Si intitola Bambi’s la seconda serie di ceramiche che Serena Toffetti presenta presso lo studio di Architettura ed Interior Rossella Lochis (Treviglio). Dopo aver ospitato, nell’autunno scorso, il progetto Nocturnal_Me, una raccolta di opere finite e non finite che rimanda a lati più oscuri, misteriosi, acquatici, lunari e malinconici dell’essere, come fossero memorie d’acqua legate a fiumi, pozze e sorgive, avvolte tra ombra e nebbia, ora sono questi nuovi lavori i protagonisti dello spazio espositivo. Elementi in ceramica fatti a mano seguendo un flusso di sperimentazione costante, in uno stream of consciousness di pensieri, visioni, rimandi e ricordi.
«La serie Bambi’s è nata poco prima che rimanessi incinta – racconta l’artista. Quasi come un preludio, un bisogno di ritorno all’infanzia e alla ri-scoperta di quel bambino all’interno di noi troppo spesso dimenticato. Se dovessi definire queste creature le chiamerei SCIOLTE. Da vincoli, legami, regole di forma o tecnica. La serie mi ha riportata al disegno a mano libera dopo molti molti anni e slegato da un pensiero reale».
Nella pratica di Toffetti, la ceramica rappresenta il mezzo migliore per esaltare il nesso spazio-colore-forma e la necessità di un rapporto fisico materico con il mondo naturale. Unici, speciali e non riproducibili in serie, secondo un processo che rivela tutta la sua valenza spirituale, i suoi pezzi costruiscono una riflessione di senso compiuto sul tema della possibilità di produrre singolarità in un mondo sempre più standardizzato. Parlano il linguaggio dell’imperfezione e dell’attesa, che ricongiungono ai concetti di tempo, spazio e desiderio. Se il processo creativo cede il passo alle lusinghe di un ritmo lento, fatto di sedimentazione e ricerca, l’esito formale restituisce la magia dell’insondabile. Abbandonato il rigore della tecnica, l’imponderabilità del caso, le sue variabili infinite, si traducono in frammenti solidi di poesia.
«Lo scrittore August Strindberg diceva: “Sono un dilettante ed intendo restarlo” – chiosa l’autrice. Il mio approccio con la ceramica è sicuramente molto simile, in quanto soddisfa il bisogno di ricollegarsi alla materia prima, usare elementi basici e primitivi come il fuoco, l’acqua, la terra perseguendo la necessità di fare qualcosa senza scadenze, tempistiche, particolari aspettative o pianificazioni. Lasciar fluire, lasciar andare, lasciar accadere. Riconnettersi alle proprie mani, al corpo. Il solo fine è di creare, senza una funzionalità “reale”: vasi alati con cerbiatti, esseri inventati, lingue di colori, ricordi onirici, sessuali, boschivi, infantili, figure rotte e non finite continuando a credere nel processo di un flusso continuo di elementi.»
Il lavoro di Toffetti (in arte @itcouldbemine_ceramic) è stato precedentemente esibito al Fuori Salone durante la Design Week di Milano con i progetti «Better Together : Living Room», nel 2023 allo Spazio Fonte e «NIWA», nel 2021 presso Isola District.