Non è semplice collocare l’avventura creativa di Cilla Sansalvadore, definire una estetica che ha sempre teso alla liberazione delle forme stereotipate, circoscrivere la spontaneità e l’impulso con i quali ancora adesso, a distanza di anni, approccia la costruzione del prodotto e la disinvoltura che caratterizza il suo spirito. Una deregulation che di programmatico non ha nulla, a partire da quel nome Galline Regine con il quale fa il suo esordio, verso la fine degli anni ’90, nel sistema moda.
“Ero a casa di questa mia conoscente con cui avevo iniziato a collaborare e dovevamo decidere il nome da dare ai pochi pezzi che avevamo realizzato. Mi ricordo che tenevo in mano un vocabolario e di averlo aperto proprio sul nome galline regine. Mi ero chiesta incuriosita: che specie di galline saranno mai? Il tempo di una notte per pensarci e l’indomani sono andata a registrare il marchio. Ma a parte questo non sapevo nulla di tutto il resto. Venivo dagli studi di lettere moderne per cui non avevo basi di modellistica, non sapevo disegnare, non sapevo nemmeno che nella moda esistesse l’alternanza delle stagioni. Facevo le cose che piacevano a me e ancora oggi creo quello che vorrei stesse bene indosso a me. Non ho una donna di riferimento in mente, la donna che sceglie le mie cose è quella che voglio vestire.”
Ironica, versatile e fluida, avvolta in ampi volumi di tulle enfatizzati dal nero insistente o dai colori accesi. Una femminilità che si manifesta nella dicotomica alternanza di durezza e dolcezza, spirito rock e animo romantico. Pungente, eppure in fondo morbida.
“Un bel giorno sono partita con un furgone bianco tutto decorato con delle zampe di gallina, gli interni leopardati e le poltroncine di design. Dentro, appese, ci avevo messo le mie creazioni. E mi presentavo davanti alle boutique senza sapere con chi mi rapportassi, senza sapere nemmeno cosa dire. Ma mi accolsero bene e di lì iniziò il mio percorso. Ebbi la fortuna di piacere subito a Penelope (n.d.r. fondatrice dell’omonimo concept store, uno dei più importanti in Italia) che rimase favorevolmente colpita dal mio lavoro. Ricordo che salendo sul furgone disse: mi sembra di entrare nel mondo di Alice nel Paese delle Meraviglie! E iniziò a comprare. Io non ci potevo credere, le avevo presentato gonne enormi di taffettà, maglie assurde fatte con la gommapiuma, pezzi di pelle che avevo comparto a Prato…tutte cose che senza saperlo in quel momento funzionavano.”
Di lì a poco un altro incontro importante, quello con Concetto Burgio: un uomo che il mondo della moda, e le sue vicissitudini, lo ha attraversato tutto. Mente creativa, attitudine imprenditoriale, anima commerciale dei più importanti brand che hanno calcato la scena dell’industria della moda dagli anni ’80 in avanti. “Qui ci sono lacrime, dolore e sangue per il successo, mi disse. E così partimmo insieme.” Di seguito il trasferimento in una azienda più grande e strutturata e quella che si potrebbe definire la messa a regime, con i tempi e i modi che il sistema produttivo richiede, di un progetto nato sulla scorta di una emozione e divenuto in breve realtà evidente.
“Lavoravo praticamente isolata, da sola in uno stanzino, a tirare fuori idee giorno e notte, giorno e notte di continuo. Mi sono sempre rifiutata di guardare le riviste o seguire le sfilate. Ho sempre fatto le cose un po’ al contrario e il mio è stato un percorso inverso che partendo dal materiale è approdato poi alle collezioni. E soprattutto, avendo iniziato in modo così spontaneo, ho imparato molto dai miei errori. L’errore, visto con occhi di stilista, diventa un valore aggiunto, qualcosa da elaborare, lo spunto da cui partire: lo puoi ingigantire, rendere elegante o unico.”
Il band, entrato ora in una fase di piena maturità, continua, grazie al lavoro della fondatrice Cilla affiancata dalla sua assistente Roberta Tizzanini, il proprio percorso di ricerca e di evoluzione concentrandosi in particolar modo sui tessuti per arricchire l’offerta e venire incontro alle esigenze di mercato abbinando il tulle a lane, panni e velluti.
“L’obiettivo però è di mantenere intatta questa impronta, che è la mia, perché io sono questa cosa qui. Al punto che dico sempre di avere due figli: la mia bambina Virginia e Galline Regine.”
Desidero ringraziare per la cortese intervista Cilla Sansalvadore, fondatrice del brand Galline Regine
Foto di Elisabetta Brian