EXPLORING THE VIVID WORLD OF NAYRA MARTIN REYES

Interessata alla politica, alla società, alle questioni di genere, ai temi dell’ecologia e della libertà, Nayra Martìn Reyes (Santa Cruz de Tenerife, 1979) è un’artista indipendente, e irriverente, che si esprime attraverso l’utilizzo di diversi media: la pittura, la performance, la scultura e il disegno. In questa intervista parliamo della sua pratica artistica e dei prossimi progetti futuri, tra cui una mostra a Milano.

Interested in politics, society, gender issues, themes as ecology and freedom, Nayra Martìn Reyes (Santa Cruz de Tenerife, 1979) is an independent and irreverent artist who expresses herself by using different media: painting, performance, sculpture and drawing. In this interview we talk about her artistic practice and the upcoming projects, including an exhibition in Milan.

Nayra Martìnez Reyes

Francesca Interlenghi: Prima di tutto, e per introdurre il tuo lavoro al pubblico italiano, vorrei chiederti come sei approdata alla pittura e che tipo di evoluzione la tua pratica artistica ha subito negli anni. 

Nayra Martìn Reyes: La pittura è liquida e come un fluido scorre. E io sono fluita insieme ad essa, dal primo giorno, in completa simbiosi, molto prima di iniziare a frequentare la scuola d’arte. Ancora oggi vivo la stessa sensazione, affascinata dalla versatilità, dalla ricchezza e dalla vivacità di questo medium. Tuttavia, come ogni passione, è stata costellata di alti e bassi. Ci sono stati lunghi periodi di tempo in cui ho abbandonato la tela. Durante questi intervalli, ho coltivato altri spazi mentali creativi, sia realizzando installazioni in situ su larga scala  – la Biennale di pittura del Belgio e il centro artistico BOZAR a Bruxelles – , sia dedicandomi all’attività perfomativa presso l’Instituto Cervantes (Bruxelles), alla Hans & Fritz Contemporary Gallery (Barcellona) e al Vondels CS (Amsterdam). Eppure, è stato indagando questi altri ambiti, godendo della libertà sfrenata che offrivano, che ho scoperto di essere attratta, ancora una volta, dalle setole e dai pigmenti. Muovere da nuove prospettive, specialmente insistendo sulla femminilità del XXI secolo, ha riacceso la mia passione e sebbene la pandemia ci abbia sfidato tutti, e in così tanti modi, è stata per me un ottimo pretesto per godere dell’intimità del mio studio, includendo un approccio più immersivo e corporeo al mio lavoro

Francesca Interlenghi: Firstly and to introduce your work to the Italian public, I would like to ask how you got into painting and what kind of evolution your artistic practice has undergone over the years?

Nayra Martìn Reyes: Paint is liquid and as a fluid, it flows. I flowed with it from day one, entirely hooked way before attending art school and I’m still hooked to this day, fascinated by the versatility, richness and vibrancy of the medium. However, like any passion, there have been ups and downs. There have been long periods of time when I grew sick of the sight of canvas. During these fallow intervals I threw myself into other creative mindspaces, firstly by creating in-situ large scale installations (the Biennial of Painting of Belgium and the BOZAR arts centre in Brussels) and secondly by performing, with shows at the Instituto Cervantes (Brussels) at Hans & Fritz Contemporary Gallery (Barcelona) and at Vondels CS (Amsterdam). Yet it was by delving into these other creative spheres, revelling in the unrestrained freedom they offered, that I found myself drawn once again to the bristles and pigment. Portraying these newfound perspectives, especially through the lens of 21st Century womanhood, reignited my passion, and while the pandemic has challenged all of us in so many ways, for me it offered the perfect excuse to become reacquainted with the intimacy of my studio, incorporating a more immersive and corporal approach to my work.

Nayra Martìnez Reyes

Francesca: Come descriveresti il tuo processo creativo?

