Imprenditore di successo, web influencer, icona di stile: di tutte le etichette che gli si potrebbero tributare certamente quella di un uomo che rende giustizia al vestire elegante, alla consapevolezza e alla capacità di declinazione del buongusto, pare sicuramente la più appropriata. Nelle tante immagini, molte delle quali scattate dall’amico Scott Schuman fondatore del celeberrimo The Sartorialist, che lo ritraggono in abiti saldamente ancorati ai canoni classici ma interpretati in maniera assolutamente moderna secondo una serie di sottili direttive private, Domenico Gianfrate ci insegna che non è l’apparenza a rendere elegante qualcuno o qualcosa ma ciò che sta profondamente radicato dietro di essa.
Originario della Valle d’Itria in Puglia, “il posto più bello del mondo per me anche se sono consapevole che lavorare al Sud è più complicato”, da sempre appassionato di moda “mia madre era una sarta e fin da piccolo io mi facevo fare i capi che volevo da lei”, Domenico è uno spirito libero – “nella vita non mi sono fatto mancare un po’ di sana follia” ammette sorridendo – che con impegno e passione si è conquistato un posto di tutto rispetto nello scenario internazionale della moda.
A Locorotondo, dove ha acquistato e ristrutturato il vecchio macello comunale, una struttura di 3.000 mq, ha sede l’omonimo showroom che è diventato uno dei più importanti d’Italia; un altro lo ha aperto a Napoli ed è presente con un temporary anche in Sicilia. Infine, da tre anni a questa parte, si occupa dello sviluppo globale del brand PT Torino: felice connubio di design contemporaneo e cura sartoriale.
“A 48 anni mi reputo abbastanza fortunato a fare quello che faccio ma me lo sono guadagnato con determinazione e impegno, sacrificando una parte della mia giovinezza e probabilmente ipotecando anche una parte della mia vecchiaia. Ho sempre cercato con tanta dedizione e tanta passione di raggiungere gli obiettivi che mi ero prefissato. Tutto quello che io ho, poco o tanto che sia, ce l’ho grazie al lavoro, grazie a quello che ho fatto. Del resto, io so fare soltanto questo. Quando ho cominciato sentivo parlare di un miliardo delle vecchie lire e non sapevo neppure come si scrivesse. Poi, con il mio showroom siamo arrivati a fatturare 25 milioni di euro e quasi ci sembrava un cosa normale. Da questo punto di vista sono sicuro di aver dato tanto al lavoro e tanto mi hanno dato le persone che collaborano con me, la maggior parte delle quali mi è accanto da una vita. Senza di loro non sarei potuto arrivare dove sono arrivato. Una consapevolezza che è stata frutto della mia crescita professionale: i miei progetti sono sempre stati piuttosto ambiziosi e lungimiranti ma mi sono reso conto subito che da solo non avrei potuto fare niente. Nemmeno trasferirmi qui a Milano e iniziare questa nuova avventura.”
Proprio nel capoluogo lombardo, nella prestigiosa sede di Via Sigeri 4, Domenico ha preso in mano le redini del brand di pantaloni di alta gamma PT Torino, con l’obiettivo di vestire di allure contemporanea il marchio fondato nel 1968 dall’imprenditore Pierangelo Fassino. L’offerta spazia dal pantalone di fattura sartoriale fino al luxury denim, includendo anche collezioni femminili di jeans e pantaloni, tutti ricchi di particolari dal sapore sartoriale e sofisticato che non trascurano innovazione e creatività.
“Tre anni fa, quando sono arrivato qui, l’azienda aveva un’identità prettamente classica e io ho cercato di traghettarla verso uno spirito più moderno e contemporaneo. Quella del rinnovamento penso sia un’esigenza con la quale tutto il mondo dell’abbigliamento classico dovrà necessariamente confrontarsi e infatti io sono molto attento in questo momento a cercare di conquistare anche un pubblico più giovane e per farlo servono una serie di accorgimenti che vanno al di là del prodotto. Ormai è diventata determinante la comunicazione e il modo in cui la si fa. Molti pensano, specialmente nel classico, che fare la comunicazione significhi fare la campagna pubblicitaria, limitarsi alla foto, ma quella è una cosa vecchia che produce l’effetto di un messaggio poco attrattivo per i giovani. Oggi esistono altri strumenti più efficaci che bisogna imparare ad usare.”
Sull’onda di questa evoluzione c’è un gusto molto più fashion che permea l’ultima campagna A/I 19-20 in cui le immagini, ispirate alle Polaroid dell’eclettico architetto, designer e artista torinese Carlo Mollino, sono uno sguardo a ciò che succede dietro le quinte durante il processo creativo che porta a immaginare i capi e a definirne il carattere, cominciando dalla scelta dei volti e dei personaggi che meglio li interpretano.
“Le due aree rispetto alle quali possiamo crescere sono sicuramente il denim e la donna che un anno e mezzo fa ho cominciato a seguire a stretto contatto con il team che la progetta. Prima del mio intervento i pantaloni da donna erano molto maschili e basici, invece a me piace e mi riesce più facile una donna femminile che oggi, per caratteristiche di prodotto, non vanta competitor sul mercato. Abbiamo avvicinato così un pubblico diverso, più giovane, una donna più attenta alla moda. Grazie ai nostri numeri importanti, vendiamo circa 400.000 capi l’anno, possiamo quindi supportare anche quest’altra collezione.”
Per concludere infine con l’operazione di rebranding: una necessità dettata da un labeling che avendo compiuto oramai dieci anni poteva apparire datato, e dalla prospettiva di poter ampliare in futuro l’offerta di prodotto.
Se è vero – come affermava Sir Francis Bacon – che il comportamento è un abito mentale e, come tale, dovrebbe avere tutte le caratteristiche di un indumento, è altrettanto vero che non c’è ornamento che dia più lustro a un gentiluomo del suo essere affabile e modesto indipendentemente dal posto che occupa. Nulla più della sua capacità di unire il vestire impeccabile, nel rispetto dei canoni delle mode classiche e con l’aggiunta di qualcosa di anticonformista, ma delicatamente e senza eccessi, con una personalità forte e un carattere unico. Un proprio stile personale, autentico e frutto di introspezione, che fa coincidere l’essere con l’apparire.
Sogni nel cassetto? Non ho un sogno nel cassetto, mi pare a volte limitante averne uno e non mi piace pormi dei limiti. Piuttosto ho obiettivi di miglioramento continui e ambiziosi. E l’atteggiamento mentale di chi è sempre aperto alla possibilità del cambiamento. Perché è solo così che le opportunità si presentano e si possono cogliere.
Desidero ringraziare per la cortese intervista Domenico Gianfrate, Global Business Development PT Torino
Io indosso pantaloni PT Torino
Foto di Elisabetta Brian