Inaugura questa sera alle 19, presso la project room della Fondazione Pino Pascali di Polignano a Mare, “Azzurro Elementare” personale dell’artista Ilaria Abbiento (Napoli, 1975) a cura di Carmelo Cipriani, con il coordinamento scientifico di Rosalba Branà.
Il tema del mare, da sempre fondamentale nella programmazione della Fondazione che lo ha affrontato non solo attraverso lo sguardo dell’artista di cui porta nome e tradizione, ma anche attraverso quello di molti altri autori, viene qui esplorato da Abbiento con un progetto espositivo suggestivo e lirico, il cui titolo è riconducibile a quello di un libro del poeta Pierluigi Cappello da cui è tratta la poesia Elementare:
E c’è che vorrei il cielo elementare
Azzurro come i mari degli atlanti
La tersità di un indice che dica
Questa è la terra, il blu che vedi è mare
Ilaria Abbiento, Acquario, 2021, vintage souvenir postcard, fotografia, installate in teca trasparente polimaterica
L’artista, che negli ultimi dieci anni ha concentrato la sua ricerca sul mare, il paesaggio costiero e i luoghi che da esso traggono identità e sussistenza, ha saputo distinguersi per la sua cifra stilistica incisiva e poetica, ponendosi all’attenzione sia del pubblico che della critica. Le sue opere sono state infatti esposte in molte gallerie d’arte e musei prestigiosi, sia in Italia che all’estero. Attualmente, e fino al prossimo 11 settembre 2022, è tra gli artisti invitati dal PAC – Padiglione di Arte Contemporanea di Milano a partecipare al format PERFORMING PAC, una piattaforma aperta al pubblico che in questa nuova edizione “Take me to the place I love” indaga il rapporto tra arte contemporanea e natura.
Sebbene l’oceano faccia parte del nostro immaginario quotidiano, Abbiento è capace di restituirlo senza la pericolosa automaticità delle cose scontate ma, al contrario, ce lo porta in dono con una inedita fragranza di mistero e imperscrutabilità. Dando origine a un universo nuovo la cui eco giunge in molteplici modi, a seconda delle chiavi di lettura impiegate dall’osservatore e delle risonanze che egli è capace di produrre nel proprio animo.
Ilaria Abbiento, Cartografia del mare, 2017, particolare dell'opera, 02 stampe giclée su carta cotone Hahnemühle Photo Rag Ultrasmooth installate in cornici artigianali a cassonetto dipinte a mano di bianco
Una scelta di campo precisa, compiuta nel 2013 quando una sua immagine coglie padre e figlia, entrambi di spalle, nell’atto di immergersi nel mare di Paestum. Da quello scatto è nata l’opera Lido Conchiglia (il titolo è anche il luogo della ripresa), poi confluita nella collezione Imago Mundi di Luciano Benetton. Spiega Cipriani, curatore della mostra: «Tutto nella fotografia richiama il mare e la memoria. S’incontrano così i due temi cardine della sua poetica, uno riflesso nell’altro. Fino a quel momento il rapporto tra la sua ricerca e il mare non era esclusivo, subito dopo lo è diventato. Il frangente dello scatto si è convertito in scavo interiore e guardare l’orizzonte è diventato per lei guardarsi dentro. In quell’immagine primordiale, in cui tre generazioni si susseguono prendendosi per mano, l’artista ha ritrovato un intero patrimonio memoriale. Alla sua mente sono riaffiorati alcuni ricordi, uno in particolare legato alla sua infanzia, in cui il padre nell’atto di guarirla da una piccola ferita, la immergeva nell’acqua dicendole: “Ilaria il mare sanifica tutte le ferite”. La capacità disinfettante dell’acqua salata, nella sua mente di adulta, si è poi trasformata in possibilità lenitiva per le ferite dell’anima.»
Ilaria Abbiento, Acquario, 2021, pietre di mare installate in teca trasparente polimaterica
In mostra le opere Cartografia del mare (2017), un polittico in cui le immagini marine si combinano a quelle di un’antica cartina nautica del golfo di Napoli, il diario metaforico Quaderno di un’isola, (2019), lavoro fotografico realizzato durante una residenza d’artista sull’isola dell’Asinara, in Sardegna, e Acquario (2021) installazione polimaterica in teca in cui sono raccolti molti elementi della sua ricerca artistica sul Mar Mediterraneo. Infine, Teorèma Celèste (2020) in cui l’artista, scrive Cipriani nel suo testo critico: «ricorda quando il padre la portava sul terrazzo a vedere le stelle e di fronte al firmamento le diceva: un giorno diventeremo stelle ed è lì che un giorno ci incontreremo ancora.»
La morte del padre apre a una dimensione altra, la dimensione celeste, anch’essa territorio da esplorare in termini sia geografici che emotivi, rivelando l’esigenza di Abbiento di un continuo travaso tra sentimento e gesto. Segni di vita, in costante modificazione, si manifestano in un gioco di vuoti e di silenzi che costringono ad amplificare l’immaginazione che è in noi. Abbandonato il predominio del logos, profondità marine e infinito cosmico s’incontrano all’interno di ciò che risulta essere un fenomeno unitario: azzurro elementare, sintesi di mondo fenomenico e spirituale.
Ilaria Abbiento, Quaderno di un'isola, 2019, stampa giclée su carta cotone Hahnemühle 14cm x 16cm installata con passepartout in cornice artigianale 30cm x 36cm dipinta a mano di bianco
Cover story: Ilaria Abbiento, Acquario, 2021, poesia elementare di Pierluigi Cappello, conchiglia, fotografia analogica installate in teca trasparente polimaterica
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Ilaria Abbiento, Azzurro Elementare
A cura di Carmelo Cipriani
Fondazione Pino Pascali | Via Parco del Lauro, 119 – Polignano a Mare (Bari)
Opening: Venerdì 26 agosto ore 19
Dal 26 agosto al 2 ottobre 2022
Con la collaborazione di mc2gallery