Nayra: Recensendo il mio lavoro, qualcuno una volta ha definito il mio stile e il mio approccio “del tutto non addomesticati”. Cosa che, sebbene volesse essere chiaramente una critica, ho considerato come un complimento. Sono una persona assolutamente intuitiva, mi guida l’istinto e vado dove mi porta la mia passione. Questo si riflette ovviamente nella mia creatività. Inoltre, come donna, sono completamente alla mercé del mio ciclo. Non provo nemmeno a combatterlo, piuttosto lo utilizzo come motore creativo. Per me la preparazione è più un rituale, in cui l’atmosfera e la stato mentale sono molto più importanti di qualsiasi considerazione relativa al medium, ai materiali o al risultato. E nulla è escluso. Il mio scopo é quello di forgiare, attraverso l’atto creativo, un’esperienza personale quasi tangibile, sia per me che per lo spettatore. Ecco perché abbraccio contestualmente elementi opposti, siano essi seducenti o respingenti, gentili o violenti, comodi o scomodi, tesi o rilassati. L’onestà è tutto, e solo cercando in ogni angolo si può trovare la vitalità della mia creatività e della mia umanità. Questo richiede tempo e dedizione: non è inusuale per me lavorare ininterrottamente per dodici o quindici ore, fermandomi solo per riflettere sui miei progressi.

Francesca: How would you describe your process of working?

Nayra: Someone once said in a review of my work that my style and approach appeared ‘entirely undomesticated’, which although clearly intended as an insult, I considered a badge of honour. As a person I am entirely intuitive, driven by instinct and following where my passion leads, and this is reflected in my creativity. Furthermore, as a woman, I’m wholly at the whim of my cycle. I don’t even try to fight it, but instead utilise it as creative fuel. For me, preparation is more a ritual, where atmosphere and mindset are far more important than any consideration of medium, materials or outcome. And nothing is ruled out. I aim to forge a personal, almost tangible experience through the act of creation, both for myself and the viewer. That’s why I actively embrace the extremes, be they alluring or ugly, gentle or violent, soothing or uncomfortable, tense or relaxed. Honesty is everything, and only by searching in every corner can the vitality of my creativity and humanness be found. And that takes time and dedication; it’s not unusual for me to spend twelve or fifteen hour shifts at work, stopping only to reflect on my progress.

Nayra Martìnez Reyes

Francesca: E’ interessante notare come il colore pervada la tua pratica in maniera quasi trionfale. Si potrebbe dire che la tua esuberanza cromatica favorisce in qualche modo la tua indagine sul tema della vita?

Nayra: Il colore per me è sinonimo di esistenza, essenziale nell’affermare la vita. Non ho linee guida o regole collegate al processo di scelta della mia tavolozza. Sono semplicemente una nave alla deriva nella marea della mia immaginazione. Ci sono così tanti fattori in gioco che tentare di spiegare perché faccio quello che faccio è come sciogliere un nodo gordiano, anche se, credimi, ci ho provato. Quello che posso dire è che arrendendomi alla mia natura e alla natura stessa, sono sempre suscettibile alla suggestione, sia nella vita che nell’arte. Ecco perché se non c’è una buona ragione per dire “no”, allora dirò “sì”. Pensare troppo e/o analizzare troppo non mi ha mai fatto bene. La vita per me è semplicemente una serie di momenti folli/assurdi/surreali/esoterici punteggiati dalla realtà mondana e intendo aderire ad ognuno di quei momenti con tutto ciò che ho da offrire.

Francesca: It is very interesting to see how the triumph of color pervades your practice. Am I correct in saying that this chromatic exuberance furthers your exploration of the notion of life?

Nayra: Colour to me is synonymous to one’s existence; essential and life affirming. I have zero guidelines or red tape attached to the process of choosing my palette; I’m simply a ship adrift on the tide of my own imagination. And there are so many factors at play that to attempt to explain why I do what I do is akin to untying a Gordian knot – though believe me, I’ve tried. What I can say is that by surrendering to my nature and nature itself, I’m always susceptible to suggestion, both in life and art. That’s why if there’s no good reason to say ‘no’ then I’ll say ‘yes’. Over thinking and/or over analysing has never done me any good. Life to me is simply a series of crazy/absurd/surreal/esoteric moments punctuated by mundane reality and I intend to embrace each of those moments with everything I have to offer.

Nayra Martìnez Reyes

Francesca: Sei nata a Santa Cruz de Tenerife (Isole Canarie) e attualmente vivi e lavori a Gent (Belgio). In che modo questi luoghi hanno influenzato il tuo approccio al colore e, più in generale, la tua estetica?

