FARGAS, CITTA’ ANIMALE

Le favole dei poeti, le fughe per gli azzurri miti sono come sogni d’oppio, scriveva Giovanni Boine, cercatore d’anime più che letterato. Chiusa nel mio buiore – potrei continuare parafrasandolo – questi blandi idilli mi quietano, questi visi di cose e di anime ad uno ad uno mi distraggono e mi chiariscono.

I visi di cose e di anime si fanno strada in un muro tutto crepe, fluttuano dentro una Città animale. Vi si trovano un deserto che sembrava amore, un libro stampato con su scritto il mio nome, questa profondità abissale, Milano una tempesta di neve e cemento, un fiore inutile, una paura giustificata, una luce accesa, un abbraccio della sorella mai amata.

Parole in musica dal brano che dà il titolo all’ultimo lavoro dei FARGAS, la band del poliedrico Luca Spaggiari: musicista, autore, produttore e fondatore insieme a Renzo Picchi e Giacomo Radi di Private Stanze, etichetta discografica, collettivo, eventi, esperimenti, amore, morte e ribellione.

Luca Spaggiari, Fargas, Ph. Elisabetta Brian

Un atto di pirateria urbana, come lo definisce lui stesso, un bottino di immagini saccheggiato – quasi a voler emulare le gesta del misterioso pirata che dà il nome al gruppo – dalla scena del reale. Il risultato è un arcipelago umano che riaffiora nell’alternanza di ballate morbide e pezzi più ritmati, negli arrangiamenti minimali che restituiscono atmosfere d’autunno, di nebbia e di pioggia, in cui le persone si incontrano e si confondono con il senso del vivere.
“Cosa c’è dentro l’album lo devo ancora scoprire. Di certo non ci sono io, io come protagonista intendo. Rimango ai margini, come un osservatore esterno che si limita a raccontare delle storie, tutte vere. Un generoso atto d’amore nei confronti degli altri: guardarli, scrutarli, passare il tempo al mercato in mezzo alle persone o vedere gli stessi miei ricordi con occhi diversi. Ci sono immagini che si sono sedimentate nella mia testa e che non mi hanno mai lasciato. Penso al brano “Signorina anarchia” nato da un appunto scritto da qualche parte prima ancora che uscisse il mio album d’esordio: una citazione di De Andrè che ho voluto conservare. Ci sono anche molti spaccati di momenti miei vissuti tra Modena e Milano e racconti come “Inverno d’Italia” in cui ho voluto descrivere la storia di un mio amico che dopo aver lavorato tanto non è riuscito nemmeno ad avere un sussidio di disoccupazione ed è dovuto andare via. E nemmeno via è poi così felice.”

Luca Spaggiari, Fargas, Ph. Elisabetta Brian

Cresciuto con un padre che non era un vero e proprio musicista “in realtà lui cercava una scusa per non fare il garzone di bottega” racconta sorridendo “e organizzava feste nella Modena di allora, quella degli anni Sessanta, quella di Dalla, Mingardi e i Nomadi con i quali ha fatto anche qualche data”, subisce la fascinazione del cantautorato italiano degli anni Settanta: De Gregori, Venditti, Battisti.
“Con Lucio (Dalla ndr) ci siamo frequentati per un po’ di tempo. L’avevo conosciuto una sera a casa di amici e in quella occasione avevo cucinato io, anche per lui. Da lì abbiamo continuato a vederci. Un uomo di una generosità umana e materiale stupefacente. Diceva a chi era in casa sua: prendi quello che vuoi e portatelo via. Lui non sapeva che io cantavo, non gliel’ho mai detto perché non volevo inquinare il nostro rapporto.”

Luca Spaggiari, Fargas, Ph. Elisabetta Brian

Il primo mini-album La grande onda arriva nel 2002 presso un’ emergente StraniSuoni, all’epoca fucina e factory per giovani cantautori.
“L’adolescenza, per me come per tutti credo, è stato un periodo in cui la scrittura ha avuto un ruolo importante. In quegli anni un amico, Valerio Borgonuovo, legge i miei testi e vi ritrova un andamento musicale, un ritmo che è sempre appartenuto, in maniera naturale, ai miei scritti. Siccome stava mettendo insieme una band, mi chiede se può far cantare le mie parole al cantante del suo gruppo. Ma un giorno presenzio alle prove e niente di quello che sento mi piace, nel senso che era tutto molto distante da ciò che avevo in mente. Quindi ci provo io che fino a quel momento mi ero esibito solo in auto, nei viaggi con i miei genitori che mi imploravano di smettere tanto ero stonato. E’ così che ho iniziato a cantare, in questa formazione che è durata pochissimo. Dopo di che io e Valerio abbiamo preso una strada solitaria che ci ha portati con il tempo ai Fargas.”

