Un’indagine sull’uomo, le sue radici, le sue manifestazioni nelle diverse culture. Una tensione creativa molto concettuale, un pensiero intellettuale che sa tradursi in vestibilità sulla tela. Una moda fatta alla maniera della couture: anacronistica nell’approccio, contemporanea nella sua funzionalità. Una ricerca dal sapore antropologico quella che induce il giovane designer Massimiliano Zumbo a portare in scena per la stagione S/S 2016 una donna immersa nel rituale pre-matrimoniale dell’Ammuaro. Tappezzerie, ricami, materiali innovativi ci riportano alla Sicilia degli anni ’50, alla zona di Messina specialmente, dove nei saloni, al momento del matrimonio, si allestiva un vero e proprio armadio. Perché il corredo non era solo fatto di tovaglie e centrini ma anche di abiti a funzione d’uso: un abito da sera, l’abito da sposa, quelli da giorno, la lingerie fatta a mano e le scarpe, i cappelli, i guanti, in una tradizione popolare che apparteneva per lo più al ceto medio o medio-alto. Gli abiti, realizzati tutti a mano secondo le tendenze, i colori e i gusti della sposa, venivano esposti con delle piccole buste da lettere appese alle grucce così che tutti gli invitati potessero depositarvi una piccola somma che serviva poi alla costruzione della casa. Un rituale di una bellezza unica e incredibile eppure poco noto.
“Muovendo da questa tradizione popolare degli anni ’50 ho voluto sviluppare la mia collezione come se fosse l’armadio da esibire in quel momento pre-matrimoniale. Sono partito da quella Sicilia ed è stata una sfida, perché tutti parlano della Sicilia nota mentre io sto parlando di un evento che quasi nessuno conosce. La mia è una ricerca legata alla storia e all’evoluzione delle persone nella storia. Voglio produrre dei racconti e non dei trend, perché sono i racconti che fanno i trend e non viceversa e perché credo che oggi non si possa pensare a fare delle cose belle e basta, è un po’ inutile. Sento forte la necessità di esprimere un pensiero.”
Una donna eccentrica, che ama divertirsi senza rinunciare ad essere elegante indossando disinvolta colori, fiori e ricami importanti. Una donna dal carattere forte, dalla personalità decisa che vuole vestire in maniera felice. Una donna senza tempo, tante donne e una stessa in silhouette che spaziano da forme a trapezio a forme aderenti.
“Per me essere eccentrici, divertirsi, divertirsi con i colori, non vuol dire essere pacchiani o volgari. Esisteva un’eleganza negli anni ’50 molto stravagante ma molto dimenticata e invece io credo si possa trovare un bilanciamento tra questi due elementi, tra eccentricità ed eleganza.”
Letteralmente bombardato fin da piccolo dalla cultura del cucire “la mia vera formazione è iniziata vedendo mia nonna e le sue creazioni. Lei aveva una specie di atelier in cui lavorava con il manichino o la modella sul tavolo e almeno 6 persone a ricamare un vestito” Massimiliano si trasferisce da Messina a Milano per frequentare la Marangoni. “Le difficoltà per me che venivo da un background così couture non sono state poche perché a Milano ho riscontrato una realtà molto diversa dalla mia, un ambiente molto concentrato sul prêt-à-porter.” Lavora per Fiorucci dove realizza in diretta collaborazione con Elio una capsule e poi come consulente per Coin (dove si occupa della linea Koan, delle relative grafiche e stampe), per Ovs e da ultimo per Max Mara.
“Quando parto dal moodboard parto dai colori che ho in mente: li studio, faccio delle tabelle, li affianco. Parto dal colore e arrivo alle immagini e poi dalle immagini al concept, quindi la ricerca vera, la storia. Il mio intento non è solo fare abiti, mi concentro molto sui concetti che voglio esprimere attraverso i miei abiti. E lavoro in equilibrio precario, su binari molto fragili, perché il rischio di questo approccio couture è quello di scivolare in qualche storia di costume. La mia ricerca, che si basa sul colore e sul ricamo, impone di utilizzare questi elementi con estrema delicatezza.”
Due anni fa la scelta coraggiosa di tornare a Messina per ritrovare la sua vera identità e capire in quale direzione procedere. Per dedicare del tempo a sé stesso dopo anni frenetici di lavoro in lavoro. Per realizzare il suo personale progetto fatto di ritmi lenti, cura per il dettaglio e allo stesso tempo materiali innovativi e un approccio alle linee molto contemporaneo. Un progetto culturale che indossa abiti di moda. Perché questo tempo che scivola svuotando cassetti, comò, armadi, non ci trovi in silenzio ignari di ciò che è accaduto.
Nun addumannati – Maria Gabriella Canfarelli (tratto da Periferie ANNO XIX N. 74-75 APRILE/SETTEMBRE 2015)
u tempu sciddica
svacanta casciola, cantaranu,
ammuari ncuddati ’i santa pacienza.
Appizzamu u sonnu e a farmi
-nun vulemu talari
a mità. Ora i manu mi pisunu
nun sacciu riri quantu
e nun addumannati picchi
nun m’addunai comu fu,
chi successi,
picchì a vuci manca
-e nun pozzu arrispùnniri.
NON CHIEDETE – il tempo scivola / svuota cassetti, comò, / armadi incollati di santa pazienza. / Perdiamo il sonno e la fame / -non vogliamo guardare / a metà. Ora le mani mi pesano / non so dire quanto / e non chiedete perché, / non mi sono accorta com’ è stato, / cosa è accaduto, / perché la voce manca / -e non posso rispondere.
Desidero ringraziare per la cortese intervista Massimiliano Zumbo: www.massimilianozumbo.com – Instagram
Ph. Valerio Eliogabalo Torrisi
Model, Giulia Doria
Hair and Make-up, Elisa Landi e Daniela Rizzo