Sono cose cattive e pensieri maligni. Parole di spregio e offese gravi, per tutto il giorno, per tutti i giorni. SEI UN DISABILE DEFICIENTE. VIENI QUI CHE TI MENO. TI FACCIO DEL MALE. NON SEI CAPACE DI FAR NIENTE. SMIGOL DI MERDA. Chi sente le voci è Davide Pagani, un ragazzo di neanche trent’anni che da più di dieci convive con le voci invisibili. Invisibili ai più. Ma nitidissime davanti ai suoi occhi e cristalline quando rimbombano dentro le sue orecchie. La cassa di risonanza pare posizionata ovunque quasi fosse elemento inscindibile del suo mondo e del suo vivere. Accende la televisione e le persone che la animano non fanno altro che vomitare insulti verso di lui, recitando un copione, sempre il solito, che gli restituisce disvalore e senso di inadeguatezza. Ascolta la musica e le note non smettono di suonare insulti vibranti tutti per lui, come se al posto delle note ci fossero storpiature malvagie del pentagramma. Cammina per strada e il traffico non fa che urlare insulti acuti nella sua direzione. Che nemmeno il rumore secco dell’asfalto e quello stridulo delle rotaie del tram riesce a inghiottire.
“Gli chiedo perché e la voce mi risponde che lo fa per distruggermi, perché vuole indebolirmi. Magari mi sveglio pensando che potrebbe essere una bella giornata e la voce inizia a deridermi chiedendomi cosa ci vado a fare io lì fuori con una bella giornata. Perché sono niente, perché non valgo niente. Le voci dicono sempre che io non valgo e quando sono in ansia aumentano ancora di più, le sento urlare perfino”.
Davide era un ragazzo come tutti: la scuola, gli amici, le sere al cinema, i sogni e le aspirazioni della gioventù, la forza prepotente della vita a venire. Poi la malattia, arrivata così, senza motivo in una notte buia da un posto buio che chissà dov’è.
“Sono stato male una sera di tanti anni fa. Sentivo delle voci, delle voci che parlavano molto male di me. All’inizio pensavo fosse la vicina del piano di sotto, pensavo che avesse degli ospiti rumorosi, ma non riuscendo a capire cosa fosse sono andato da mia mamma nel bel mezzo della notte dicendole che non sapevo cosa mi stava accadendo. Quella notte ricordo di aver fatto molte domande a mia madre perchè credevo mi nascondesse qualcosa, ma erano domande strane dettate dal fatto che non riuscivo a dare una spiegazione a quello che sentivo.”
Davide inizia quindi la lunga trafila di medici, di farmaci, di ricoveri. Perde gli amici di sempre che stentano a capire il suo disagio e quando vanno a trovarlo nei reparti di psichiatria non lo riconoscono quasi, lo vedono così diverso dagli altri pazienti. Come se Davide non potesse essere quello. E si allontanano. Inizia un cammino tutto in salita, che è una lotta costante, quotidiana, che pare una partita infinita, un assurdo gioco di equilibri dentro una scacchiera di pedine invisibili, che sembrano fantasmi, ragion per cui muovere il proprio cavallo richiede ancora più forza, più concentrazione e determinazione.
“Ma io non voglio vincerla questa partita” mi dice Davide abbozzando un sorriso,
io voglio solo che finisca.
Un percorso lungo con accanto pochi capisaldi, la mamma, il fratello e i medici, come il Dott. Aquilino con il quale ha inventato la diseguaglianza di secondo grado per tenere a bada le voci invisibili, per conviverci senza esserne sovrastato.
“La diseguaglianza di secondo grado non è una formula algebrica ma è la strategia che ci siamo inventati io e il Dott. Aquilino per capire se le voci sono reali. E’ costruita così: c’è un soggetto e sono io, Davide. Poi c’è un accadimento, cioè sento delle voci. A questo punto ci sono due possibilità: se ci credo sto male. Ma se io non credo alla voce, se mi convinco che non è reale, non soffro, perché dico che è una cosa non vera.”