Nayra: Tenerife è un posto strano. Nascosto nell’estremità più meridionale dell’Europa (sebbene geograficamente africano) e abitato da un popolo privato della propria identità, è una sorta di crogiolo culturale/sociale. Di certo non mi sento spagnola ma, conoscendo così poco le vere origini dell’isola, mi sento per molti versi una senzatetto, senza nulla a cui aggrapparmi o a cui appartenere. Eppure sono orgogliosa di provenire dalle Isole Canarie, non tanto per la mia identità ma semplicemente perché sono il prodotto di un paradiso naturale. Amo il paesaggio, i verdi lussureggianti del nord, le sfumature vulcaniche, l’abbondanza di rossi, gialli e blu floreali. Il fatto di trovarmi a Gand è stata semplicemente una casualità, frutto di uno di quei momenti assurdi di cui ho parlato poc’anzi. Per i primi diciotto mesi circa, l’assoluta mancanza di colore e la miriade di grigi, mi hanno divorata come la fame. Essendo nuova del posto, ho fatto del mio meglio per adattarmi, concentrandomi sulla luce invece che sul colore. Ma tutto ciò, dal punto di vista creativo, produceva un risultato piuttosto flebile. Così sono tornata al colore – cosa che in qualche modo ha diviso il popolo dell’arte – scoprendo che Gand era piena di colore. Bastava solo sapere dove (e soprattutto quando) guardare. A Tenerife la vita è vissuta attraverso una lente di perpetua primavera, mentre a Gand la primavera è un momento da amare. I primi germogli di verde, i rossi e gli ori degli uccelli acquatici, i cieli azzurri di Magritte.

Francesca: You were born in Santa Cruz de Tenerife (Canary Islands) and you are currently living and working in Ghent (Belgium). How have these places influenced your approach to color and, more generally, your aesthetics? 

Nayra: Tenerife is a strange place. Hidden away on the southernmost periphery of Europe (though geographically African) and inhabited by a people shorn of their authentic identity, it really has the feeling of some kind of cultural/social melting pot. I certainly don’t feel Spanish, but with so little known of the island’s true origins, I feel in many ways homeless, with nothing to hold onto or belong to. Yet I’m a proud Canarian not in my identity, but simply that I’m a product of a natural paradise. I yearn for the landscape, the lush greens of the north, the volcanic shades, the abundance of floral reds, yellows and blues. That I found myself in Ghent was simply another case of me seizing one of those absurd ‘moments’ I discussed earlier. And for the first eighteen months or so the utter lack of colour, the myriad greys, ate away at me like hunger. Being the new guy, for a while I did my best to fit in, focusing on light in place of colour, but it all left me feeling creatively anaemic. So the colour returned – which somewhat split opinion amongst the art crowd – and it was only then that I discovered that Ghent was full of colour itself; you had only to know where (and more vitally, when) to look. In Tenerife life is lived through a lens of perpetual Spring, whereas in Ghent Spring is a time to cherish. The first shoots of green, the waterfowl reds and golds, Magritte’s blue skies.

Nayra Martìnez Reyes

Francesca: La performance è un altro mezzo strettamente connesso al tuo lavoro. Potresti approfondire un po’ il concetto di corpo e dirmi perché hai deciso di utilizzarlo come veicolo per esprimere la tua arte?

Nayra: Quando ho preso in considerazione per la prima volta la performance, come sfogo creativo, mi sono sentita privilegiata a rappresentare sia la mia femminilità che il mio femminismo, con onestà, eliminando ogni artificio o pretesa e semplicemente trasmettendo il mio messaggio nel modo più diretto possibile. Il vantaggio della performance rispetto ad altri mezzi artistici, è la relazione che si instaura con il pubblico, la capacità di giocare con le emozioni e i preconcetti con assoluta immediatezza. Inoltre, essa è irripetibile. Come lo sbattere delle palpebre: se perdi quel momento lo hai perso per sempre e qualsiasi dibattito o analisi sull’accaduto è alimentato solo dalla memoria. Un dipinto invece cristallizza un momento per i posteri e solo la sua distruzione può negarlo. Una performance è effimera, polvere di stelle. Per quanto riguarda la mia nozione di corpo, sono cresciuta arrampicandomi nuda sulle rocce vulcaniche delle spiagge, procurandomi tante cicatrici e con un atteggiamento di completa indifferenza rispetto a come gli altri mi percepivano. Questa ossessione sociale per l’apparenza, per la vanità, è allo stesso tempo oscena ma intrigante ed è qualcosa a cui ho alluso in molti dei miei lavori. Per me, siamo tutti semplicemente mammiferi bipedi, di forme, dimensioni e colori diversi. Il fatto che diamo giudizi così radicali riguardo al nostro aspetto esteriore, specialmente in relazione alle donne, è sconcertante. Sarebbe legittimo pensare che il progresso possa eliminare piuttosto che accentuare una lettura così superficiale dell’umanità. Ma è chiaro che non è così.

