Sino a 10 marzo 2024, al Contemporary Culture Center di Palazzo Tagliaferro, è possibile vedere “Scacchiere dell’immaginario”, la personale di Loredana Galante (Genova, 1970), a cura di Christine Enrile con Viana Conti, che si inserisce nella programmazione prevista per le festività dal polo culturale andorese.
Il progetto espositivo raccoglie un corpus di opere dell’artista provenienti sia da recenti che datate serie di acrilici su tela, acquerelli, teli ricamati, oggetti cuciti e installazioni site specific. Ogni stanza del Contemporary Culture Center diventa riquadro-casella della scacchiera su cui Loredana transita per delineare un percorso di tasselli significativi, volti a comporre il mosaico onirico del suo immaginario.
Il gioco muove dai Tableaux tratti dall’opera “Come Acque Versate” realizzata durante una residenza d’artista presso Dino Zoli Textile a Forlì dove grafiche e disegni emergono dal blu profondo “(…) richiamando l’uomo verso l’infinito, verso lo spirito astratto di Wassily Kandinsky. Momento conclusivo e cuore della mostra è la stanza della Tela del Ragno, installazione site specific realizzata con centrini e lavori all’uncinetto raccolti e donati da svariate persone che hanno consentito all’artista di tessere una sua tela nella veste di Grande Madre, custode consapevole della fragilità di segreti, relazioni, rapporti umani, simbolicamente rappresentati dalla sottile ragnatela di aracnidi tessitori.
“Essere in relazione è il tema portante del mio lavoro – afferma l’artista – un esercizio di inclusione e confronto, un conferire costantemente importanza all’altro da sé. Il mio lavoro attraversa gli strati emozionali, riabilita la gentilezza, esalta il sentimento. Perseguo un tempo lento, consapevole, in ascolto, un tempo dell’assimilazione e della riformulazione costruttiva. Con il mio lavoro cerco di risvegliare un’appartenenza consapevole, sostenere con la parte migliore di ognuno un’appartenenza responsabile in cui trovare conforto”.
Collant, tazzine da caffè, grandi acrilici su tela, ricami, disegni, frutto di una ricerca incessante condotta dall’artista, avvalendosi di differenti medium, completano la rassegna che guida il visitatore nel mondo immaginario della poliedrica regista. Attiva sull’area della performance e dell’installazione, Galante si muove, da sempre, sullo scacchiere della rappresentazione come una Regina.
Come una nuova Alice nel paese delle meraviglie, Galante dà vita al suo immaginario creando una messa in scena di paradossi del senso che si può ricondurre, così come Gilles Deleuze ha rilevato, a quella che troviamo nella grande opera di Lewis Caroll. L’immaginazione – se vogliamo attenerci a un’esatta definizione – è l’insieme delle produzioni di una funzione mentale che appartiene al registro della riproduzione, per il potere che ha di far rivivere percezioni già provate e insieme creare immagini secondo combinazioni inedite.
Come scrive la curatrice, l’inedito, l’inatteso, è quello che fa l’artista ogni giorno assimilando, accogliendo, metabolizzando le sue esperienze. Il frutto della sua capacità creativa diventa una narrazione che reinventa il reale. Le installazioni, e performance e le opere per Loredana sostituiscono quello che per Alice erano le parole, ossia lo strumento per liberarsi dalla dittatura della coerenza del senso. L’assenza di senso sbriciola il tessuto che genera connessione che dà forma e struttura alle relazioni del mondo. Loredana recupera, disfa, taglia, e ricuce la tessitura rendendola simbolo relazionale che dà vita a nuove forme e nuovi nessi. Così come Alice gioca con il linguaggio, con la grammatica e con la sintassi inventando nuove parole, facendone parole-valigia, così la Galante gioca con gli oggetti, li reinventa, crea nuovi collegamenti, dando altri significati a forme esistenti.
Si tratta di un lavoro senza tregua, incessante, quasi compulsivo, di fabbricazione, partendo dall’esistente, di nuove esperienze del mondo e di sé. Un modo per esorcizzare il demone che la perseguita e che la porta, dando prova di grandi capacità introspettive, ad energiche azioni quali la sua personale Rivoluzione Gentile. Galante non cessa di costruire identità mutanti denunciando con azioni performative forti il suo posto nel mondo.
Spesso le sue installazioni generano inquietudine, inserendo l’artista nel solco del ciclo tematico, in divenire, Arte e Perturbante, inaugurato e approfondito, anche nel contesto museale svizzero di Ascona e di Monte Verità -dove Freud ha incontrato Jung- da Viana Conti, con cui modestamente la sottoscritta collabora. Un percorso che intende ricondurre alla modalità in cui l’artista esprime una condizione emozionale non solo ambivalente ma addirittura antitetica. Il Perturbante, inteso come categoria estetica, visuale, concettuale, performativa, analizzato nel suo dar adito a un paradosso cognitivo tra familiarità ed estraneità, conduce lo spettatore a una dimensione sospesa tra Realtà e Artificio, tra Conoscenza e Sogno, assumendo una coloritura di immancabile segno freudiano.