Tutti i progressi fatti da Davide sono stati una dura battaglia contro le voci che sempre lo vogliono perdente. E’ riuscito a conseguire il diploma di ragioneria frequentando un corso serale e tutti i giorni Davide lavora presso una scuola per la quale gestisce la biblioteca. E’ bravo e stimato da tutti i colleghi eppure, nonostante questo, anzi specialmente per questo, le voci si fanno sentire ancora più forti proprio perché lui ha successo.
“Più ce la faccio e più le voci diventano martellanti. Più mi guadagno spazio nella vita e più le voci me la vogliono rubare la vita, vogliono portarmi via lo spazio che mi conquisto. E vogliono azzerarmi, togliermi tutto, anche i miei sogni, come il sogno di poter lavorare. Pensa che mentre lavoravo sentivo sempre la stessa voce che mi diceva di andare via e io non capivo perché dato che stavo lavorando bene, tutti mi facevano i complimenti ed ero veramente apprezzato.”
Quando, sopraffatta dalla mia piccolezza, gli chiedo dove trovi la forza per affrontare tutto questo mi risponde che è stato l’amore della sua famiglia, insieme alla consapevolezza acquisita nel tempo della sua malattia, a dargli la motivazione adeguata per stare ogni giorno sul ring a prendere a pugni le voci invisibili cercando di metterle ko. Si definisce un “uditore di voci” perché gli piace il termine coniato da Ron Coleman (www.roncolemanvoices.co.uk) studioso inglese affetto dal suo stesso disagio ed oggi voce autorevole del panorama scientifico. E da “uditore di voci” Davide vuole che io gridi con tutta, ma proprio tutta, la voce che ho in corpo che non bisogna arrendersi o abbattersi, che bisogna avere pazienza perchè prima o poi si torna a stare bene.
La felicità nessuno ha il diritto di portartela via!
mi dice pieno di entusiasmo. Ed è la voce più coraggiosamente straordinaria che io abbia mai sentito la sua.
Desidero ringraziare per la gentile intervista Davide Pagani e il suo psicologo psicoterapeuta Dott. Daniele Aquilino (da_aquilino@yahoo.it)
Video di Pasquale Russo
Traduzione di Chris Alborghetti
DAVIDE PAGANI & THE INVISIBLE VOICES
They are bad things as well as wicked and evil thoughts. Dirty words uttered all day long every day which give offence to people. YOU ARE JUST A BLOODY DISABLED. COME HERE I’LL KICK YOUR ASS. YOU DON’T KNOW YOUR ARSE FROM YOUR ELBOW YOU F*****’ SMIGOL. The lad who gets a lot of shit is Davide Pagani, a guy who is in his late 20s and who for more than a decade has lived with voices that nobody else hears but him. These voices are clear to his eyes and crystal clear when they resonate in his ears. It seems that the sounding board is everywhere as though it was something indissoluble and inseparable from his world and his way of life. Whenever he switches the TV on he says that the people he sees on the screen all they do is insulting him. Whatever these people act out or recite on TV, it makes him suffer from feelings of inadequacy and discomfort. Even when he listens to music he says that lyrics call him names as if the melodies mangled the music written on pentagram. The same happens when he walks in the street. The noise of the heavy traffic turns into something that hurls a plethora of abuse at him and therefore into a bitter pill to swallow that not even the tarmac and the squeal of brakes on the tram tracks are able to muffle.
“I ask the voice why and it replies that it does it to undermine me and reduce me to a nervous wreck. You know, those mornings I wake up and I think to myself -today could be a lovely day-. However, as soon as I think that, the voice starts deriding and scoffing at me asking me what the hell I am gonna do outside when it’s such a nice day since I’m nobody, worthless and a good-for-nothing. The voices keep on telling me that, and when I get anxious they are more and more and they shout it at me.”
