IL SARTO VENUTO DALLE MARCHE

Trasgressivo e irriverente. Anticonformista e provocatorio. Un’esuberanza creativa ai limiti dello straordinario e una energia produttiva che non conosce tregua. Difficile dare un’unica, univoca, definizione di Luca Paolorossi. Erede di una dinastia di sarti che tramanda di padre in figlio, da quattro generazioni oramai, l’arte dei sartori italiani Luca Paolorossi parte da Filottrano, piccolo paese nelle Marche, per diffondere la cultura del bello, la cultura del Made in Italy. Approdato con un proprio showroom prima a Mosca e poi a Dubai, New York e Monte Carlo ora con un certo coraggio si fa largo nella piazza di Milano. Lo dico perché ci vuole una certa sfrontatezza a essere inclusivi in una città come questa piuttosto incline all’esclusività, più capace a chiuderle le porte piuttosto che ad aprirle. Invece Paolorossi mette a disposizione il proprio spazio Italian Luxury Handmade accogliendo tutta una serie di artigiani, di estrazione marchigiana prevalentemente, dando così grande visibilità alla tradizione manifatturiera del nostro Paese. Un incubatore di ricchezza italiana il suo: i cappelli Passagrilli, le scarpe de Il Gergo, le essenze profumate di Danhera Italy, le borse pregiate di Gio Bastian, le opere d’arte tridimensionali e sospese di Minimaproject, finanche il cashmere firmato Nuvola. Tutto pensato e voluto da un uomo che non si separa quasi mai da metro e forbici, uno che prende personalmente 2000 misure l’anno, uno che poi l’eleganza te la cuce addosso con una dedizione e una cura per il dettaglio che rasenta quasi il maniacale. Uno che dice:

i marchigiani fanno delle cose eccelse, il problema è che non lo sanno comunicare

Uno che ha la forza di trasformare lo spazio milanese di Via Ennio 6, più o meno con cadenza mensile, in un grande palco in cui si intrecciano relazioni e mondanità, dove sono chiamati a raccolta politici, sportivi, imprenditori, ma anche e soprattutto amici e collaboratori. Domenica scorsa, 24 maggio, Luca Paolorossi e Napkin (www.napkinforever.com) hanno dato vita a un un nuovo evento per la presentazione al pubblico di CLIP, l’ultima arrivata tra gli strumenti di scrittura dell’azienda romagnola, creata in collaborazione con il designer Sergio Mori. L’inventiva italiana, interpretata dagli imprenditori di Napkin, riscopre le proprie origini nell’antico progetto del genio per antonomasia, Leonardo da Vinci, e rivisita in chiave contemporanea un metodo antico di grafia artistica dando vita a uno strumento di scrittura unico al mondo che non necessita di essere veicolato da inchiostro e per questo con un tratto senza limiti, elegante ed essenziale, perfetta fusione di fascino e tecnica. Tutti gli oggetti grafoincisori creati dall’azienda sono caratterizzati da un puntale realizzato in una speciale lega di metalli chiamata @Ethergraf ideata, prodotta e protetta da Napkin. Eleganza e sensualità, personaggi dello spettacolo e paparazzi, comparse del circo e musica si susseguivano senza sosta per celebrare la bellezza e la creatività italiana in un evento che pareva rievocare certe atmosfere della dolce vita di felliniana memoria. Piaccia o no, quest’uomo carismatico e travolgente che sa spaziare con la stessa sensibilità estetica dagli abiti su misura alle biciclette e agli accessori e a tutto quello che l’istinto gli suggerisce, ha il grande pregio di parlare a voce alta Made in Italy in un momento storico in cui, io credo, se ne sente davvero tanto bisogno.

Foto di Fabrizio Smisci

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