Francesca Interlenghi, Ph. Elisabetta Brian

Arrivano i primi passaggi radiofonici, le interviste e la finale all’accademia di Sanremo dove ottengono il premio della critica. Eppure quattro anni di vuoto si abbattono su quell’esordio felice.
“Un incidente in auto, con il mio caro amico, il bassista, che purtroppo non è più qui a raccontarlo. E’ stato in quel momento che ho deciso di mollare tutto e per un po’ ho fatto altro, quello che gli altri definiscono un lavoro. C’è voluto del tempo per riprendermi. Non sono credente ma da qualche parte, in qualche modo, lui lo sento sempre, ha sempre un po’ suonato con me. E così un giorno ho chiamato Lorenzo Confetta, il mio produttore di allora, e gli ho detto che volevo tornare a fare un disco. La sua risposta è stata: benissimo, ti volevo fare una sorpresa, volevo dirti che non ho mai cancellato il tuo contratto! Io avevo scritto un romanzo nel frattempo e da quello è nato il lavoro Nozze di strada che mi è valso il premio MEI come migliore autore italiano.”

Luca Spaggiari, Fargas, Ph. Elisabetta Brian

Quello di Luca è un mondo di immagini e di sogni da cui estrarre figure. Un orizzonte infinito all’evocazione del racconto sul mondo in cui le note rendono visibile l’occultamento, emotivo e onirico, dell’artista. Le scene e le allegorie dei suoi desideri e delle sue visioni ritornano con urgenza, nella necessità di immediato, si fanno ritmo stravolto nel momento del canto quando la voce intenzionalmente non asseconda la musica ma gioca a contrasto. Quando la curiosità, e tutte le curiosità, trasformano lo spazio urbano e extra urbano in dimensioni senza spessore e materialità. E tutto si fa esperienza nuova.

Luca Spaggiari, Fargas, Ph. Elisabetta Brian

E si fa anche esperienza solista, nel 2016, con l’album Eravamo Occidente definito da John Cale “il miglior album italiano mai ascoltato, un grande esempio di post pop.”
“Un disco nato da un accadimento casuale, una nevicata in realtà, e trovarmi bloccato nella casa-studio in cui vivevo allora è stata l’occasione per scrivere del sogno che avevo fatto quella notte. Davanti agli occhi stralci di una civiltà distrutta dall’eccessivo consumismo, ballerine con la pelle dai colori più strani che ballavano nude sui tavoli, una città popolata solo di rovine. Io cercavo la mia donna che si era persa, vagando tra i resti di un luogo ormai fantasma. Le parole del disco descrivono questo scenario e gli arrangiamenti sono molto veloci, casuali, imperfetti, perfino scabri. Ma ho deciso di tenerli così apposta perché ho creduto nella primissima suggestione venuta da quel sogno e tuttora sono convinto sia stata la scelta giusta. Se tu avessi visto con i miei occhi il luogo in cui mi trovavo non avresti voluto sentire pezzi arrangiati diversamente o sovra-arrangiati. Non ti saresti aspettata un lavoro perfetto.”

Irriverente. Autonomo. Anarchico. Resiliente. Poetico. Struggente. Combattente. Luca Spaggiari canta con note essenziali le sue creature, il loro bisogno di amare e essere amate, l’insofferenza a ogni genere di sopraffazione. E le riflette, come uno specchio deformante ma veritiero.

Luca Spaggiari, Fargas, Ph. Elisabetta Brian

“Cos’è il cantautorato italiano oggi mi chiedi? Giacchette usate e post su Instagram. Senza filtri ti risponderei così. Certo, prodotti buoni ce ne sono ma il problema è che quando la Resistenza conquista il potere e condivide le sue istanze con una fetta molto più ampia di pubblico, come si può sollecitarla a far meglio se a farle da contrappunto non c’è più nessuno? Se viene meno la stessa Resistenza? Quello che manca oggi è lo stimolo combattivo. Non sono un guerrafondaio ma lottare per arrivare da qualche parte, lottare contro qualcuno, è una forma di esistenza umana. Non c’è nessuna rivoluzione in atto oggi. La rivoluzione è finita. Ci sono i resistenti, si. E io mi ritengo un resistente”.

Luca Spaggiari, Fargas, Ph. Elisabetta Brian

 Desidero ringraziare per la cortese intervista Luca Spaggiari cantante dei FARGAS  – SpotifyFacebookInstagram

Il 13 febbraio 2020 live allo Stones Cafè, Vignola 

Foto di Elisabetta Brian 

Location Spazio Kryptos, Milano 

Io indosso un abito Faeze Mohammadi, orecchini Elena Brasa, bracciale e anello Nobahar Design

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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