Ho il piacere di accompagnare il Team guidato da Luca Grechi, Private Wealth Advisor di Fideuram e i suoi ospiti, in visita alla 14ma edizione di MIA Photo Fair BNP Paribas, la fiera italiana dedicata alla fotografia, in corso negli spazi di Superstudio Più sino a domenica 23 marzo. L’iniziativa, che si inserisce tra quelle organizzate dal Team per promuovere la propria attività sul territorio con l’obiettivo di stringere relazioni sinergiche con altre realtà, è occasione per ragionare su un medium che sempre di più assume la forma di linguaggio artistico di portata globale.
Combinando la presenza di gallerie di rilievo e artisti affermati ed emergenti, la manifestazione – che quest’anno ha come filo conduttore la parola Dialoghi – raccoglie 77 gallerie, di cui 56 italiane e 21 internazionali e si focalizza sulla creazione di relazioni inedite tra la fotografia e altre forme espressive. Per il Team ho selezionato e approfondito, con una visita guidata ai rispettivi stand, la proposta di un ristretto numero di gallerie.
Building Gallery (Stand B019) dedica lo spazio espositivo al maestro Aurelio Amendola (Pistoia, 1938), con una selezione di ritratti di grande formato realizzati nell’arco di un decennio, dal 1970 ai primi anni del 1980. Un’indagine intima e sagace sui volti che hanno fatto la storia dell’arte del nostro tempo, indagati attraverso il suo obiettivo fotografico. L’allestimento consiste in 16 fotografie di grandi artisti del secondo Novecento, italiani e stranieri, colti in uno stato di vera immersione nella loro arte, diventando i soggetti della loro stessa opera. La serie assume il valore di testimoniare lo spazio quotidiano all’interno del quale questi artisti operavano e sviluppavano la propria poetica. Tra questi, artisti del calibro di Alberto Burri (1915-1995), Marino Marini (1901-1980), Aldo Mondino (1938-2005), Hans Hartung (1904-1989) e Andy Warhol (1928-1987) in un momento di sospensione e di riflessione sulla pratica artistica. Così facendo, Amendola mette a nudo l’anima dei suoi soggetti e cerca la liaison che unisce e confonde l’artista con la sua creazione giocando con ironia, simbologie e analogie visive, per restituirci la loro essenza più iconica.

Noé Sendas (Belgio, 1972) e Casper Faassen (Olanda, 1974) sono i protagonisti della proposta espositiva di mc2 gallery (stand D017). lI duplice interesse di Sendas per l’immagine stampata e in movimento lo porta a scegliere la fotografia e il video come media critici per costruire e documentare un viaggio che incorpora anche disegno, collage, scultura e installazione. Manipolando l’immagine, l’autore mette in discussione le nozioni di identità e paternità, attribuendo altri significati a opere preesistenti. Caratteristica delle opere di Faassen è il suo approccio continuo innovativo ai materiali, alle tecniche e alle discipline. Oltre alla pittura e all’arte grafica, Faassen dedica gran parte del suo tempo al mezzo fotografico. È nel suo lavoro fotografico che riconosciamo i pittori di Leiden che lo hanno ispirato. Le sue opere distintive raffigurano temi classici del XVII secolo come paesaggi urbani, dipinti di vanitas e composizioni floreali.

La galleria Raffaella De Chirico (stand B012) partecipa con il progetto del fotografo israeliano Arsen Revazov (Mosca, 1966), in dialogo con Sergio Ragalzi, (Torino, 1952-2024), Claudia Vitari (Torino, 1978) eFederica Zianni (Roma, 1993). Arsen Revazov lavora con la pellicola a raggi infrarossi dal 2010, attraverso la quale sviluppa una ricerca su scenari apparentemente ordinari ma che al contrario racchiudono storie universali e di eccezionale valore storico. Il progetto “Unseen Battlefields. First part”, composto da 11 immagini, mostra una serie di paesaggi, a prima vista remoti e senza particolari pregi degni di rilievo, in cui una volta ebbero luogo leggendarie battaglie storiche: “Qui, dove ora vediamo solo boschi o campi, la luce invisibile risplende sulle battaglie spettrali del passato”. La fotografia a raggi infrarossi è uno sguardo sul mondo invisibile: gli effetti appaiono surreali, il mezzo ideale che ha permesso all’artista la trasformazione di vedute sperdute in affascinanti effetti distintivi e di notevole impatto drammatico.

Viasaterna (stand B025) invece propone una collettiva che raccoglie i lavori di sette artisti: Alessandro Calabrese (Trento, 1983), Teresa Giannico (Bari, 1986), Guido Guidi (Cesena, 1941), Camilla Gurgone(Lucca, 1997), Ramak Fazel (Abadan, 1965), Martina Ferrari (Biella, 2002) e Carolina Sandretto (Milano, 1981). Le opere esposte si focalizzano sulla rappresentazione artistica delle mani, intese non solo come mezzo d’azione, ma soprattutto come strumento di libertà. Dalle mani giocose ritratte nelle fotografie in bianco e nero di Guido Guidi, al gesto dell’architetto Achille Castiglioni che, fumando, nasconde la bocca nell’immagine scattata da Ramak Fazel; dalle immagini vivide nelle scene di genere di Alessandro Calabrese impresse “per errore” su carta fotosensibile al contrario, ai corpi frammentati nella pittura digitale di Teresa Giannico, alle sperimentazioni di Camilla Gurgone, che, attraverso l’utilizzo dell’intelligenza artificiale, affronta il tema dei sogni e della memoria. Dai guanti sovrapposti nell’opera fotografica di Carolina Sandretto, simboli di un tocco amorevole della mano, alle sovrapposizioni di Martina Ferrari, che riflettono sul fragile rapporto tra umano e natura. Con la loro molteplicità di approcci e tecniche, le immagini offrono uno spunto sul potere simbolico delle mani e sulla connessione tra il gesto umano e il mondo che ci circonda.

Glenda Cinquegrana Art Consulting (stand B003) presenta in questa edizione tre artisti contemporanei provenienti da diversi Paesi: il fotografo cinese Lin Zhipeng, alias 223 (Guangdong, 1979), il duo francese Mazaccio & Drowilal, alias Elise Mazac e Robert Drowilal (1988, 1986), e l’artista italiana Sara Rossi (Milano, 1970). Tutti loro utilizzano la fotografia per giustapporre elementi disparati, innescando una continua riconfigurazione del significato visivo, in cui le interpretazioni oscillano tra il poetico e l’assurdo, il familiare e il surreale, rendendo in definitiva le loro immagini sorprendenti, ironiche e umoristicamente sovversive.

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Cover story: Aurelio Amendola, Mario Schifano, Modena 1982, stampa Inkjet Fine Art su carta fotografica opaca 150×150 cm ©Aurelio-Amendola