Cambiare prospettiva. Ri-pensare il sistema secondo parametri differenti, costruire vie parallele che muovano da presupposti diversi. Non si tratta di debellare qualcosa per far sorgere qualcos’altro ma si tratta piuttosto di cercare strade alternative perché la realtà, anche quella della moda, è irrimediabilmente plurale e mira qui, nel progetto dECOnstruction Lab, a esplicitarne le infinite possibilità di senso.
Irriverente nello studio delle forme. Tanto in quelle della borsa “Squalo” – una sorta di dichiarazione, come a dire: eccomi sono al mondo – quanto nella talare “Hera”. Bellezza austera e imperfetta che permea ogni pezzo, quasi a voler contemplare il flusso costante e l’impermanenza di tutte le cose.
Ecosostenibile nella scelta dei materiali. La pelle che l’industria rifiuta diventa la materia nella quale affondare le mani per dare vita a una nuova creatività. Una sorta di processo a ritroso, un costruire all’indietro, dalla sensazione tattile al prodotto finito secondo le regole di una grammatica inedita.
Slow. La lentezza come volontà di non assecondare a tutti i costi i ritmi forsennati della moda e collezioni che si collocano in un tempo sospeso, al di fuori e oltre la ciclicità stagionale.
Inclusivo. L’ambizione di un Lab che aspira a diffondere un messaggio di non omologazione diventando esso stesso uno spazio mentale e fisico aperto alla condivisione di molteplici esperienze.
Da ultimo, Io. E le infinite potenzialità del vestire. Territorio nel quale si dispiega questo mio viaggio senza bordi.
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Mua Mihaela Slav