Una vicenda fotografica che è legata alla storia personale, la storia di un ricercatore che va curioso alla scoperta del mondo. E che si intreccia con il linguaggio della natura, del mare, dei rami, con quello delle città, dei borghi e delle fabbriche. L’immagine colta è come uno strumento che permette di entrare nell’ambiente, nel territorio, nel paesaggio, documento di una verità che vede protagonisti gli oggetti. Una passione che nasce da ragazzo quella di Francesco Falciola, quando il mondo fotografico era completamente diverso, era il mondo della pellicola.
“Dopo aver litigato con il digitale, negli ultimi anni ho iniziato ad esplorarlo ed è il lavoro che sto facendo adesso. Sono arrivato ad accettare il fatto che la post produzione è una parte integrante della fotografia ma mi sono dato una regola, e cioè che vale quello che ho visto al momento dello scatto. Dopo, certo, può essere elaborato ma il primo impulso è quello valido, l’emozione provata che si vuole trasmettere con la foto. L’incipit deve essere la volontà iniziale di comunicare una sensazione.”
Una formazione completamente da autodidatta e la convinzione di voler proseguire un percorso che è interrogazione sul guardare e sul testimoniare per immagini, un atto mentale ed emotivo che coincide con l’ammirazione della realtà. Sono ritagli i suoi, porzioni di mondo, declinazione alla vita.
“Direi che tre sono le componenti fondamentali della fotografia: la tecnologia che è entrata prepotentemente a farne parte, la tecnica fotografica che, secondo me, non incide in maniera tale da compromettere il risultato di una fotografia, e infine il modo di vedere le cose. Quest’ultimo dal mio punto di vista è determinante: saper catturare con lo scatto quello che ti emoziona e cercare di renderlo in maniera personale.”
Una fotografia che ha un rapporto immediato con le cose e che riflette su ciò che le capita intorno. Intorno ci sono i grattacieli e i laghi, le onde e il tramonto, i contorni autunnali, quelli notturni, i riflessi che transitano e fluttuano rendendo le cose stesse inseparabili. Intorno c’è il mondo e la curiosità con la quale lo si vuole scoprire, in maniera spontanea, senza dettami di sorta. Pura appartenenza.
“Il mio sguardo sul mondo è quello di una persona che non è né ottimista né pessimista, ma assolutamente possibilista e credo che sia fondamentale avere questa apertura di cuore e di mente nei confronti di quello che si fotografa. La mia ricerca è rivolta al bello, intendo dire che quello che miro a ottenere è una immagine piacevole, almeno secondo i miei canoni estetici. Perché poi in realtà un’ immagine nel momento in cui la rendi pubblica smette di appartenerti e segue per così dire il proprio destino. Mi affascina tantissimo vedere come rispondono le persone, accettare il loro giudizio e registrare le reazioni più disparate.”
La natura, quanto il tempo, non si riconoscono in un’unica forma, vivono in una molteplicità che sollecita una creatività instancabile.
“Non ho mai il problema di chiedermi cosa posso fotografare. Penso che ci sia un mondo davanti da esplorare, un mondo pieno di tanto, per cui anche la figura umana, che in questo momento è assente nel mio lavoro, sono certo che sarà parte della mia ricerca prima o poi.”
Una fotografia che erra e che si nutre del visto e del non visto, del linguaggio concreto del reale e di quello onirico dell’emozione. Uno spazio i cui contorni sono ridisegnati dallo sguardo.
“Ognuno è influenzato dal proprio bagaglio di conoscenze, dalla propria cultura, e nel momento in cui ci si ritrova a fotografare tutto questo riaffiora, forse inconsapevolmente. Vorresti annullarti nel momento dello scatto, essere concentrato solamente sulla ricerca dell’immagine, ma probabilmente quello che sei e il modo in cui vedi le cose escono proprio in quel momento lì. Difficile attribuirmi un’ etichetta, non mi ritrovo in nessuna definizione in particolare. Parlerei forse di volontà, la volontà di restituire attraverso le immagini il mio modo di vedere il mondo.”
Desidero ringraziare per la cortese intervista Francesco Falciola – Facebook – Instagram.
In copertina: Francesco Falciola - Firenze, Ponte Vecchio
Francesco Falciola - Venezia, sotoportego
Francesco Falciola - Torino, Piazza San Carlo
Francesco Falciola - Stagno, riflessi
Francesco Falciola - Salina
Francesco Falciola - Onde, tramonto
Francesco Falciola - Napoli, Castel dell'Ovo
Francesco Falciola - Montagne
Francesco Falciola - Milano, Fabbrica Orobia