Tre donne, tre sguardi differenti, e conseguenti differenti approcci all’arte, eppure un unico percorso di connessioni, unico senso di narrazione, che attraverso lo strumento del disegno trasforma lo spazio espositivo in un campo aperto di esistenza. Le mostre che galleria Raffaella Cortese di Milano dedica rispettivamente a Silvia Bächli | verso, Jessica Stockholder | What is Normal e Allyson Strafella | viveka sono come una miscellanea in cui ogni artista crea e definisce segni propri che concorrono a formare gli elementi costitutivi di un unico racconto. Accogliente, perché si apre allo sguardo, e in cui ogni singola informazione negozia la propria porzione di senso con il senso del tutto.
La poetica minimale di Bächli (Baden, 1956), che occupa l’ambiente centrale di Via Stradella 7, si esprime provocando l’apparizione di strutture esteriormente semplici eppure, a voler approfondire, così complesse da essere non solo sollecitazioni visive ma anche stimoli psichici, culturali, emozionali. Gesto, linea, colore interagiscono in nuove composizioni libere da cornici – per la prima volta in galleria e tra le prime in assoluto – che sembrano oltrepassare la dimensione dei disegni e fondersi con il muro bianco. Essenzialità e astrazione emergono da quello stesso fondo bianco, fondo dell’esistenza, insieme al colore che nelle sue molteplici varianti, nell’uso misurato e sapiente, nei suoi accostamenti, articola un linguaggio di linee, griglie e spazi che sa essere al contempo immediato e mediato, compiuto e incompiuto.
Silvia Bächli, verso, 2021, Installation view at Galleria Raffaella Cortese, ph. Lorenzo Palmieri
«Negli ultimi mesi ho deciso di cambiare un po’ la rotta del mio lavoro. Ho studiato molto quello di Morandi, concentrandomi sulla relazione tra spazio e oggetti. Ho realizzato opere più grandi ragionando sul tema della rarefazione del colore con cui traccio le mie linee: esso parte in maniera netta e decisa e progressivamente, da destra a sinistra o viceversa, si dissolve. Oppure trascende i confini disegnati a matita sui fogli quando realizzo gli sketch. Colore che uso sempre in maniera intuitiva, spontanea, senza ragionamenti aprioristici o legati alla razionalità.»Silvia Bächli
A dialogare con i disegni, cinque sculture, piccoli oggetti angolari, tagliati lungo linee erette, poste su un tavolo di legno chiaro, che emergono come profili di teste umane. Porose e imperfette, si tingono delle stesse campiture di colore che ritroviamo alle pareti. Parte della produzione più recente dell’artista, queste opere sono state esposte per la prima volta nella sua personale alla Kunsthalle di Karlsruhe nel 2019.
Silvia Bächli, verso, 2021, Installation view at Galleria Raffaella Cortese, ph. Lorenzo Palmieri
A Stockholder (Seattle, 1959) è invece dedicato lo spazio di Via Stradella 1 in cui sono esposte una selezione di opere tratte dalla serie Corona Virus homeworks, prodotta nel 2020, anno in cui a causa della pandemia l’artista non ha potuto accedere al suo studio e ha sviluppato di conseguenza un nuovo metodo di lavoro dalla sua abitazione. La sua pratica variegata e multiforme, che intenzionalmente deborda dai confini netti e precisi dei media tradizionali, la conduce fuori dalla consuetudine strettamente pittorica e scultorea, dalle sue abitudini e usanze, e le consente di applicare i concetti di forma, motivo e colore a spazi tridimensionali e di avvalersi di una molteplicità di materiali e supporti. L’esposizione risulta un vivace intervento la cui cifra, caratterizzata dall’acceso cromatismo e dall’assemblaggio dei materiali, si fa immediatamente riconoscibile. Un incontro che pare casuale tra le cose. Instabile perché non regolato da un ordine gerarchico prestabilito. E intriso di toni accesi, vibranti, perfino dissonanti.
Jessica Stockholder, What is Normal, 2021, Installation view at Galleria Raffaella Cortese, ph. Lorenzo Palmieri
L’installazione, suo vocabolo di elezione, si manifesta anche qui nell’opera Holding hardware (2021): lo scheletro in acciaio è imbullonato al muro, corde blu e arancioni si estendono al pavimento, al muro adiacente e al soffitto. La struttura infiltra lo spazio di un ripostiglio normalmente inaccessibile e nascosto alla vista, svuotato per questa occasione dei suoi oggetti e della sua funzione. Questo lavoro è legato agli Assist: una serie che evidenzia la necessità della scultura di avere sempre un supporto a cui sostenersi per stare in piedi. Una sorta di dipendenza analoga a quella che i dipinti convenzionali hanno nei confronti del supporto fornito dai muri a cui sono appesi.
Jessica Stockholder, What is Normal, 2021, Installation view at Galleria Raffaella Cortese, ph. Lorenzo Palmieri
Infine, lo spazio di Via Stradella 4 è abitato dai lavori di Strafella (Brooklyn, 1969) che con il titolo dell’esposizione, viveka, tratto dall’antica lingua Pali, intende descrivere l’esperienza vissuta nell’ultimo anno connotato dalla pandemia. Isolamento + assorbimento (nella traduzione che ne fa lo studioso buddista Gil Fronsdal) sono stati gli elementi caratterizzanti il suo vivere e il suo operare: l’immersione dentro la pratica artistica, commistione di meditazione e disegno, esercitata nel suo studio. Negli anni, la sua indagine ha abbracciato la scultura, la scrittura e il lavoro su carta per approdare poi alle opere “digitate” per le quali è più nota. Ripetizioni di simboli tipografici battuti a macchina (due punti, parentesi, trattini brevi e lunghi) e poi le parole stesse hanno, nel corso della sua carriera, progressivamente lasciato la pagina per far posto al disegno.
Allyson Strafella, viveka, 2021, Installation view at Galleria Raffaella Cortese, ph. Lorenzo Palmieri
Le opere esposte in questa occasione sono assimilabili a un esercizio poetico di intima percezione della realtà, che si manifesta attraverso un processo di rarefazione in cui la marcatura si fa sempre più esigua, fino a scomparire del tutto. Là dove ci si aspetterebbe una linea, resta solo la carta, piegata o rifilata e lo sguardo viene attratto, risucchiato addirittura, dalla trama di colori. Restano come degli haiku, l’essenzialità più assoluta, un sussurro di brezza, che costringe ad amplificare l’immaginazione che è in noi.
Dal disegno sgorga questa sorgente della femminilità che dà vita a un universo allusivo piuttosto che descrittivo, sentimentale invece che razionale. Che nel disegno trova il proprio fondamento, il trait d’union di tre mostre personali. Tenacemente aderenti al nostro tempo presente. Liricamente connesse al nostro tempo infinito.
Allyson Strafella, viveka, 2021, Installation view at Galleria Raffaella Cortese, ph. Lorenzo Palmieri
Cover story: Silvia Bächli, verso, 2021, Installation view at Galleria Raffaella Cortese, ph. Lorenzo Palmieri
Silvia Bächli | verso
Galleria Raffaella Cortese, Milano via A. Stradella 7 | 20 maggio – 28 agosto 2021
Jessica Stockholder | What is Normal
Galleria Raffaella Cortese, Milano via A. Stradella 1 | 20 maggio – 28 agosto 2021
Allyson Strafella | viveka
Galleria Raffaella Cortese, Milano via A. Stradella 4 | 20 maggio – 28 agosto 2021