E’ l’amore per la moda, l’amore per i vestiti, non solo come oggetti straordinari ma anche come espressione della cultura che li ha prodotti, a determinare quell’attitudine, assolutamente vintage, di recuperare i gloriosi nomi del passato e allo stesso tempo ridefinirli nella contemporaneità dando loro un nuovo significato e una nuova dimensione tutt’altro che anacronistica.
Ne ho parlato con Elena Bertacchini che a Torino, nel 2011, ha fondato il negozio vintage elenab.
Francesca Interlenghi: Quello dell’abbigliamento vintage è un patrimonio sempre più valorizzato, anzi, direi che va proprio difeso ed esaltato per trarne visioni contemporanee. Mi racconti come è nato questo tuo progetto?
Elena Bertacchini: Non ho mai realmente lavorato nel mondo della moda ma sono sempre stata affascinata dagli abiti. Un fascino che ha radici lontane, nell’infanzia, quando la nonna, durante le estati trascorse in vacanza da lei, mi lasciava giocare con i suoi vestiti ed era una continua scoperta di cose meravigliose. Ricordo ancora i tessuti, una sensazione bellissima al tatto. C’era chiaramente in famiglia il giusto per il bello, per i prodotti di qualità, ed è stata questa probabilmente la molla che ha dato il via all’apertura del mio negozio vintage. E a mio marito l’idea piaceva molto, sicché anche con il suo supporto ho cominciato. Poi, fin dall’inizio, ho avuto la grande fortuna di conoscere Attilio Mazzini, titolare di un enorme archivio storico di abiti che partono dall’inizio del Novecento e arrivano fino ai giorni nostri. Chiaramente questo ha facilitato le mie ricerche e la mia selezione.
Francesca: Oltre a raffinata scelta di capi e accessori che vanno dagli anni Quaranta fino agli anni Ottanta, un’alternanza di brand più noti con quelli più di ricerca, c’è in negozio tutta parte dedicata all’abbigliamento militare che già a far data dalla Prima Guerra mondiale viene utilizzato con maggiore disinvoltura anche al di fuori del contesto prettamente bellico. Penso ad esempio all’uniforme – due pezzi gonna e giacca – di quell’organizzazione di volontariato che fu il Corpo motorizzato femminile d’America.
Elena: Mio marito ama moltissimo l’abbigliamento militare, infatti non manca in negozio ed è tutto rigorosamente vintage. La qualità dei capi militari dagli anni Venti fino agli anni Settanta, fino all’avvento del sintetico, è altissima. Sono capi molto belli e c’è una nicchia di persone che conosce accuratamente questo tipo di prodotto. E che sa che la cerniera corrisponde a una determinata epoca, il taglio a un’altra, le tasche ad un’ altra ancora. Pratico e confortevole, l’abbigliamento militare si presta a molteplici declinazioni.
Francesca: Torino è nota per essere una piazza piuttosto conservatrice, almeno in fatto di abbigliamento. Cosa significa in questo momento storico, e in questa città, fare una proposta estetica fondata su elementi che appartengono al passato?
Elena: Circa otto anni fa, quando ho aperto il negozio, non esisteva nulla del genere a Torino. Da questo punto di vista ho fatto il cosiddetto salto nel vuoto. Ma le motivazioni sottostanti erano forti. Mi rendo conto che è necessario mettere la parola fine a questo enorme consumo di capi di abbigliamento prodotti dalla grande industria e dalle grandi catene che non hanno assolutamente rispetto nemmeno della vita umana. Basti pensare alla qualità così scadente dei tessuti o alle stoffe trattate con agenti chimici inquinanti. Io credo che, soprattutto le nuove generazioni, guardino con maggiore consapevolezza al mondo della moda. Consapevoli che dobbiamo ritornare a parlare di qualità e consapevoli che tutto questo spreco, tutto questo usare e buttare, non è più sostenibile. Io credo che il vintage possa essere una valida alternativa al mercato del fast fashion, il giusto compromesso tra abbigliamento di qualità e prezzo accessibile.
Francesca: Potremmo allora dire che, considerate le circostanze, il vintage si impone come scelta etica oltre che estetica?
Elena: Certamente per me è anche una scelta etica oltre che estetica. Nel mio percorso il vintage è stato molto importante a livello estetico perché ho quei ricordi bellissimi di quando ero piccola. E perché amo il bello, che trovo oggi nel vintage ad un prezzo che mi posso ancora permettere. Ma è anche una scelta con delle implicazioni etiche perché mi rendo conto di quanto poco valgano i prodotti di massa se comparati con questi. Il concetto di recupero e quello di ri-uso sono oggi più che mai fondamentali per riscoprire il valore dei tessuti e dei tagli di qualità.
Desidero ringraziare per la cortese intervista Elena Bertacchini fondatrice di elenab. vintage shop – Facebook – Instagram
Foto di Alberto Nidola