Francesca Lolli è una regista e video artista italiana che concentra la sua indagine sulle diversità di genere e le questioni socio-politiche. E’ l’urgenza che la porta a comunicare e attraverso il corpo e il video cerca di farsi veicolo di emozioni, di sublimare la sua visione della vita e del mondo che la circonda. L’obiettivo principale della sua ricerca è quello di ricevere ed elaborare il ‘qui e ora’, di parlare del presente e di poterlo trasporre in una dimensione universale. Da sempre interessata a dipingere la condizione femminile, ha lavorato recentemente alla serie fotografica “Come tu mi vuoi” dedicata al tema degli stereotipi di genere.
©Francesca Lolli, Come tu mi vuoi, Come una femminuccia (piangi), 2021
Francesca Interlenghi: Vorrei partire dall’inizio e chiederti come nasce questo progetto? Mi puoi parlare della sua genesi?
Francesca Lolli: La serie di autoritratti “Come tu mi vuoi” è nata per gioco. Ho sempre amato trasformarmi (le persone mi dicono sempre di non riconoscermi… e credo lo dicano per davvero e non perché non vogliono salutarmi quando mi incontrano) e, devo dire, mi riesce molto facile. Forse anche per via di tutti gli anni di teatro che ho alle spalle, anni fatti di creazioni di diversi personaggi (negli abiti, nell’atteggiamento, nelle parrucche, nel trucco…in fondo si tratta di maschere). Il tema centrale della serie – gli stereotipi di genere – è stato ed è tutt’ora un argomento che mi sta molto a cuore. La violenza nasce dall’uso improprio del linguaggio e dal fatto che un certo tipo di frasi (una donna con le palle, sei isterica perché hai il ciclo, guidi bene per essere una donna, ecc.) siano così tanto connaturate e stratificate nel nostro modo di pensare, agire ed essere da non farci neanche più di tanto caso quando le sentiamo pronunciare o, addirittura, quando siamo noi a dirle. Sarebbe in questo senso fuorviante dire che il progetto “Come tu mi vuoi” sia nato per caso. In leggerezza si (anche perché credo che alcuni messaggi passino molto di più con una bella dose di ironia) ma per caso no. Sono anni che lavoro in questo senso, che mi considero un’attivista e che faccio di tutto per far passare alcuni importanti concetti. Mi piace pensare che tutte le donne raffigurate nella serie siano sempre state dentro di me e, ad un certo punto, abbiano iniziato ad emergere da sole.
©Francesca Lolli, Come tu mi vuoi, La casalinga, 2021
FI: Queste tue immagini sono ridondanti, al limite del kitsch, spiccano per i colori accesi, i fondali oltre modo decorati, oltre che per l’uso di tutta una serie di accessori, orpelli come parrucche, unghie finte, make up marcato…Perché questo tipo di estetica e cosa intendi comunicare con essa?
FL: Anche per quanto riguarda il tipo di estetica devo dire che è venuta naturalmente. Come dicevo prima ho sempre amato il travestimento e in studio ho una serie infinita di tessuti, parrucche, oggetti e vestiti che ho accumulato negli anni per usarli nei miei set. Questa serie di foto è estremamente colorata, pop oserei dire (molto strano per una come me che usa quasi sempre il B/N nei suoi video) e salta subito all’occhio, lo cattura. Così il messaggio arriva immediatamente, perché si tratta di una sola immagine che contiene un mondo intero. Anche con il video cerco di veicolare quasi sempre gli stessi messaggi ma risulta un po’ meno immediato. c’è differenza tra guardare un video o guardare una foto. Questo non fa di me una fotografa, sia chiaro. Sono solo una persona che ama sperimentare e comunicare attraverso diverse forme audio visive.
©Francesca Lolli, Come tu mi vuoi, La santa accuditrice, 2021
FI: La storia, e con essa l’immaginario collettivo, è costellata di stereotipi femminili cristallizzati in uno sguardo, quello patriarcale, che ci vuole dentro il perimetro rigido di certe definizioni, credo rassicuranti. Eva la peccatrice, la casalinga americana degli anni Cinquanta, la femminuccia bionda che piange sono solo alcune delle donne che popolano questo tuo progetto. Eppure non sono personaggi della fantasia, sono le donne come le vogliono certi uomini?
