MAATROOM, IL TE’ NEL DESERTO

“Poiché non sappiamo quando moriremo, si è portati a credere che la vita sia un pozzo inesauribile; però tutto accade solo un certo numero di volte, un numero minimo di volte. Quante volte vi ricorderete di un certo pomeriggio della vostra infanzia, un pomeriggio che è così profondamente parte di voi che senza neanche riuscireste a concepire la vostra vita, forse altre quattro o cinque volte, forse nemmeno. Quante altre volte guarderete levarsi la luna… forse venti, eppure tutto sembra senza limite”.

Maatroom, collection n. 8, The Sheltering Sky, Ph. Alberto Nidola

Si ispira al film di Bernardo Bertolucci del 1990 The Sheltering Sky (Il tè nel Deserto), tratto dall’omonimo romanzo di Paul Bowles, la collezione n. 8 di Maatroom progettata dalla giovane designer torinese Giulia Soldà. Il viaggio, pericoloso e sensuale, di tre ricchi inglesi che approdano a Tangeri negli anni Quaranta, per poi proseguire verso il selvaggio Sahara, fa da cornice allo stile estremamente raffinato e sofisticato di un vestire che celebra il lusso colto della donna.

Maatroom, collection n. 8, The Sheltering Sky, Ph. Alberto Nidola

La necessità di travalicare i confini spaziali, di cercare nuovi stimoli e sensazioni con le quali vestire le proprie storie, ha sempre fatto parte della composizione genetica della moda come fonte di arricchimento e originalità. Nemmeno Maatroom si sottrae a questo bisogno e in un gioco di erranza, di mobilità e di trasporto, che trascina nel suo movimento forme e colori, ci restituisce preziosi estetismi che ci ricordano che l’abito è strettamente legato alla sua natura di habitus, al modo di abitare il corpo e di significarlo.

Maatroom, collection n. 8, The Sheltering Sky, Ph. Alberto Nidola

Le sahariane, dalle linee essenziali, sono accompagnate da bluse fluide arricchite da drappi. Gli abiti, dritti e morbidi, riprendono l’effetto cascante sul corpo delle tuniche Tuareg. Le tonalità della sabbia gialla si uniscono all’avorio, al beige, al nero, al rosa impolverato e al grigio blu; i materiali, dai riflessi lucidi, nascondo la seta oppure l’organza trasparente. Elogio alle atmosfere calde del Marocco, alla bianca Tangeri i cui edifici abbaglianti si affacciano sul mare turchese dello stretto di Gibilterra: la porta dell’Africa, una città mitica e ricca di misteri definita la più decadente della Terra. I suoi contorni e i suoi limiti si dissolvono nel mescolamento, nelle sovrapposizioni e nelle dissolvenze degli immaginari visuali e ricompaiono arricchiti e sedotti dall’universo della moda.

Maatroom, collection n. 8, The Sheltering Sky, Ph. Alberto Nidola

«Ogni fase della realizzazione delle mie collezioni è made in Italy: le lane sono realizzate in Piemonte, gli spalmati in Toscana, le sete provengono da Como. In un sistema moda ormai impazzito e dominato da logiche di mercato bizzarre, ho deciso di studiare il modo per ottenere dei capi sartoriali e di ottima qualità, come da tradizione italiana, nel rispetto dell’ambiente, del lavoro delle persone e soprattutto nel rispetto del consumatore. Ho deciso di far parte del progetto Waste Couture che prevede di recuperare e rigenerare tessuti rimasti inutilizzati provenienti dalle più prestigiose aziende tessili italiane. In questo modo si trasforma lo spreco in valore. Credo fermamente che la moda debba impegnarsi in una ricerca che le consenta di produrre vestiti nel rispetto delle regole della sostenibilità ambientale.» Giulia Soldà

Maatroom, collection n. 8, The Sheltering Sky, Ph. Alberto Nidola

Maatroom, collection n. 8, The Sheltering Sky, Ph. Alberto Nidola

Maatroom, collection n. 8, The Sheltering Sky, Ph. Alberto Nidola

Maatroom, collection n. 8, The Sheltering Sky, Ph. Alberto Nidola

Photography: Alberto Nidola 

Maatroom: web site – Facebook – Instagram

Earrings: Aumorfia 

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