Inaugura lunedì 5 febbraio, presso la AOC F58 Galleria Bruno Lisi di Roma, la mostra di Francesco Brigida (Monopoli, 1980) dal titolo “Stvdio per vna scvltvra” (Study for a Sculpture), a cura di Camilla Boemio.
Il progetto espositivo, visibile sino al 23 febbraio, raccoglie alcuni ritratti maestosi, tratti dall’omonima serie esposta lo scorso anno nello spazio di Alessia Paladini Gallery a Milano, realizzati dal fotografo per riflettere sulla forma nel senso più astratto, l’identità, il linguaggio del corpo, i suoi movimenti e il retaggio con la storia dell’arte.
In questa occasione, le pareti della galleria sono utilizzate come pagine tridimensionali bianche, che giocano con il diverso formato delle immagini e le dimensioni dello spazio arrivando a creare una potente narrazione visiva. L’artista ha deciso di esprimere in questa mostra le potenzialità di ciascun gruppo di immagini adattate allo spazio, preparando un layout nuovo, che collega facilmente lo spettatore alla narrazione.
Brigida trova ispirazione nella scultura antica e nella storia dell’arte, creando delle immagini che studiano il linguaggio del corpo e dialogano con il movimento.“Stvdio per vna scvltvra”, come ha scritto il pittore e scrittore Giammarco Falcone è una ricerca sulle possibilità di rappresentazione che un corpo può assumere. L’artista per due anni ha lavorato con un sola modella, in un ambiente meditativo. Usando gli occhi e il cuore all’unisono, Brigida osserva la modella, analizzando da vicino ogni movimento delle articolazioni e dei muscoli. Con un approccio contemplativo e uno sguardo contemporaneo, ci mostra la vita che anima e infonde calore nella forma umana.
Il nudo dona uno stato di linearità e purezza ideale, preparando il soggetto ad essere fotografato, attingendo dal vivo dei suoi movimenti modellati come se si trattasse di una vera e propria materia fisica scolpita. “Uno studio preparatorio alla scultura. Relazionarsi alla scultura antica significa allenarsi ad osservare la natura, i suoi tempi e le trasformazioni”.
Secondo Boemio: “La serie è una danza di scultura. Gli elementi preparatori per una scultura, sono capaci di riportarci in un’equilibrio di forma e sostanza. E’ quello che avviene quando Il linguaggio fotografico adottato dall’artista sembra pieno di citazioni o di rimandi che riportano a una vasta gamma di grandi scultori classici fino a Auguste Rodin , maestri del passato che operavano nel silenzio con ritmi completamente diversi da quelli imposti dalla società contemporanea. Il corpo emerge dall’oscurità, i gesti, ed i suoi movimenti non hanno nessuna ambiguità, il suo dedalo è un corpo leggiadro che potrebbe essere fatto di pietra scura. Quell’intensità che si dipana come un’epifania nei movimenti silenti, nella scoperta della figura e nella percezione che se ne ha. È come quando Michelangelo faceva venire fuori le figure dalla pietra. Brigida sembra evocare quell’energia delle forme, degli elementi giocando sapientemente con la luce, emulandone la percezione visiva in uno stato di espirata intensità. E’ un vocabolario visivo nel quale il tempo diventa necessario alleato per assorbire, per includere visioni dipanate in una molteplicità di ritorni, epifanie”.