A Milano la Galleria Raffaella Cortese ha inaugurato la quarta mostra personale dell’artista Kiki Smith dal titolo “Quest”, un progetto comprensivo di disegni e sculture realizzati nel 2016 che hanno come protagonista il volto femminile.
“Sono disegni di teste che parlano e vedono, ricevono e ascoltano, trasmettono e chiedono nel mondo” ha dichiarato l’artista stessa rivelando ancora una volta un lavoro denso di significati che stratificandosi testimoniano il suo profondo indagare la natura umana, e la vulnerabilità e la fragilità ad essa connesse.
Nata a Norimberga in Germania nel 1954, figlia dell’artista minimalista Tony Smith e dell’attrice e cantante lirica americana Jane Lawrence, si trasferisce a New York verso la fine degli anni ’70 partecipando alla complessa stagione dell’arte femminista con una produzione vasta e variegata di lavori nuovi e coraggiosi se si pensa alla loro stupefacente radicalità espressiva. Il corpo femminile, almeno fino agli inizi degli anni ’90, diventa il tema centrale della sua poetica: i fluidi, i tabù, la frangibilità e la forza, il corpo contenitore di vita e di morte. In mezzo l’esistere e la sua rappresentazione fenomenologica. Segue poi un lungo periodo incentrato sull’analisi della natura e delle sue dinamiche il cui esito prende forma di lupi, gufi e cervi, ma anche farfalle e sirene e universi fiabeschi popolati da figure eteree che sembrano come sospese in un mondo disconnesso dal reale.
Da sempre incline alla sperimentazione di tecniche diverse – la scultura, l’incisione, il disegno e le installazioni – e all’utilizzo di materiali differenti – il bronzo, la cera, la stoffa, le resine e gli elementi organici – Kiki Smith presenta in questa mostra una serie di sculture e disegni che, sebbene vivano di vita propria, si congiungono e diventano complementari in quanto parti di un unico racconto.
Il bronzo annerito dialoga con il tratto calligrafico della matita su carta nepalese, un segno che pare costituirsi in materia, segno che scalfisce la superficie a testimoniare il fremito del vivere attraverso una serie di azioni in svolgimento suggerite dai titoli stessi delle opere: Utterance, Flurry, Capture, Send, Receive tanto per citarne alcuni.
Tutto sembra frugare nella fisionomia interna: i volti, gli sguardi, la tensione malinconica e il flusso interiore che potrebbe leggersi tanto come proiezione dell’inconscio quanto come energia cosmica. Testimonianza del nostro vagare per il mondo, forma cristallizzata del nostro pensiero che dall’interno si espande verso l’esterno e viceversa instaurando un dialogo vicendevole tra le due porzioni dell’essere. Sono visi che mettono in comunicazione con uno stato d’animo, un modo di rendere visibile l’invisibile che così si libera, si manifesta, si diffonde, in un gioco tra figurativo e astratto, tra realtà e finzione, tra rimandi autobiografici e dimensione del sogno.
Una mostra che è come un invito a cercare tra le pieghe dell’esistenza, una esortazione a mettersi sulle tracce dell’intangibile e a spingersi oltre, oltre la dimensione individuale per approdare a quella universale attraverso un continuo scambio-contatto di energia tra il dentro e il fuori. Tra l’artista e lo spettatore.
Desidero ringraziare per la gentile collaborazione Daniela Legotta e tutto lo staff della Galleria Raffaella Cortese
La mostra di Kiki Smith “Quest” è alla Galleria Raffaella Cortese fino al 28 febbraio 2018 | martedì – sabato h. 10:00-13:00 / 15:00-19:30 e su appuntamento – website – Facebook – Instagram
Foto di Elisabetta Brian