Si intitola «FERMI, FERMI TUTTI. Percorsi della fotografia di gruppo» la mostra che a Brescia lo Spazio Fondazione Negri ospita sino al 27 febbraio 2024. Il progetto espositivo, frutto della prima collaborazione tra Ma.Co.f Centro della Fotografia Italiana e Fondazione Negri, raccoglie immagini di gruppo che raccontano un paese, le fabbriche del Novecento, storie di immigrazione, scene di matrimoni, o ancora, il pensiero creativo di chi c’è dietro l’obiettivo.
Il titolo richiama una sezione i cui scatti rivelano la duplice operazione del fotografo che fotografa un fotografo che fotografa: viene a galla l’attesa, la professionalità o il dilettantismo, il cavalletto o la mano libera, la luce naturale o il flash, la verità o l’inganno. Alla foto di gruppo si aggiunge l’altro protagonista, quello che generalmente non viene considerato e che dice «Fermi. Fermi tutti».
La raccolta attraversa il tempo e lo spazio, da metà Ottocento ad oggi, partendo dalla provincia bresciana, passando per i villaggi della Birmania e i mercati del Bangladesh, fino ad arrivare al deserto del Sinai. Tra gli autori esposti, si va dall’eclettico Giovanni Negri, che dispone con maestria gli operai trasformando la scenografia in protagonista della rappresentazione, ad Antonio Predali, oste e fotografo, all’inizio del Novecento a Marone (lago d’Iseo), che di quel luogo diventa la memoria storica. Si prosegue con N.V.Parekh e Renato Corsini che, in modo diverso, raccontano di comunità lontane da quelle nelle quali sono cresciuti. Il primo è un giovane indiano immigrato in Kenya, che grazie ad uno sguardo fresco diventa il primo ritrattista del paese, per fama e bravura, delle famiglie del luogo. Il secondo, per presentare all’Occidente usi e costumi di mondi lontani, tramite un semplice telo su cui si accomodano i suoi soggetti, decontestualizza ciò che sta scattando, così quei gruppi di persone tanto diverse tra loro vengono raccontate con un linguaggio che è sempre lo stesso: quello universale della fotografia. E ancora, le immagini di gruppo che descrivono la fine di un anno accademico, di un corso di addestramento o la magia di un matrimonio, arricchiscono il percorso presentando altri linguaggi, più riconoscibili dal pubblico perché nel quotidiano della vita di ciascuno. Infine il colore, con la «Staged Photography» di Dorothy Bhawl, che da fotografo si trasforma in regista e sceneggiatore, così il prodotto finale non è più solo un’immagine, ma una testimonianza del pensiero creativo: le persone recitano obbedendo al copione che viene loro dato.
La mostra è arricchita da un catalogo con la prefazione di Michele Smargiassi giornalista, scrittore e cultore della fotografia.
Spazio Fondazione Negri – Brescia, via Calatafimi 12/14
Martedì, mercoledì, giovedì, venerdì dalle 16.00 alle 19.00
Sabato dalle 15.00 alle 19.00
Ingresso gratuito
Cover story: © Lorenzo Antonio Predali, Courtesy Fondazione Negri e Ma.Co.f Centro della Fotografia Italiana