Si intitola “Pseudohorses” la mostra che la galleria Raffaella De Chirico Arte Contemporanea dedica all’artista Jacopo Mandich (Roma, 1979), dal 24 settembre al 18 novembre, nello spazio milanese di Via Carlo Farini 2.
L’inedito progetto espositivo, curato da Domenico de Chrico, indaga il concetto della percezione del reale e, attraverso archetipi infantili come i peluches, mostra il lato Fake presente nel processo di conoscenza che tutti gli uomini intraprendono verso sé stessi, il mondo esterno e la società. Ecco allora che pupazzi deformati, cemento, marmo e ceramiche diventano simbolo dell’azione mistificante della memoria umana che porta ogni essere vivente a vivere in una realtà-racconto, caratterizzata da mappe cognitive distorte.
Scultore contemporaneo attratto dall’uso di materiali diversi e dalla loro interazione nello spazio, Mandich da sempre manifesta la volontà di cogliere dalla materia la sensibilità umana e di interrogare l’evoluzione di un soggetto frammentato in un mondo complesso. Ferro, legno, ghiaccio ma anche elementi apparentemente impropri – come i peluches – diventano strumenti d’elezione per la sua ricerca atta a sottolineare, tra gli altri, i concetti di dualità e opposizione: biologico e minerale, caldo e freddo, spigoloso e morbido, che sempre attraversano il suo lavoro.
Scrive il curatore nel testo critico che accompagna la mostra: “Questo nuovo capitolo espositivo riflette sul contrasto che si crea tra la memoria e la realtà in uno stato mentale sempre vigile che oscilla dalla dimensione legata al ricordo a quella propria dell’immaginazione. Il titolo della mostra così si compone: psèudo-, dal greco antico ψευδο-, derivato del tema comune a ψευδής «falso», ψεῦδος «menzogna, falsità», ψεύδομαι «mentire» e horses, dall’inglese, sostantivo neutro plurale il cui significato è cavalli, pretesto per alludere al mondo animale in tutta la sua simbologia, regno fondamentale ed iconico nei processi di rappresentazione tipici dell’arte antica, considerata nel suo insieme, dagli albori della società cosiddetta mitteleuropea sino ai giorni nostri. Qui, l’elemento animale viene visibilmente brutalizzato per poter alludere a tutti quei processi mentali che sovente si appellano ai cosiddetti archetipi, superandoli, e denunciando ogni tipo di allusione che prevede la distorsione della realtà che diventa memoria, la deformazione della percezione e l’alterazione della mappa cognitiva che sovente tutto assimila. La memoria, infatti, intesa come deformazione della realtà pura, la quale è destinata a diventare semplicemente una rappresentazione elaborata in chiave del tutto personale, non aderisce all’oggettività delle cose. Ed è così che Mandich si interroga su quali differenze intercorrono realmente tra l’immaginazione e la realtà, in un proscenio propostoci in cui la realtà diventa ricordo e la percezione umana risulta essere alterata.”
Il percorso espositivo si sviluppa in due aree: quella esterna e quella interna della galleria. Nella prima vi troviamo il c.d. lavoro degli sciacalli, installati nel cortile che antecede l’ingresso e non immediatamente visibili, proprio a rappresentare la memoria nascosta. Lo spazio interno invece è invaso da un esercito di peluches che, contestualizzati nei cambiamenti di stato della materia, creano un effetto perturbante rispetto al quale l’artista precisa: “Una condizione di disturbo che vuole essere in qualche maniera anche ludica perché c’è sempre una parte giocosa nei miei lavori che coinvolge sia me come autore che lo spettatore. Ma c’è anche una volontà di freschezza nella mia ricerca: il linguaggio dei peluches si propone anche come un’osservazione rispetto ai linguaggi contemporanei, una dimensione che da parte mia cerca di superare il concetto di autorialità dell’opera.”
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Jacopo Mandich | Pseudohorses
a cura di Domenico de Chirico
Raffaella De Chirico Arte Contemporanea | Milano, Via Carlo Farini 2
24 settembre – 18 novembre 2022
Opening 24 settembre ore 16:00 – 21:00