Francesca: Performance is another medium that is strictly connected to your work. Could you elaborate a little bit on the notion of body and why you decided to use it as a vehicle for expressing your art?

Nayra: When I first considered performance as a creative outlet, I felt honour bound to portray both my femininity and feminism with honesty, stripping away any artifice or pretension and simply getting my message across in the most direct manner possible. The advantage of performance over other art mediums, is the connectivity it allows you with your audience, the ability to play with their emotions and preconceptions with absolute immediacy. Furthermore, it’s a one shot deal – I like that if you blink you miss it and any debate or analysis is fueled only by memory. A painting captures a part of you for posterity, and only its destruction can deny it. A performance is ephemeral, stardust. As for my notion of body, I grew up scrambling naked over volcanic rocks on beaches, littering my body with scars and entirely unaffected by how I was perceived by others. This societal obsession with appearance, of vanity, is both obscene yet intriguing and is something that I’ve alluded to in many of my works. To me, we’re all simply bipedal mammals who come in all shapes, sizes and colours; that we make such sweeping judgements in regards to our exteriors- especially in relation to women-, is baffling. You’d think that progress would eliminate rather than accentuate such a superficial reading of humanity. But it’s clear this isn’t so.

Nayra Martìnez Reyes

Francesca: Le vagine ironiche ma iconiche che dipingi, associando liberamente immagini di verdure con immagini anatomiche, rivelano il tuo obiettivo di abbattere lo stereotipo del corpo femminile come corpo a caratterizzazione prevalentemente sessuale. Me ne puoi parlare?

Nayra: Per molte ragioni per le quali non sono sicura di voler davvero entrare qui nel merito (ma sono note a tutti), le donne sono sempre state accompagnate da un senso di vergogna riguardo alla loro sessualità, rispetto ai loro corpi e ai loro genitali. Bene, in poche parole, quel tempo è finito e tocca a noi, come donne, mettere le cose in chiaro. Non cerco alcun tipo di vendetta o condivisione di colpe, ma quello che voglio è che le donne prendano consapevolezza del loro corpo e, inoltre, che lo celebrino. Come disse Germaine Greer: “Donna, ama la tua figa!”. Niente più associazioni negative, niente più dubbi su sé stesse o vergogna, niente più ascolto di coloro che desiderano, con le loro ideologie obsolete, solo perpetuare il nostro servilismo e la nostra obbedienza. Tutti questi fattori hanno avuto un’influenza diretta sul mio progetto (This ist) The Garden of Eden, sostituendo il tradizionale vuoto pornografico/anatomico con qualcosa di più evocativo, una nuova iconografia: sesso positivo, poetico e vibrante.

Francesca: The ironic yet iconic vulvas you paint, by freely associating images of veggies with anatomical ones, reveal your aim to break down the stereotype of the female body as a body predominantly marked by sexual value. Could you talk about that?

Nayra: For many reasons that I’m not sure I really want to get into here (but we all know) women have always been instilled with a sense of shame in regards to their sexuality and thus their bodies and thus their genitalia. Well, simply put, that time is over and it’s up to us, as women, to set the record straight. I’m not looking for any type of revenge or to apportion any blame, but what I do want is for women to take ownership of their bodies, and furthermore, to celebrate them. As Germaine Greer said ‘Lady, Love your Cunt!’. No more negative associations, no more self doubt or shame, no more listening to those whose obsolete ideologies wish only to maintain our servility and obedience. All these factors were a direct influence on my (This ain’t) The Garden of Eden project, replacing the traditional pornographic/anatomical void with something more evocative, a new iconography, sex positive, poetic and vibrant.

Nayra Martìnez Reyes

Francesca: In riferimento a questo tema, che tipo di responsabilità senti di avere come artista oltre che come donna?

Nayra: La mia responsabilità come artista è quella di essere il più diretta possibile nel mio messaggio, eliminando ogni vanità personale, ego o ambizione. Purezza, Accuratezza, Bellezza e Autenticità è il mantra con cui cerco di vivere la mia vita di artista. La mia responsabilità di donna è più difficile da definire. Come individuo, il mio unico scopo è quello di aumentare la consapevolezza della disuguaglianza e dell’ingiustizia, specialmente in riferimento alle donne, e generare la possibilità di cambiamento attraverso l’unità, indipendentemente dal genere.

