L’arte cambia punto di vista: si svincola dalla prospettiva umano-centrica e accede alla diversità dei linguaggi sovrapposti. Linguaggi che trascendono quello della comunicazione tradizionale e si confondono con le dinamiche del mondo inanimato; linguaggi ai quali dobbiamo necessariamente prestare ascolto per poter comprendere questa nostra complessa articolata contemporaneità.
Una riflessione che intercetta il nuovo percorso intrapreso dalla galleria CreArte Studio e coincide con una volontà manifesta di sondare in profondità il territorio della digital art, tant’è che all’ultima edizione della fiera di arte moderna e contemporanea ArtVerona | Art Project Fair la galleria si è distinta per un progetto curatoriale di forte impatto visivo e del tutto innovativo.
“Era un cambiamento già in atto e iniziato lo scorso anno con il lavoro sulle opere video dell’artista brasiliano Cesar Meneghetti. E’ sicuramente una grande scommessa ma è anche frutto della consapevolezza ormai acquisita che il valore delle singole opere non si esaurisce nella possibilità che le stesse entrino a far parte di una collezione. Gli artisti impegnati nell’arte digitale producono lavori di altissimo livello pur essendo rimasti finora un po’ estranei al collezionismo italiano. Invece l’opera d’arte condivisa ha un valore enorme e collezionare queste opere apre prospettive interessanti nell’immediato futuro.”
Alle pareti una partitura musicale dell’artista turco Candas Sisman, segni grafici da lui stesso eseguiti in qualità di artista del suono e compositore, insieme a un violoncellista e un sassofonista. Una visione astratta, quasi fosse un codice genetico, che alterna momenti di maggiore semplicità a momenti di maggiore complessità che ne rendono possibile una lettura intuitiva e che si chiude in una circolarità perfetta. Gli stimoli del maestro scultore Ilhan Koman, che creava forme organiche con i fili di metallo, si fondono con le sue abilità tecniche e diventano sculture digitali corredate da un suono che non smette mai di entrare in comunicazione diretta con l’opera producendo sempre suggestivi effetti di sinestesia tra musica e immagini.
“Oltre alle capacità tecniche c’è anche la capacità di trasmettere un’anima alle proprie creazioni, una grandissima maestria e un enorme valore espositivo. Gli artisti di questa generazione sono molto attivi a livello social, infatti la quantità di condivisioni e di visualizzazioni è uno dei parametri che concorre a determinare il valore di un’opera, ma sono anche estremamente generosi. E’ un cambio di paradigma frutto di una mentalità molto recente perché la parte sociale dell’arte, nel senso di condivisione sociale, è recentissima e gli artisti stessi da questa traggono forza. Io credo che sia uno strumento per nulla conflittuale con il mercato più tradizionale dell’arte, anzi è giusto che vi faccia il suo ingresso adesso.”
Opere dai confini liquidi, liberamente riproducibili e accessibili, capaci di stimolare la partecipazione attiva dei fruitori e i cui criteri di scelta ricadono sulla capacità di saper analizzare e cogliere intuitivamente il valore delle diverse proposte che la rete offre e, non da ultimo, su una comunicazione diretta con l’artista, l’abilità a instaurare un dialogo sinergico e costruttivo.
“Noi non siamo solo degli espositori di arte, abbiamo proprio la necessità di un dialogo profondo con gli artisti. Questa fiera è stata per me l’occasione di conoscere meglio e di persona Philipp Artus, di parlare con lui e capire ciò che muove la sua creatività e come nascono lavori che lui stesso tende a non considerare puramente digitali, anzi ama vedere il lato analogico della sua produzione.”
Linee nette, mai interrotte, danno vita a un’immagine unica e irripetibile per opere altrettanto uniche e irripetibili. Il digitale diventa funzionale alla creazione di realtà analogiche: la nuova tecnologia dialoga con l’antica pratica della scultura producendo innovative video sculture, e attraverso la creazione di uno strumento ad hoc, un laser capace di incidere una lamina di platino, l’artista realizza opere meravigliose con l’antica tecnica di stampa con i sali di platino.
“Pionieri dici? L’istituzionalizzazione di qualcosa che di istituzionale ha ancora poco? Probabilmente, nel senso che lo spirito che stiamo mettendo nella nostra attuale ricerca è esattamente questo. Uno spirito pionieristico, anche se ben meditato perché sappiamo che queste opere hanno un indiscusso valore, non solo tecnico, e una forza comunicativa notevole. E’ evidente: le persone che ruotano intorno al nostro stand ne vengono quasi rapite, capiscono come lo strumento tecnico possa spingersi oltre lo spazio virtuale freddo e asettico ed essere fautore di emozioni vere e coinvolgenti.”
Desidero ringraziare per la cortese intervista Federico di Porcia Brugnera, owner di CreArte Studio, Oderzo (TV) Piazza Castello 1 – web site – Facebook – Instagram
Foto di Giulia Mantovani