Si intitola Lore, ispirandosi al termine inglese folklore, la nuova mostra che Circolo, lo spazio no-profit milanese fondato dalla collezionista e mecenate Nicole Saikalis Bay, ospita sino al prossimo 21 marzo. Realizzato in collaborazione con Spazio Veda, il progetto espositivo raccoglie opere di cinque artisti – Nancy Lupo, Murat Önen, Aviva Silverman, Damon Zucconi, Dominique White – che offrono al visitatore, ciascuno diversificando forme, contenuti e modalità operative, un viaggio nello spazio liminale in cui materialità e astrazione convergono.
Le opere costruiscono un percorso sospeso tra narrazione e metafora. A cominciare da quelle di Aviva Silverman (1986, New York), le cui sculture assumono spesso la forma di intricati diorami e tableaux, alcuni dei quali suggeriscono santuari votivi comuni alle regioni storicamente cattoliche. Presenti in questa occasione Purgatory (2019) e Ghosts in Need of Assistance II (2019): un assemblaggio di statuette religiose in plastica e uccelli tassidermizzati la prima e la figura di un fantasma realizzata in resina e ricoperta con vernice al quarzo la seconda.
Diversa la pratica dell’artista statunitense Nancy Lupo (1983, Flagstaff), che intenzionalmente manipola e combina materiali diversi esplorando la natura degli oggetti di uso quotidiano e facendo emergere sculture che già esistono nel loro ambiente, ma che spesso passano inosservate. Qui, distese sul pavimento, due installazioni realizzate con corone di carta dorata, perle di vetro, carta igienica floreale, orpelli olografici, graffette in ottone, rete in fibra di vetro e bastoncini di bambù funzionano come una sorta di attivatori, che sovvertono l’interazione tra spazio fisico e percezione soggettiva.
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Intervento di natura esclusivamente pittorica quello di Murat Önen (1993, Istanbul), i cui quadri appesi alle pareti mescolano elementi formali classici con un linguaggio figurativo contemporaneo, attraverso il quale l’artista indaga il tema della mascolinità, la scena del clubbing, l’influenza delle subculture, analizzando in chiave umoristica, e allo stesso tempo profonda, i paradigmi della storia dell’arte. Ne risultano tele complesse dal punto di vista compositivo, ricche di presenze e colori.
Esplora invece il concetto di dispercezione visiva Damon Zucconi (1985, Bethpage, NY), che espone un lavoro video Jailbreak (2024) e tre opere a inchiostro su dibond che esigono un comportamento attivo da parte dello spettatore, studiate appositamente per imporre una precisa interazione tra l’occhio di chi guarda (e riguarda) e il carattere proprio dell’immagine.
Chiude la rassegna Dominique White (1993, Londra) con The antropophagus (2023), scultura in mogano bruciato e ferro battuto arrugginito. L’artista indaga la storia della schiavitù e della diaspora africana causata dal commercio triangolare che ha reso ricca l’Europa e schiavi milioni di africani, rifacendosi anche all’afrofuturismo, corrente di pensiero che analizza gli incroci fra la diaspora africana e la tecnologia per denunciare la stretta interconnessione di colonialismo, razzismo e accumulo capitalista della ricchezza.
Il progetto, certamente il più sperimentale tra quelli proposti sin ora, segna un’ulteriore ampliamento dell’offerta culturale di Circolo, che per tutto il 2025 collaborerà con gallerie italiane e internazionali presentando anche mostre curate con artisti emergenti.
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Cover story: Una veduta della mostra Lore presentata da Circolo in collaborazione con Spazio Veda, Circolo Milano, febbraio – marzo 2025