FL: Sono le donne come le vuole un certo tipo di pensiero, quello patriarcale appunto. E questo tipo di pensiero lo si trova negli uomini e nelle donne. Nella mia vita ho conosciuto un’infinita serie di donne maschiliste, alcune delle quali non si accorgono neanche di esserlo ma sono così tanto immerse da quello che si definisce “maschilismo benevolo” da rimanere piegate e assorbite da un certo tipo di pensiero. Ad esempio chi di noi non si è mai ritrovata, in una serata passata con amici e amiche a ridere di una barzelletta o meme sulle donne? Ebbene anche questo è sessismo. E’ un sessismo insidioso, strisciante, che ti fa pensare che non ci sia nulla di male a ridere di un innocuo modo di dire o di una barzelletta. Niente di più sbagliato. Dietro quel modo di dire si nasconde (manco poi tanto bene) tutto un pensiero che manifesta la persistente idea dell’inferiorità della donna e ribadisce il fatto che il suo ruolo è sempre legato all’accudimento.
©Francesca Lolli, Come tu mi vuoi, La moglie italiana, 2021
FI: Maternità, menopausa, sessualità, ma anche la risposta ad eventi drammatici come il cancro al seno, sono tutti temi che andrebbero ripensati e riletti alla luce di una nuova e diversa consapevolezza di genere. In questa rilettura, quale ruolo e responsabilità senti di avere come artista?
FL: Come ho affermato più volte credo fermamente nel ruolo politico del corpo. Ogni nostro gesto quotidiano è intriso di una grande forza politica. Non possiamo più nasconderci dietro “io non lo sapevo, io non immaginavo” perché ormai abbiamo tutti gli strumenti possibili di conoscenza che, se non usiamo, è solo perché non ne abbiamo voglia. Mi spiego: scegliere cosa mangiare è una atto politico. Scegliere che carne comprare per la grigliata con gli amici (stando attenti al tracciamento) è un atto politico. Scegliere cosa indossare e dove comprare gli abiti è un atto politico. Scegliere il tipo di messaggio da veicolare con il proprio lavoro è un atto politico. La cosa meravigliosa di questo progetto è stata la grande quantità di messaggi ricevuti da donne che si riconoscono in quello che esprimo, alcune di loro ridono d’impatto (perché le immagini sono apparentemente buffe) per poi, subito dopo, arrabbiarsi al pensiero che si, è ancora così. I diritti che consideriamo acquisiti non lo sono per niente e la tanto agognata parità non è ancora stata raggiunta (e, secondo i dati EIGE del 2020 mancano ancora 60 anni prima di poterla raggiungere appieno).
©Francesca Lolli, Come tu mi vuoi, Menopausa, 2021
FI: La galassia di pratiche performative emerse negli anni Sessanta, in cui il rapporto io/tu diventa un aspetto anche drammatico intorno al tema dell’emancipazione femminile, nasce dall’esigenza di imporre all’attenzione generale una nuova visione dell’essere femmina. Oggi, a sessant’anni di distanza, quella libertà diventa tra aspirazioni al look, narcisismo e schiavitù ai dettami della seduzione, una nuova prigione. Evoluzione e involuzione sembrano strettamente collegate e mi viene da concludere questa nostra conversazione chiedendoti se è veramente cambiato qualcosa, rispetto alla condizione femminile, in questo arco temporale. Un nuovo capitolo è stato veramente scritto? Oppure no.
FL: Non so rispondere a questa domanda se non in maniera estremamente pessimista. Io, a questo punto della mia vita, ho avuto il coraggio di circondarmi solo da persone che sposano la mia visione della vita, persone aperte al confronto intelligente. Sono riuscita a togliere tutto quel bla bla bla fastidioso, il vampirismo e l’opportunismo. Non ho più alcuna intenzione di accogliere chiunque nelle mie giornate. Ma questo è il mio piccolo mondo ed è un battito di ciglia se paragonato all’enormità di vita fuori da me. La strada da fare è ancora molto lunga. Fino a quando ci sarà anche una sola donna uccisa, maltrattata, ridicolizzata, messa a tacere o insultata per il solo fatto di essere consciamente o inconsciamente considerata inferiore in quanto donna allora ci sarà ancora molto da fare e demolire. E’ semplice, ricordiamocelo bene: “senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”. Più chiaro di così!
©Francesca Lolli, Come tu mi vuoi, Una donna completa, 2021
Cover Story: ©Francesca Lolli, Come tu mi vuoi, Bellezza post-patriarcale, 2021
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