Si intitola Cosmografia la mostra personale che BUILDING TERZO PIANO dedica a Giorgio Vigna (Verona, 1955) sino al 22 febbraio 2025. Il progetto dà conto della poetica dell’artista e delle affascinanti e numerose opposizioni che la attraversano: naturale e artificiale, materiali leggeri e pesanti, il vetro e il rame, gli elementi della natura, evocativi e mai rappresentativi di quella, che convivono in una ricerca circolare e a-temporale. E forse si potrebbe scomodare Eraclito, quando in uno dei suoi frammenti scriveva “L’opposto concorde e dai discordi bellissima armonia”, per restituire il senso di un lavoro che muove da una continua, e profonda, esigenza di mescolanza di energia e fragilità.
L’acqua diventa elemento centrale e filo conduttore di una narrazione che si dipana tra forme bidimensionali e tridimensionali, come le sculture. Essa è al contempo simbolo, supporto e anche origine delle opere di Vigna. Una fascinazione che affonda le radici nella vicenda biografica dell’artista, nato e cresciuto a Verona insieme al fiume Adige e amante di uno dei luoghi simbolo della città, il Museo di Castelveccio (restaurato da Carlo Scarpa alla fine degli anni Cinquanta), davanti alla cui fontana da adolescente sostava a guardare i pesci rossi che guizzavano. Senza dimenticare il rapporto di vicinanza, non solo fisica ma anche emozionale, con Venezia: la città lagunare“che tutti quanti te ne innamora”, scriveva il poeta Andrea Zanzotto nella sua raccolta Filò.
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Il titolo dell’esposizione fa riferimento all’idea del colore che galleggia su di una superficie liquida e sulla quale si sviluppa l’indagine dell’artista, sin dagli anni Ottanta. Nascono così gli acquatipi Cosmografie (1982-2023), pezzi unici e irripetibili, in cui l’autore interviene direzionando il colore con il suo soffio, secondo un processo di casualità controllata, dall’esito sempre volutamente incerto. Appese alle pareti, queste composizioni astratte sembrano grandi finestre che si aprono sul micro e sul macro, sulla vastità dell’universo e, senza soluzione di continuità, sulla minuziosità del dettaglio.
Da quelle, come fossero una naturale estensione, si moltiplicano creature tentacolari fatte di acqua e di fuoco, di vetro e di rame incandescente che, quando si solidifica, si cristallizza in tutte le sfumature del rosso. Forme vive e mobili sembrano rincorrersi come in un inafferrabile gioco di versi liberi. Sono occhi protesi sull’infinito? O misteriose entità che emergono dai fondali marini? O ancora, piccole strutture aliene appartenenti a chissà quale universo immaginario?
Acqua, sassi, vulcani, morfemi ridisegnati secondo un processo di metamorfosi continua, rivelano l’autenticità di una relazione profonda dell’essere umano come parte della natura, immersa nel cosmo.
Cover story: Installation view, Giorgio Vigna. Cosmografia, BUILDING TERZO PIANO, Milano, ph. Sarah Indriolo