Francesca: In reference to this theme, what kind of responsibility do you feel you have, as an artist and as a woman?

Nayra: My responsibility as an artist is to be as direct as possible in my message, stripping away any personal vanities, ego or ambitions. Purity, Accuracy, Beauty and Authenticity is the mantra I attempt to live my life as an artist by. My responsibility as a woman is harder to pin down. As an individual my only aim is to raise awareness of inequality and injustice, especially when faced by women and to engender the possibility of change through unity, regardless of gender.

Nayra Martìnez Reyes

Francesca: Nei tuoi dipinti c’è una parte specifica del corpo che è riconoscibile ma, allo stesso tempo, è anche astratta e difficile da definire. Non so se sono nel giusto, ma sembra che ci sia qualcos’altro nel tuo lavoro aperto all’interpretazione. 

Nayra: L’interpretazione è sempre negli occhi di chi guarda, ma non sono mai stata un’artista che ha voluto nascondere la propria visione o intenzione, solo per il gusto di farlo. In alcuni dei miei dipinti precedenti, le vagine erano abbastanza esplicite e, sebbene quei quadri fossero belli, sentivo che alcune persone non riuscivano ad andare oltre l’elemento ritratto. È stato allora che mi è venuta l’idea di rendere le immagini più “fruttate”, cullando lo spettatore ignaro con colori vivaci e innocenti, prima di inserire un aspetto più anatomico, man mano che la visione procedeva. In questo modo ho scoperto che alcune persone, che non erano state in grado di confrontarsi con le opere originali, riuscivano a farlo con questi dipinti, quasi altrettanto espliciti. A volte nella vita, quando la porta d’ingresso è chiusa a chiave, devi scavalcare la recinzione e provare a entrare dalla finestra sul retro!

Francesca: In your paintings there is a specific portion of the body that is relatable but also one that is abstract and hard to pin down. I don’t pretend to hold the truth in my hand, but there seems to be something else in your work open to interpretation. Do you agree with this?

Nayra: Interpretation is always in the eye of the beholder, but I’ve never been an artist to obscure my vision or intent for the sake of it. Some of my earlier portrayals of vulvas were fairly explicit, and although beautiful, I felt certain demographics couldn’t get beyond the subject matter. This is when I hit upon the idea of making the imagery more ‘fruity’, lulling in the unsuspecting viewer with the bright, innocent colours, before inserting a more anatomical aspect as the display progressed. By doing this I found some people who had been unable to handle the original works were now enjoying paintings that were almost equally as explicit. Sometimes in life, when the front door is locked, you have to climb over the fence and try climbing through a back window!

Nayra Martìnez Reyes

Francesca: Quali i prossimi progetti?

Nayra: In questo momento godo del privilegio di lavorare a  una serie di interessanti progetti, che coprono tutte le aree della mia sfera creativa. Innanzitutto ho una bella mostra in programma a Milano, a marzo 2022, dove esporrò i miei dipinti, le vagine fruttate. Sto anche lavorando a un libro di fotografia, Moist, che vuole indagare la suggestione erotica dei frutti della vita reale. Tema che mi è stato suggerito dalla mia community di Instagram e la cui realizzazione è molto divertente. Infine, sto preparando due progetti nelle Isole Canarie. Si tratta di un’installazione in situ per un festival d’arte all’aperto a Gran Canaria, all’inizio del 2022, e di una mostra personale nella mia città natale, Santa Cruz de Tenerife.

Francesca: Do you have any upcoming projects?  

Nayra: Right now I’m in the privileged position of having a number of intriguing upcoming projects covering all areas of my creative canon. Firstly, there’s a fascinating exhibition in Milan in March ‘22, where I’ll be displaying my fruity vulva paintings, which I’m very much looking forward to. I’m also currently working on a book of photography, Moist, exploring the erotic suggestiveness of real life fruits that have been suggested by my Instagram community, which has been a great deal of fun to compile. Finally, I’m preparing two projects in the Canary Islands. The first is an in-situ installation for an outdoor art festival in Gran Canaria in early 2022, while the second is a solo exhibition in my hometown of Santa Cruz de Tenerife.

Nayra Martìnez Reyes

 

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