al contempo sensoriale e intellettuale, capace di coinvolgere lo spettatore in un dialogo continuo e serrato con le opere. Si intuisce già dall’orizzonte dinamico tracciato a terra, dalle fratture e i rovesciamenti calpestabili, che si tratta di un Ritratto di palazzo (questo il titolo dell’esposizione) anomalo, perché in fieri, perché l’autore negozia la creazione di forme nuove ricorrendo alla figura del visitatore attivo: un osservatore-attore che si fa egli stesso racconto e segno. 

Il progetto a cura di Lorenzo Balbi e Silvia Evangelisti, inaugurato in occasione dell’art week bolognese e visibile sino al 30 aprile, mette insieme circa 40 opere, antologiche e site specific, che si articolano intorno ai temi centrali della poetica di Pirri: spazio, luce, tempo e forma. Un interesse, specie quello per lo spazio, che l’artista definisce politico, nel senso di “un tentativo di mostrare qualcosa di necessario alla sopravvivenza stessa, una specie di battaglia a favore dell’esistenza”. La cifra precipua del suo lavoro, che si colloca al confine tra pittura e scultura, architettura e installazione, emerge con forza nel dipanarsi del percorso espositivo, strutturato secondo una precisa logica narrativa e suddiviso in ambienti.

Si comincia da quello esterno, l’ampio spazio della Loggia, dove poggiati sul prezioso pavimento a veneziana vi sono delle opere sculturee, alcune preesistenti altre create appositamente, che flirtano con la luce naturale, essa stessa elemento architettonico e spaziale. Accoglie il visitatore Cure, maquette in rame brunito, modello dell’installazione esposta alla Biennale di Venezia del 1988. A seguire, una serie di lastre di plexiglass e piume (Le jardin féerique e la scultura pensata per la rassegna Arie per Palazzo Boncompagni) che creano un suggestivo gioco di colori e rifrazioni iridescenti, una sorta di “scatola magica” (Progetto per un interno rosso) che da lontano pare una rigorosa struttura geometrica e invece, vista da vicino, rivela al suo interno una grande piazza rossa popolata di persone, rosse anch’esse, e la scultura/modello del lavoro monumentale Compagni e Angeli, che l’artista ha realizzato a Bari all’interno dell’edificio che ospita il Polo bibliotecario Regionale Pugliese presso l’ex caserma Rossani. 

Alfredo Pirri, Ritratto di Palazzo, Veduta della mostra a Palazzo Boncompagni Bologna, Serie Senza Titolo, 2021-2022, Acquarello su carta arches montato su pannello dibond, cornice di legno verniciato, acrilico, plexiglass, 244 × 117 × 7 cm, Courtesy l’artista e z2o Sara Zanin, Roma. Foto Ornella De Carlo

All’interno invece, nelle tre salette, rossa, gialla e verde che affiancano il salone papale, sono esposti gli schizzi preparatori di Passi, grandi pannelli a grafite e gli acquerelli su carta Arches montata su alluminio, plexiglas con inclusioni metalliche, vernici acriliche e cornici in legno verniciato, che raccontano la genesi della grande installazione e i vari passaggi fino alla sua realizzazione. 

Parte integrante del progetto artistico sono altre due installazioni: RWD-FWD, opera in progress che l’artista va realizzando dagli anni Ottanta come testimonianza di tutta la sua attività e che raccoglie oltre 1500 documenti tra fotografie, progetti, disegni preparatori, cataloghi, articoli, manifesti relativi alla sua vita di artista. E il video Ritratto di Palazzo con signora, che documenta la performance realizzata assieme alla proprietaria del Palazzo, Paola Pizzighini Benelli, protagonista di un gesto potente e simbolico: la rottura del pavimento di specchi nella Sala Del Papa, accompagnata da Pirri nel ruolo di “servo di scena”.

Che modo generoso di mettere a disposizione la propria concezione di spazio e di tempo, dando nuova linfa a un’architettura nobiliare costruita a metà del XVI secolo. È proprio vero che la vita non indugia nei luoghi conosciuti, ma “inclina la sua luce / va a imbrunire negli occhi” si potrebbe dire prendendo a prestito i versi di una bella lirica di Zavoli. E così “Tutto si stringe come una ferita, / sfina lo sguardo dentro una fessura / appena in tempo per vedere la terra”.

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Cover story: Alfredo Pirri, Ritratto di Palazzo, Veduta della mostra a Palazzo Boncompagni Bologna (Sala del Papa), Passi, 2025, Dimensioni ambientali (site specific), Vetro, metacrilato verniciato, luce. Foto Marcela Ferreira

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