ITALIAN GENTLEMEN IN LONDON

Condividere la passione per la propria terra. Portare in giro per il mondo, con sincero orgoglio, i sapori e i colori, la tradizione e l’innovazione, l’anima di una regione, le Marche, piena di ricchezza, di storia, di cultura. Perché anche gli altri possano goderne, per un desiderio intimo del cuore più che per qualche calcolo dell’intelletto. Un pezzo dell’eccellenza italiana si prepara a mettere radici stabili oltre Manica e con essa l’ingegno, la creatività, la cultura del cibo, quel senso del bello che dà dignità a tutte le cose e che oggi tra le cose annovera un nuovo importante progetto. E’ The Man From Le Marche, è l’idea di costruire a Londra un laboratorio Made in Marche di alta qualità posizionato all’interno di uno dei più importanti e storici club della città: The Farmers. Un’ offerta delle Marche sartoriale, su misura è il caso di dire, che contempla il cibo e il vino, gli accessori e le calzature fino all’abbigliamento grazie a una preziosa collaborazione con il sarto e stilista Luca Paolorossi che proprio nei locali del club, su appuntamento, potrà realizzare i suoi famosi abiti su misura. Perché l’eleganza del gentiluomo italiano, fatta di linee più morbide e di un vestire meno austero, che ama le variazioni cromatiche del blu a dispetto del grigio che imperversa nella City, sta affascinando anche gli inglesi. E lo spiega bene il sarto marchigiano in una delle sue incontrovertibili lezioni di stile.

“Le giacche inglesi sono lunghe e hanno una spallina molto costruita, tutta la giacca a onor del vero è molto squadrata. All’epoca di gentiluomini c’era una netta distinzione tra i signori di città e gli uomini di campagna.Questi ultimi indossavano una giacca priva di spalla, poco costruita, una sorta di camicia aperta sul avanti. Per contro la giacca del gentleman era molto strutturata, spalla insellata, cucitura a tarallo, bordo manica molto marcato. La giacca inglese inoltre nasce più lunga di quella italiana perché nel prendere le misure, quando le braccia sono distese lungo il corpo, gli inglesi hanno come misura di riferimento il punto in cui, a pugno chiuso, la falange tocca la gamba. Cosa che noi italiani abbiamo abbandonato da qualche decennio. La nostra giacca è molto più corta e arriva alla piega dei glutei. La spalla è molto bassa, priva di imbottiture e presenta delle leggere arricciature. E’ una tendenza che parte dal mondo napoletano, infatti tra gli addetti ai lavori si parla di spalla Napoli o spalla a camicia. Lo stesso dicasi per le calzature. La Church’s è una scarpa in doppio fondo con cucitura Goodyear durissima. La scarpa italiana è più morbida, meno costruita e impostata, ha il guardolo più sottile, è più confortevole.”

Un disegno che oggi si concretizza grazie allo sforzo economico dell’imprenditore marchigiano Sergio Settimi e al pensiero progettuale di Gianluca Giorgi, un uomo così innamorato della sua terra che da 10 anni non fa che raccontarla agli altri svelandone i segreti più reconditi e affascinanti, dando concretezza nel tempo a quella che oggi non è più soltanto una passione.

Tutte le amicizie che avevo coltivato a Londra mentre studiavo storia dell’arte al Warburg Institute” racconta  Gianluca “si sono trasformate, una volta ritornato in Italia, in un piccolo inaspettato lavoro che andava delineandosi sempre di più mentre facevo scoprire agli inglesi un pezzo del mio mondo, delle mie Marche. Londra mi ha permesso di costruire un network di relazioni significative. Gennaro Contaldo per esempio, l’amalfitano che sbarcato nel Regno Unito alla fine degli anni ‘60 ha portato in dote agli inglesi la nostra mediterraneità, e Antonio Carluccio, lo chef che ha introdotto il cibo italiano in Inghilterra negli anni ’70. E tra tutti il celeberrimo Jamie Oliver con il quale è nata una collaborazione e una stima reciproche.”

E’ certamente una storia di eleganza questa. Ma è anche una storia di bellezza e di valori condivisi. Sopratutto è la storia di tre gentiluomini italiani a Londra perché sono le persone, prima di tutto, a fare la differenza.

Foto di Henry Ruggeri 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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