C’era un tempo in cui la casa apparteneva alla vita, ai traffici degli uomini e delle bestie, alle cose di cui era piena la giornata. Era un organismo molto più complesso delle case di oggi, in cui il mondo domestico si mescolava con quello del lavoro. Nel portico si aprivano le porte delle stanze a pianterreno, e le scale. La casa era luminosa e ventosa, c’erano travi e soffitti alti e sbilenchi. Si poteva stare a guardare la pioggia appoggiati al muro del cortile, riparati, all’asciutto.
“Era il 1999 quando abbiamo acquistato questa casa quando ancora non era nell’aria l’idea di una nuova vita per nessuno di noi. Al tempo mio papà lavorava nell’azienda di moda Replay, mia mamma era titolare di un laboratorio tessile e io ero iscritta alla Facoltà di Lingue a Feltre. Questa era una vecchia casa colonica destinata per metà ad abitazione e per l’altra metà a stalla e fienile ed era possibile cambiarne la destinazione d’uso solo a fini agrituristici per via dei vincoli ambientali e paesaggistici che gravano su questa zona. E’ così che siamo partiti con il progetto dell’agriturismo, un po’ per costrizione, improvvisandoci tutti, un po’ per caso, ma non a caso. Un sogno che avevamo nell’animo da tanto. Durante la ristrutturazione io mi sono laureata e poi ho conseguito un master a Venezia in Economia e Gestione del Turismo. Mio padre da appassionato di vino è diventato vignaiolo e mia madre ha cominciato a ricevere gli ospiti. E nel 2003 abbiamo iniziato a tutti gli effetti questa nuova attività.”
Maso di Villa è una antica casa colonica divenuta un incantevole piccolo agriturismo: 6 camere con una meravigliosa vista sulle colline del Prosecco, la colazione fatta in casa, un grande giardino, l’orto biologico, la piscina, i vigneti e il vino che da essi proviene. Un sapiente lavoro di ristrutturazione durato 4 anni volto a conservare il più possibile e a sostituire ciò che non era più utilizzabile con cose di recupero, cose vecchie fatte di pietra e di legno, cose portate dai rigattieri e arrivate dopo infiniti giri per mercatini. Un po’ alla volta tutto ha preso la forma che doveva prendere, così l’orto, così la piscina, così da ultimo la cantina.
“L’idea era di mantenere la struttura e lo spirito delle case di una volta. Dall’orto in cui i fiori si mescolano con i piccoli frutti e i prodotti della terra a un tipo di accoglienza molto famigliare, informale, forse perché non avendo studiato il mestiere, ma avendolo imparato sul campo, ci è sempre venuto di occuparci dei nostri ospiti avendone cura come fossero degli amici. E’ una questione di indole, io credo. Ci piace che le persone vengano qui e siano il più libere possibile da orari e costrizioni, vogliamo che si godano lo scorrere del tempo, la piscina, i ristoranti della zona che consigliamo perché sono quelli che piacciono a noi. Ecco, coccolare le persone, direi che è questo che ci piace fare anche se indubbiamente richiede un grande impegno come essere sempre presenti, dalla mattina fino alla sera, fin quando gli ospiti vanno a letto.”
Un lavoro che è quasi una vocazione per l’attenzione e l’impegno che richiede, ma che permette di stare a contatto con persone colte e curiose, stranieri in special modo, interessati a quello che succede da queste parti, alle piccole città d’arte come Asolo o Treviso, a mangiare bene e bere del buon vino.
“In una terra in cui si produce prevalentemente il Prosecco noi abbiamo deciso di produrre vino rosso. Per diversi motivi in realtà. Innanzitutto perché mio padre ama i vini i rossi e a fare il Prosecco proprio non ce lo vedeva nessuno. Poi perché questo nostro terreno, per come è strutturato, per l’esposizione a sud e per la pendenza è perfetto per questo tipo di vino. Il territorio di Susegana dava in realtà degli ottimi vini rossi e chi ancora li produce ha davvero degli ottimi risultati. Peccato che il Prosecco abbia soppiantato un po’ tutto…ma noi siamo orgogliosi del nostro vino!”
Un vino dal carattere deciso, 13,5 gradi, 2 anni di barrique, un vino che affina in bottiglia per periodi lunghi tanto che adesso si beve quello degli anni 2006 e 2007, figlio di una produzione piccola ma curata alla perfezione. Un vino che è anche espressione di tutto il resto, di quello che accade in questo luogo, di un desiderio di convivialità e condivisione tant’è che l’etichetta raffigura 6 amici ognuno col naso rosso e il bicchiere di vino in mano.
“E’ un lavoro che ha soprattutto a che fare con l’altro, con il lato umano dell’altro. Ti ritrovi a parlare quotidianamente con gente diversa dando molto di te e ricevendo molto dagli altri allo stesso tempo. Anche se aver cura delle persone mi viene naturale, non è uno sforzo e se lo fosse probabilmente dovrei fare un altro lavoro. La stanchezza certo c’è, è innegabile, perché io sono completamente questa cosa qui e ci sono dalla mattina alla sera tutti i giorni, se mi va bene mi ritaglio 2 ore per andare a cena fuori ogni tanto. Ma allo stesso tempo il lavoro cala nella stagione invernale. Pur essendo aperti tutto l’anno, nella stagione fredda i visitatori diminuiscono e quindi se è vero che in estate non ho tregua è vero anche che in inverno mi concedo qualche viaggio e ho più tempo libero.”
Si sta bene qui a trovare un po’ di fresco tra rumori noti e cose di campagna. Qui tutto è più vivido, più intensificato e perfino il rumore dei pensieri mi pare più vero. Però non so se si può rifare con le parole il tempo che si ferma e il senso di essere usciti dal mondo e di stare a origliare.
“Se dovessi pensare a una evoluzione mi piacerebbe che questo luogo fosse un po’ più aperto anche a coloro che non sono nostri ospiti. La cantina negli intenti dovrebbe servire anche a questo, a organizzare piccoli eventi e degustazioni per le persone esterne, piccoli gruppi, per permettere anche ad altri di godere di questa atmosfera. Non sarebbe bello, per esempio, immaginare il thè delle 5 del pomeriggio sotto il pergolato o una fila di cavalletti e pittori che con gli acquerelli dipingono la campagna?”
Serenità, immanenza, un mondo pacifico che finisce in questo cortile di casa dove si gioca, ben ordinato, protetto dalla tettoia e dal bel telone del cielo. Fluire della vita, acciottolato lucido del cortile, sorvegliato dalle finestrelle della cantina. Aria del pomeriggio, silenzio, domenica. (Libera nos a Malo, Luigi Meneghello)
Desidero ringraziare Chiara Lucchetta co-titolare di Maso di Villa – Relais di Campagna per la cortese intervista. www.masodivilla.it/it/ – Facebook
Foto di Fabio Bottini
Indosso una gonna della collezione prêt à couture FW/16 Massimiliano Zumbo