FAVOLE, FORME, FIGURE

C’è da una parte l’ispirazione creatrice di Elle Venturini, la straordinaria ampiezza con cui il suo vestire esplora mondi diversi: il passato e il futuro, il mito e il sogno, il rigore e l’armonia.

E dall’altra una personalità di fiaba, quella di Sonoko Delon, che pare uscita da un universo immaginario per riempire l’attesa estetica con linee e maniere nuove.

A rendere possibile l’incontro tra i due estremi il Kubo di Andrijana Popovic, luogo di condivisione e ricerca, teatro di una vitalità spontanea in cui all’emozione viene sempre garantita la possibilità di correggere la regola, anche quella del vestire. Ecco allora che si svelano, come in un gioco di corrispondenze, complicità e desiderio e la capacità di identificarsi con l’altro, di sentire ciò che l’altro sente. Si tratta di empatia e di un dialogo visuale intersoggettivo che si instaura tra la creazione e la sua rappresentazione.

La sintesi del corpo e dell’abito – fuori contesto, sovvertito, invertito, indossato a rovescio – compone, nelle immagini del fotografo Anselmo De Filippis, nuove favole, forme, figure. A testimoniare la potenza di un messaggio che, pur votato alla sua coerenza, è sempre capace di rinnovarsi e sorprendere.

“Non uso mai gli occhi per vedere o la mente per pensare” mi dice Sonoko “so usare solo il mio cuore per sentire. E’ stato il cuore a dirmi di trasferirmi da Tokyo in Italia, un passo difficile certo. Non so bene cosa succederà e non lo posso nemmeno immaginare ma voglio provare pur tra le tante difficoltà, a cominciare da quella della lingua. Però qui in Italia accadono cose belle come l’incontro con le creazioni di Elle Venturini. Ho usato i miei sentimenti per interpretare i suoi abiti, sentendo i materiali, lavorando sui volumi, rispettando il suo design ma adattandolo in qualche modo alla forma del mio corpo. Dicono che io sia strana ma per me è un gran complimento. Io amo il mio corpo e ho fatto in modo che si animasse dentro i vestiti di Elle Venturini, vivendoli alla mia maniera, attraverso i miei movimenti. Perché io detesto l’idea di stare in posa e quando sfoglio le pagine delle riviste di moda provo solo disinteresse, mi annoiano perché non la sento la storia. Le immagini del sistema moda molto spesso non mi suscitano alcuna emozione. Le mie espressioni e il mio corpo devono invece sempre raccontare una storia, devo sentire il fuoco dentro. Che io mi piaccia o non mi piaccia poca importa, quel che conta è che io non mi annoi mai di me stessa. E con Elle Venturini è accaduto tutto questo.”

Quello che invece a me interessa, al di là dell’efficacia estetica, in questo percorso di ricerca e di scrittura che ho intrapreso, è sempre la messa in comune di stati emozionali, mi interessano le situazioni in cui le persone condividono la propria umanità smarcandosi dal ripiegamento individualistico. Lo trovo un momento privilegiato di accordo tra gli uomini, capace di attivare l’immensa varietà delle nostre riflessioni su noi stessi. E per questo fautore di costante evoluzione.

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