Si intitola YOUNG | BEAUTIFUL | FLAWLESS (giovane, bella, perfetta) l’ultimo lavoro della videoartista e regista Francesca Lolli, una video performance per raccontare il narcisismo e la sua invadenza nel nostro tempo, un espediente per mettere in risalto non tanto la liberazione della donna quanto piuttosto la sua schiavitù ai dettami della seduzione.
La libertà guadagnata negli anni Sessanta si trasforma progressivamente, tra aspirazioni al look e l’urgenza di uniformasi a un modello estetico, in una nuova prigione. La corporeità libera e capace di manifestarsi senza regole e inibizioni che aveva trovato il proprio codice espressivo nel nuovo ampio capitolo della performance al femminile inauguratosi in quegli anni, e sviluppatosi intorno al tema dell’emancipazione, subisce a partire dagli anni Novanta un’importante inversione di tendenza.
Un esempio, forse il più eclatante, di questo cambio di paradigma è rappresentato dalla pratica della francese Orlan. L’artista, che ha iniziato con l’inseguire e sottolineare tipologie correnti ma anche eterne di bellezza, per esempio Simonetta Vespucci che fu modella per la Venere di Botticelli, in seguito ha imboccato una strada inversa e si è fatta progressivamente impiantare protesi facciali deformanti. La sua settima operazione di chirurgia plastica intitolata “Omnipresence” (1993, Galleria Sandra Gehring, New York) venne trasmessa in diretta nei maggiori musei del mondo, mentre la sala operatoria, trasformata in atelier con l’aiuto di stilisti e designer, era gremita di traduttori e cameraman.
Ma si potrebbero segnalare anche le azioni dell’italiana Vanessa Beecroft. Già agli esordi nel 1993 (Galleria Luciano Inga Pin, Milano), l’artista coinvolgeva giovani donne e le chiamava a indossare abiti specifici – in quella occasione i suoi, ma più tardi quelli firmati da grandi stilisti – e a muoversi lentamente, a non guardare il pubblico, in modo da non stabilire con esso alcuna complicità. L’idea era quella di comporre un’immagine che avesse come sfondo l’iconografia delle bagnanti e come motivo psicologico la ripetizione di sé, della propria ricerca di bellezza, della propria ossessione per un corpo uniforme a quello altrui e rispondente a canoni benaccetti.
Quello che era nato come un linguaggio per riportare il corpo alla sua naturalità diventa invece strumento a testimonianza di un corpo mutante esposto all’impatto dei condizionamenti di natura estetica e anche tecnologica.
In questa riflessione si innesta il nuovo lavoro di Lolli. A sottolineare ossessivamente la prigionia dei diktat ci pensa una voce atona (quella di google translate) che scandisce tre parole: giovane, bellissima, perfetta. In questi aggettivi (ripetuti più avanti in italiano, francese, inglese, tedesco e spagnolo) sono raccolte tutte le aspettative proiettate sul corpo della donna, sempre considerato come “corpo in funzione di”, corpo ridotto a mera estensione del pensiero di una società fallocentrica in cui il diritto ai difetti, all’invecchiamento, all’imperfezione sembra essere ancora negato. Nell’azione, il corpo della performer (Alice Spito) cerca invano di liberarsi dalle sovrastrutture che la vogliono sempre perfetta: giovane, bellissima e perfetta per l’appunto, come recita il titolo di questa nuova videoperformance.
Francesca Lolli , YOUNG | BEAUTIFUL | FLAWLESS, video performance | dur: 01:43 | 2020