Davide used to be an ordinary guy and like his peers he went school, he had friends, he spent evenings at the cinema, he had dreams and aspirations of the youth. Moreover, Davide enjoyed good health, was proud and strong, and willing to deal with the years to come with missionary zeal. Then, out of the blue, during a dark night in a gloomy place that only God knows, he developed the illness.
“It all happened one night, many years ago. I heard voices and they all spoke ill of me. Initially I thought it could be the neighbour of the flat below mine, I thought she had noisy guests, but as I couldn’t figure out what it was I decided to go to mum’s in the middle of the night to tell her that what happened was doing my head in. I remember asking my mother loads of questions since I thought she was hiding something from me. Nevertheless, they were weird questions dictated by my strange feelings which I couldn’t explain.”
Thus, Davide goes through the rigmarole of doctors, prescription drugs and hospital admissions. He loses his long time friends and bosom buddies who find his stories hard to swallow and when they go the hospital, precisely to the psychiatric unit to pay him a visit they realise he has changed so much, he is different, so different from other patients. As a result they grow away from him who starts a daily uphill struggle that seems to be everlasting, as though he was playing an absurd game of inner equilibrium chess where on the chessboard the pieces were invisible like ghosts. This is why moving the knight requires him to be even more heedful, attentive and prudent.
“But I don’t want to win this game” he tells me giving a wan smile, “all I want is this game to end once and for all.”
A long path and a few cornerstones such as the mother, the brother and the doctors like Dr. Aquilino with whom he has devised what they call the second inequality. This is a way to keep the invisible voices at bay, to live side by side with them without being under their thumb though.
“The second inequality is not an algebraic formula that Dr. Aquilino and I have devised in order to fathom out if these voices are real at all. Basically there is a subject, me; then there is an event, I hear some voices. At this point there are two possibilities, if I believe these voices are real I feel bad, while if I convince myself that all these voices are just the figment of my imagination I don’t suffer, as simple as that.”
All progress made by Davide has been a fierce battle he has fought against the voices which regularly have defeated him, the voices that have made him feel a total loser for a long time. Nonetheless, Davide has managed to achieve his A-levels in accounting, by attending an evening class course. Currently, Davide works everyday in a school and he is in charge of the library. He is very good at what he does and he is held in high regard by his colleagues and because of that, I mean because he is successful, the voices are back and he hears them again regularly, louder than ever.
“The better I am at what I do and the louder and pounding they become. The more I’m on the up and up and the more they get under my feet. They want to annihilate me, they don’t want me to fulfil my dreams even the little ones like that of working. You can’t even imagine what it’s like to hear the same voice telling you over and over again to go away. I didn’t get it, especially considering that I was working really well and everybody was complimenting me on being on the ball.”
Feeling so small I ask him where he finds all the strength to deal with all of it. He replies that the love shown by his family and the awareness he has acquired during the time that he has been ill has felpe him cope with this situation and has strengthened his motivation too. In a nutshell, he got the strength to be every single day on a boxing ring and knock all the invisible voices all around it trying, eventually, to knock them out. He defines himself as a “voices hearer” since he likes the term coined by Ron Coleman (www.roncolemanvoices.co.uk) an English academic renowned within the field of science and afflicted with the same disease as Davide. As a “hearer” of loud voices, Davide wants me to shout at the top of my voice that we neither have to surrender nor to lose heart, that we have to be patient because we are resilient and sooner or later we will get over it.
“Nobody has the right to deny you happiness!” He tells me and his voice is full of enthusiasm also because his voice is the most extraordinarily brave voice I have ever heard.
I would like to offer my special thanks to Davide Pagani and his psychologist as well as psychotherapist Dr. Daniele Aquilino who gave the interview to me (da_aquilino@yahoo.it).
Video by Pasquale Russo
Translation by Chris Alborghetti