Due foreing fighters in Ucraina, due combattenti che decidono di partire per arruolarsi in una guerra non loro. Due giovani donne, una australiana e una svizzera, spose di Jhiadisti in Siria che credono di trovare lì il loro paradiso. Due uomini in pigiama, in qualche luogo dell’Occidente, che pensano alla guerra come a una cosa lontanissima, una cosa che non li riguarda da vicino.
Si intitola Call of Duty – fake version lo spettacolo che debutta proprio oggi, 13 marzo, al Teatro Libero di Milano per la regia di Manuel Renga che porta in scena la complessità di questa nostra contemporaneità, utilizzando le vicende di alcuni come strumento per raccontare le vicende di tutti, una storia universale in cui si mescolano i temi della paura e dell’incertezza, del reale e del virtuale.
“Uno spettacolo che mi è stato proposto dall’autrice russa Tatiana Olear, docente di regia alla Scuola Civica di Teatro Paolo Grassi di Milano e che ha avuto una genesi difficile perché il tema stesso è difficile da trattare. Un lavoro di drammaturgia complesso, iniziato due anni fa e arrivato a compimento solo in quest’anno. La sua idea iniziale era quella di parlare della guerra civile in Ucraina, tema che sentiva molto vicino data la sua nazionalità, ma poi il contenuto si è esteso a tanti altri argomenti. Io, lei e una decina di persone abbiamo completato il testo che è diventato poligonale e poli-linguistico: delle parti in arabo, altre in russo, altre in inglese. Tante lingue per tante culture diverse.”
Storie molto frammentate legate tra loro da una sensazione comune di instabilità e timore. Perché le guerre di oggi sono talmente capillari, talmente diffuse, che tutti pensiamo che i conflitti in qualche modo non ci appartengano, accade in Siria e la Siria non è affar nostro, ma la realtà è molto diversa.
Call of duty è una chiamata al dovere, è come se ognuno di questi personaggi sentisse dentro di sé una chiamata, la necessità di dare senso compiuto alla propria vita. Ma è anche il titolo di un famosissimo videogioco, tutto incentrato sulla violenza, molto conosciuto sia fra i ragazzi sia fra gli adulti. E proprio da quello prende il via lo spettacolo, da una versione “fake” del gioco che, secondo l’autrice, permette di impersonare anche i cattivi e quindi alterare la storia. A un certo punto il piano del reale e quello del virtuale si fanno liquidi nei confini, si intersecano e si confondono tanto che l’uccisione di un personaggio virtuale diventa motivo dell’uccisione di un personaggio reale. E i due universi si sovrappongono al punto da non riuscire più a distinguere l’uno e l’altro.
Lo spiega bene Zygmunt Bauman ne “La società individualizzata” che questa è un’epoca di transizione nella misura in cui le vecchie strutture cadono a pezzi senza che strutture alternative, con pari autorità istituzionale, stiano per essere insediate al loro posto. E’ come se gli stampi in cui i rapporti umani venivano colati per dare loro forma fossero stati gettati essi stessi nel crogiolo. Privati di questi stampi tutti i modelli relazionali diventano sospetti e nel contempo incerti e vulnerabili, suscettibili di alterazione e negoziazione.
“Il messaggio è inequivocabile: attenzione perché nel mondo in cui viviamo non è tutto lineare e chiaro, la realtà è molto più complessa e profonda di quello che immaginiamo. E se si inizia a scavare in un punto si trovano tante radici e tante ramificazioni che vanno a toccare cose molto lontane da noi, dalla nostra possibilità di comprensione immediata. Non a caso lo spettacolo comincia con la scena di un bambino e di una madre in mezzo alle sfere celesti che si muovono per cercare a loro volta di capire cosa muove il mondo e cosa muove questi comportamenti. E’ necessario provare a decifrare la realtà, andare a fondo e non accontentarsi di quello che c’è in superficie.”
Una riflessione importante su questo tempo moderno che viviamo, una chiamata alla consapevolezza si potrebbe definire, che si innesta nella fortunata stagione 2016-17 di Teatro Libero che ha beneficiato delle scelte della nuova Direzione Artistica composta da Manuel Renga e Corrado Accordino i quali, con l’intento di proporre il meglio del teatro contemporaneo milanese, hanno dato vita a una fattiva collaborazione con le otto compagnie che co-gestiscono questo luogo e hanno aperto la stagione a varie ospitalità esterne.
Le foto, tranne quelle di scena, sono di Fabio Bottini.
Desidero ringraziare per la cortese intervista il regista Manuel Renga.
Lo spettacolo “Call of Duty – fake version” è al Teatro Libero di Milano dal 13 al 19 marzo 2017 – Residenza Urbana progetto TLLT.
Di Tatiana Olear – regia di Manuel Renga – con Valerio Ameli, Sara Dho, Francesco Meola e Silvia Rubino – scene e costumi Aurelio Colombo.
Progetto finalista al Premio Lidia Petroni 2016 (Brescia)
Progetto presentato nella rassegna INNESTI Outis Centro Nazionale di Drammaturgia Contemporanea al Teatro Menotti (2016)
Testo finalista al Premio Oltreparola 2015 (Milano)
Testo finalista al premio letterario Lago Gerundo (2016)
Produzione TLLT e CHRONO