#WE LOVE LITTLE THINGS
“Definirmi? Non so definirmi e non ho l’ansia di dovermi per forza definire. Attore, stilista, designer, creativo, tutte queste cose fanno parte di me, ma non saprei sceglierne solo una. E forse le definizioni servono più agli altri.”
Senza doverla per forza imbrigliare nelle maglie strette di una classificazione si potrebbe dire che è la personalità eclettica e versatile di Lorenzo Covello ad animare questo progetto che porta il nome Lit., abbreviazione di little, cuore pulsante di piccoli prodotti fatti con cura, con amore e dedizione, con la passione di chi ha nel proprio DNA l’inclinazione a inventare e realizzare. We love little things è lo slogan che racchiude tutto il senso di un pensiero artigianale costruito intorno a capi di abbigliamento basici come magliette e felpe che intendono stupire attraverso la semplicità, caratterizzati da piccoli dettagli quali strisce di tessuto, decorative eppure funzionali, capaci a fungere da porta occhiali per esempio, che grande interesse hanno suscitato proprio per quella speciale abilità a coniugare innovazione con geometrie di base. E’ un percorso tutt’altro che lineare quello che avvicina Lorenzo alla moda. La Laurea in Design del Prodotto conseguita al Politecnico di Milano fa prima un’incursione alla facolta di geologia, poi strizza l’occhio per un attimo al design di interni, incappa nella giocoleria acrobatica appresa alla Scuola di Circo Flic di Torino, non disdegna la pratica del tip-tap, incrocia il cinema del DUMS, sposa poi l’amore per il teatro comico e dà vita alla collaborazione con il duo Angelo e Marco, meglio noti come i “Pali e Dispari”, approda infine alla drammaturgia dove Lorenzo si cimenta nella professione di attore al seguito della regista teatrale Emma Dante. L’abbigliamento arriva come tassello di un puzzle variegato di stimoli, in forma di scoperta casuale dettata dal ritrovamento in cantina di una vecchia macchina da cucire, una Singer, che Lorenzo porta a riparare in un piccolo negozio sui Navigli milanesi. E’ un esperto signore di ottant’anni che gli insegna i primi elementari rudimenti.
“Mi piaceva l’idea del saper fare cose da solo, il concetto di manualità, del poter realizzare con le mie mani. Per questo ho iniziato a cucire proprio utilizzando quella macchina che avevo trovato in cantina, con l’idea di fare delle magliette applicando dei taschini colorati fatti di stoffe particolari. I taschini erano quadrati perché sapevo cucire solo dritto e ad angolo retto. Acquisendo poi dimestichezza con la mia Singer ho provato delle variazioni sul tema delle forme geometriche. Semplice e immediato è stato quindi il passaggio al rettangolo e l’idea di cucire sul petto una striscia di tessuto rettangolare dandogli una funzionalità non esplicita, non dichiarata. Ho interrotto la cucitura creando così un’asola che può fungere da porta occhiali. Ecco come è nata l’idea della maglietta porta occhiali, funzionale ma non esclusivamente funzionale, perché se la striscia di tessuto non viene utilizzata per gli occhiali rimane comunque un inserto decorativo in una maglietta.”
Quasi elementare l’idea alla base del progetto, un’essenzialità di stile data anche da un’essenzialità di mezzi che ha però saputo interpretare con un nuovo linguaggio un capo di abbigliamento come la T-shirt apparentemente immune da qualsivoglia possibile invenzione. Senza gli artifici della tecnologia, senza la necessità di esagerare o la pretesa di esibire a tutti i costi. Solo con la forza della misura. Dopo gli esordi Lorenzo è stato capace di strutturare oltre a un pensiero creativo anche un pensiero di business. Pur arrogandosi lui solo il privilegio di tagliare e stirare tutti i tessuti si appoggia ora a uno studio sartoriale dell’hinterland milanese per l’evidente impossibilità di evadere in autonomia tutti gli ordini di produzione. Ed è stato capace di trovare giusto spazio in negozi importanti quali Tessabit a Como ma anche a Genova, Roma, all’Isola d’Elba e Ibiza.
“Il Futuro? Mi piacerebbe declinare su tutti i capi possibili questa idea della striscia con l’interruzione della cucitura che consente di infilare gli occhiali. Penso per esempio alla polo o alla camicia. E magari, perché no, collaborare prossimamente con dei grafici per delle grafiche ad hoc. Mantenendo però sempre inalterato questo tratto di essenzialità e semplicità che caratterizza il mio prodotto. Facendone nel tempo la mia cifra identitaria, immediatamente individuabile e riconoscibile.”
Desidero ringraziare per la cortese intervista Lorenzo Covello fondatore di Lit. www.welovelittlethings.it
Foto di Sara Busiol