Si intitola “Memory of a Telluric Movement” la grande personale che il Museum Haus Konstruktiv di Zurigo dedica all’artista Jose Dávila (Guadalajara, Messico, 1974). Accanto a nuovi dipinti, viene presentata un’ampia selezione di opere scultoree che dialogano con gli elementi architettonici del luogo espositivo.
Interessato allo spazio e alla massa, alle leggi matematiche e ai fenomeni fisici, Dávila gioca con la gravità e l’apparente assenza di gravità, con la statica e la dinamica, con le forze di tensione e quelle di compressione, creando progetti strutturalmente articolati.
La mostra inizia con una grande installazione, concepita appositamente per il Museum Haus Konstruktiv, intitolata The Act of Being Together. L’opera è composta di 21 travi prefabbricate in acciaio, alte fino a 4 metri, ciascuna posta di fronte a massi dello stesso peso e collegati insieme da un cavo d’acciaio fissato a un gancio appeso al soffitto. Ogni coppia di oggetti si compone di grandezze differenti e di pesi che sono delicatamente bilanciati tra loro. L’energia di tensione che emerge da queste costellazioni di lavori è esaltata anche dalla scelta dei materiali. Dávila combina insieme pietre naturali con materiali industriali, tematizzando la dicotomia tra natura e cultura, attualmente in fase di rinegoziazione nel contesto del cambiamento climatico. Inoltre, le costruzioni in acciaio e pietra dall’aspetto minimalista suggeriscono un’altra riflessione su un tema a carattere sociale: le implicazioni relazionali dello stare insieme.
Jose Dávila, The act of being together, 2022, Installation view, Museum Haus Konstruktiv, 2022, Steel, metal, boulders, Variable dimensions, Ph. Stefan Altenburger, Courtesy der Künstler und | the artist and Sean Kelly Gallery, New York; König Galerie, Berlin/ London/Seoul; Galleri Nicolai Wallner, København; Galería OMR, Ciudad de México; Travesía Cuatro, Madrid
Sottolinea infatti l’artista: “L’installazione diventa così un’allegoria che riassume questi due ultimi anni, il tessuto sociale, la città come contenitore, lo skyline della metropoli. È anche un’opera che può essere correlata a oggetti monolitici o ‘monumenti’ neolitici che possiamo solo provare a interpretare ma non saremo mai sicuri di cosa siano fatti esattamente, quale sia il loro significato o la loro intenzione. Possiamo solo contemplarne la presenza: di solito trasmettono o ritraggono un momento profondo che diventa personale ma non riconducibile alla sua intenzione originaria.”
Proseguendo lungo il percorso della mostra si incontra un’altra installazione sistemata su un piedistallo il cui titolo, Will has moved mountains, fa riferimento al versetto biblico del Nuovo Testamento. Un cubo di cemento inclinato, posizionato sopra una pietra, 2 travi di legno sovrapposte e 4 pannelli riflettenti di grande formato appoggiati tra loro in maniera precaria, ciascuno sostenuto da un tubo metallico, una trave in acciaio, un ramo o un sasso, legati insieme con cinghie di tensione, producono una spettacolare scultura spaziale. La fragile stabilità dell’opera è il risultato di una corrispondenza perfettamente bilanciata tra tutte le forze, i supporti e gli angoli degli oggetti. Il minimo spostamento di uno qualsiasi dei singoli elementi causerebbe la frantumazione dell’intero sistema.
Jose Dávila, Memory of a Telluric Movement, Exhibition view, Museum Haus Konstruktiv, 2022, Ph. Stefan Altenburger
Dietro ad essa, il dipinto Memory of a Telluryc Movement che dà il titolo alla mostra. Sono 5 tele di colore rosso disposte una accanto all’altra di cui la quarta, leggermente spostata verso il basso, interrompe il motivo. Una irregolarità che è ulteriormente evidenziata da una forma quadrata di colore diverso, il cui angolo in alto a destra si estende nella quinta tela. Il quadrato obliquo ha lo stesso angolo di inclinazione del cubo di cemento dell’installazione e così le due opere entrano in dialogo, rappresentando entrambe il fenomeno della gravità: una in modo fisicamente tangibile nello spazio espositivo e l’altra all’interno di una tela bidimensionale.
Infine, nell’ultimo piano a lui dedicato, Dávila presenta una vasta gamma di elementi, un “ecosistema di oggetti” come lo definisce l’artista stesso. Molti di questi sono presentati individualmente, altri invece si accumulano, ma tutti concorrono alla creazione di un paesaggio scultoreo, un percorso ricco di diversità materica. Lo spazio nel suo insieme è resto dinamico attraverso un’attenta messa a punto di proporzioni, prospettive, riflessi e possibilità di spostamento.
Come in tutti i suoi progetti, anche in questo sono molteplici i legami con la storia dell’arte del XX secolo, in particolare con l’arte concreta costruttivista, l’arte minimale, l’arte povera e l’arte concettuale. Evidenti allusioni alle opere di Duchamp in alcuni dei lavori esposti o alla pittura di Hilma af Klint, Frank Stella e Willys de Castro in altri che insistono sull’iconografia del cerchio.
Jose Dávila, The most famous problem in the history of mathematics is that of squaring the circle, 2019, Vinyl paint on loomstate linen 260 x 300 x 6 cm, Ph. Agustín Arce Courtesy der Künstler and the artist
La ponderata calibrazione di massa e leggerezza, volume e trasparenza, forme geometriche e organiche, materiali naturali e industriali caratterizza la poetica di Dávila che anche in questa mostra ci ricorda che qualsiasi movimento (tellurico), per quanto lieve, può causare il collasso di una struttura statica ed equilibrata. Stimolando una riflessione sull’attuale situazione globale, che può essere rapidamente stravolta dagli sviluppi sociopolitici, ecologici o economici.
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Jose Dávila – Memory of a Telluric Movement
Zurigo, Museum Haus Konstruktiv
La mostra è visitabile fino al 11 settembre 2022
Cover story: Jose Dávila, Memory of a Telluric Movement, Exhibition view, Museum Haus Konstruktiv, 2022, Ph. Stefan Altenburger