MUSTAFA SABBAGH, SENZA TITOLO – PRODOTTO F

Da una parte il grande esercito dei poveri. Le persone estromesse dal gioco, privati di qualsiasi funzione che possa essere considerata utile al pacifico e redditizzio funzionamento dell’economia. Gli “unpeople” per dirla con Orwell, categoria collocata perennemente al di fuori del sistema sociale.

Dall’altra il grande esercito dei giovani. Legami frazionati in incontri sequenziali. Identità che abitano maschere indossate una dopo l’altra. Biografie che si snodano in episodi che durano solo nella memoria parimenti effimera.

Forme assemblate sull’istante, diverse eppure uguali nella ricerca di un Altrove, quelle con le quali Mustafa Sabbagh (Amman, Giordania, 1961) inaugura il prossimo 30 marzo a Milano, alla Casa della Memoria, la personale SENZA TITOLO – PRODOTTO F, a cura di Maria Fratelli.

Posti in dialogo di mutua reciprocità, il progetto Made in Italy (2015), acquisito nella collezione permanente di arte contemporanea del Museo MAXXI di Roma, che esibisce sullo sfondo della linea orizzontale del mare ventisette ritratti di ragazzi italiani figli di italiani, insieme a italiani figli di immigrati e a immigrati figli dell’Italia, accompagnati da vere e proprie etichette simbolo dell’unico prodotto spendibile: un futuro di integrazione. E l’opera audiovisiva Rave party (2019) che, su uno schermo diviso a metà, da un lato mostra i passi incerti di chi mette piede su una spiaggia sconosciuta, tra volti estranei e voci che rimbombano in una lingua incomprensibile, e dall’altro presenta lo squarcio di un mondo fittamente popolato da giovani disorientati dal fracasso di rumori contraddittori, da ritmi incalzanti, movimenti sussultori e sostanze psicogene.

Da una prospettiva squisitamente estetica, Sabbagh mette in scena un mix sincretico in cui convergono elementi apparentemente inconciliabili, perché opposti o incompatibili. Contro ogni immobilità mentale, fermezza teorica o visione unilaterale, egli permea il suo lavoro in un’aurea di disordine e confusione, in un’architettura del visuale eterogenea, composta di animate dissonanze.

Da una prospettiva più puramente concettuale, quella dell’artista si rivela un’investigazione sul tema della Memoria in un mondo in cui l’arte di dimenticare, scrive Bauman, è una risorsa egualmente, se non più, importante dell’arte di ricordare, in cui dimenticare, più che imparare, è la condizione dell’idoneità costante, in cui cose sempre nuove entrano ed escono dal campo visivo della telecamera fissa dell’attenzione, e in cui la memoria stessa è come una videocassetta sempre pronta ad essere cancellata per accogliere nuove immagini.

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Mustafa Sabbagh, Made in Italy© - Handle with care, 2015 - 27 stampe lambda su box in legno bianco + 3 stele espositive, cm 45x32x8 cad. - ed. di 5 + 1 PA - sx: #0014Victor - IGP, 2015 - dx: #0010Sami - DOCG, 2015 - courtesy: l’artista, MAXXI museo delle arti del XXI secolo [roma] 

E parimenti, un’investigazione sulla questione del Futuro. Mi aveva detto Sabbagh in una delle nostre conversazioni:

Stavo ragionando sul tema delle eccellenze italiane e accanto alle tre F, Fashion – Food – Forniture esportate in tutto il mondo, ho pensato anche a una quarta rappresentativa del Fanciullo, quindi del Futuro. Non un lavoro sociale, perché non amo i lavori dichiaratamente sociali, mi interessava piuttosto che rimanesse il gesto artistico, gli adolescenti come portatori di un valore nuovo: la ricchezza della diversità.

Ma come ottenere questo risultato? Accertandoci che le identità separate non pretendano l’esclusività, non rifiutino di coabitare con altre identità, scrive sempre Bauman; ciò a sua volta impone l’abbandono della tendenza a sopprimere le altre identità in nome dell’affermazione della propria e l’accettazione, al contrario, del fatto che è proprio la difesa delle altre identità a preservare la diversità in cui può prosperare la nostra unicità.

La mostra assume i toni di un’opera corale, costituita di frammenti autosufficienti, che si inscrive all’interno di un percorso creativo mai assoggettato al dogmatismo della pratica, alle sue omologazioni e tanto meno alle sue astrazioni. In qualche appunto, ho già scritto che il lavoro di Sabbagh non è un territorio che imita il reale, ma dove si fa la vita. In essa, l’artista rivendica il compito di mettere in crisi le trame e le forme, le costruzioni e le sequenze, con un pensiero vivo e un linguaggio colto. Restituendoci sfumature sempre intense di uno stesso sguardo che indugia sull’Uomo, inteso nella sua interezza, nella sua complessità.

Portrait of Mustafa Sabbagh_ph.credits Elisabetta Claudio

Portrait of Mustafa Sabbagh, ph. credits Elisabetta Claudio
Cover story: © Mustafa Sabbagh, Rave party, 2019, still from the video, courtesy the artist

 * Note bibliografiche: Zygmunt Bauman, La società individualizzata, © 2002 Società editrice il Mulino, Bologna 

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MUSTAFA SABBAGH, SENZA TITOLO – PRODOTTO F

31 marzo – 17 aprile 2022

Casa della Memoria | Via Federico Confalonieri 14, Milano

INAUGURAZIONE: mercoledì 30 marzo 2022, ore 18:30

 

 

 

 

 

 

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